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Auto Elettriche

Mobilità elettrica al bivio: in Europa rallenta (e la Cina incalza). Cosa fare per accelerare. Il report Transport & Environment

“Se l’UE non è in grado di regolare in modo efficiente il proprio mercato, rischia di perdere la propria sovranità economica nel settore automobilistico”

La mobilità elettrica europea singhiozza. Secondo l’ultimo studio del gruppo climatico Transport & Environment, Bruxelles deve fornire maggiori incentivi normativi alle case automobilistiche per aumentare la produzione di veicoli completamente elettrici (EV) perché rischia altrimenti non solo di perdere slancio verso un trasporto a basse emissioni ma soprattutto, a livello industriale, di perdere quote di mercato a favore dei rivali cinesi. “Se l’UE non è in grado di regolare in modo efficiente il proprio mercato – si legge nel report -, rischia di perdere la propria sovranità economica nel settore automobilistico”.

LA CINA È SEMPRE PIU’ VICINA

Sono sempre più numerosi i marchi che arrivano dal lontano Oriente, come BYD, NIO, Chery e Great Wall Motor e che hanno intenzione di debuttare nei prossimi mesi nel Vecchio continente, forti del fatto che la Cina ha già il primato indiscusso sul fronte dei costruttori di batterie. Il più grande produttore al mondo è difatti l’azienda Contemporary Amperex Technology Co. Limited (meglio nota come CATL) che detiene una quota di mercato del 34,8 per cento. Fino a poco tempo fa al secondo posto della classifica c’era, fissa, la sudcoreana LG Energy Solution, con una quota di mercato che non era nemmeno la metà di quella di CATL, per chiudere con BYD. Fino poco tempo fa, appunto. In agosto, secondo un rapporto di SNE Research, società di ricerca con sede a Seoul, BYD ha operato uno storico sorpasso sulla sudcoreana e adesso i primi due gradini del podio sono occupati da cinesi.

COSA FANNO GLI USA

L’America dal canto suo si è già mossa predisponendo alcune norme protezionistiche contenute nell’Inflation Reduction Act, il corposo pacchetto di aiuti a sostegno dell’economia americana che contiene, tra le pieghe, diverse proposte inizialmente previste nel Build Back Better, il maxi piano green voluto e difeso dal presidente Joe Biden ma arenato al Congresso. La nuova regolamentazione non solo limita chi può ricevere i sussidi statunitensi per la produzione di veicoli elettrici ma impone anche dove le aziende possano rifornirsi di materiali per le batterie, costringendo i marchi esteri a investire miliardi per avviare una filiera completamente americana.

LA MOBILITÀ ELETTRICA UE AL PALO

Nel rapporto T&E “From boom to brake: is the e-mobility transition stalling?”, il gruppo afferma che la crescita delle vendite di veicoli elettrici è rallentata, toccando solo l’11% delle auto completamente elettriche nella prima metà del 2022, contro il 13% che avrebbe dovuto raggiungere in base alle proiezioni sui trend passati. Secondo le stime di T&E, i veicoli elettrici di produzione cinese hanno rappresentato il 5% delle vendite di auto completamente elettriche nell’UE nella prima metà di quest’anno e potrebbero avere una quota di mercato del 18% entro il 2025.

L’UE sta attualmente negoziando un pacchetto di proposte sul clima, che comprende un divieto effettivo di vendita di nuovi veicoli a combustibili fossili a partire dal 2035. Secondo T&E, per stimolare ulteriormente la produzione europea di veicoli elettrici, l’UE dovrebbe attenersi al divieto, opporsi a qualsiasi esenzione per i carburanti sintetici nelle auto, eliminare un sistema di benchmarking delle emissioni a partire dal 2025 e utilizzare i fondi dell’UE e le politiche nazionali per accelerare l’aumento della produzione di veicoli elettrici. “L’incapacità delle case automobilistiche dell’UE di aumentare l’offerta potrebbe portare le case automobilistiche straniere a offrire modelli a prezzi accessibili e a conquistare un’ampia fetta del mercato di massa in Europa”, si legge nel rapporto.

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