Nazione dopo nazione, nell’anno uscente, sono stati adottati nuovi provvedimenti per contrastare il cambiamento climatico e contenere i gas serra. Ma, a che punto è il percorso verso il Net Zero?
Il cambiamento climatico nell’ultimo anno ha causato catastrofi inaudite. Solo in Pakistan – riporta Bloomberg.com – le inondazioni estive hanno provocato migliaia di morti, milioni di sfollati e perdite per oltre 40 miliardi di dollari. Le inondazioni autunnali in Nigeria hanno ucciso centinaia di persone e ne hanno sfollate oltre 1 milione. La siccità in Europa, Cina e Stati Uniti ha prosciugato fiumi un tempo inarrestabili e rallentato i flussi commerciali su arterie importanti come il Mississippi e il Reno.
COSA È SUCCESSO NEL 2022
Nel 2022 – a causa della crisi energetica e la guerra in Ucraina – è ripreso il consumo di carbone, il combustibile fossile più sporco al mondo, e Paesi che come il Regno Unito e la Cina – scrive Bloomberg.com – sono sembrati tirarsi indietro rispetto agli impegni assunti in materia di clima.
Nonostante ciò, nel 2022 la transizione a basse emissioni di carbonio ha ricevuto un sostegno politico mai visto prima. Ciò che è emerso, infatti, è un chiaro percorso di palingenesi climatica da parte delle nuove politiche.
IL DISEGNO DI LEGGE STATUNITENSE: INFLACTION REDUCTION ACT
L’amministrazione Biden e una ristretta maggioranza democratica al Congresso – nel mese di agosto – sono riusciti ad approvare il maxi piano denominato Inflation Reduction Act. Le disposizioni del disegno di legge statunitense, sostenuto da circa 374 miliardi di dollari di spese per il clima, assicurano che per i decenni a venire miliardi di dollari saranno destinati alla transizione energetica, rendendo più facile la diffusione delle energie rinnovabili, lo sviluppo di tecnologie verdi e sovvenzionando l’adozione da parte dei consumatori di qualsiasi mezzo possa contribuire a contrastare il cambiamento climatico, dalle auto elettriche alle pompe di calore. Gli esperti di modellistica energetica prevedono che la legge eliminerà 4 miliardi di tonnellate di emissioni di gas serra.
LE AZIONI DELL’UNIONE EUROPEA
L’Unione Europea – scrive Bloomberg.com – ha iniziato a rispettare l’impegno di ridurre le emissioni del 55% nel 2030 (rispetto ai livelli del 1990). I 27 membri del blocco hanno raggiunto un accordo storico per istituire il Carbon Border Adjustment Mechanism, un’imposta sulle emissioni di alcune importazioni che ha lo scopo di proteggere le industrie europee. Una volta entrato in vigore, saranno imposti costi aggiuntivi sulle merci importate da Paesi che non rispettano gli obiettivi climatici dell’Unione e le restrizioni sull’inquinamento.
Un’altra pietra miliare, a partire dal 2022, è la più grande revisione del mercato del carbonio dell’UE, che sarà estesa al trasporto su strada, al trasporto marittimo e al riscaldamento. Questa espansione della politica accelererà anche il ritmo con cui le aziende – dai produttori di energia alle acciaierie – dovranno ridurre l’inquinamento.
BIODIVERSITÀ: LA COP15
Un altro passo verso la riduzione delle emissioni è stato fatto appena due settimane prima della fine del 2022, i negoziatori della COP15, la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità tenutasi a Montreal, hanno ottenuto una vittoria a sorpresa, con l’impegno da parte di 195 nazioni di proteggere e ripristinare almeno il 30% della terra e delle acque del pianeta entro il 2030.
Le nazioni si sono inoltre impegnate a versare circa 30 miliardi di dollari all’anno entro il 2030 alle nazioni più povere, in parte attraverso un nuovo fondo per la biodiversità.
TRANSIZIONE ENERGETICA: L’IMPEGNO DELLE NAZIONI
La svolta sulla biodiversità è arrivata anche dalla COP27 a Sharm El-Sheikh, in Egitto, in cui i delegati delle nazioni hanno raggiunto un accordo per creare un fondo in grado di aiutare i Paesi in via di sviluppo colpiti dal cambiamento climatico.
Anche un’altra forma di finanziamento per il clima, nota come “Just Energy Transition Partnership” , è entrata in uso nel 2022. Il meccanismo ha lo scopo di aiutare le economie emergenti fortemente dipendenti dal carbone ad abbandonare il combustibile fossile più inquinante in modo da non lasciare indietro i lavoratori e le comunità. Il JETP da 8,5 miliardi di dollari del Sudafrica, annunciato nel 2021, è diventato un modello per questi accordi. Ulteriori accordi conclusi nel 2022 sono destinati a mobilitare 20 miliardi di dollari per l’Indonesia e 15,5 miliardi di dollari per il Vietnam.
CAMBIANO I LEADER
Gli elettori – continua Bloomberg.com – hanno apportato grandi cambiamenti nella leadership in diversi Paesi chiave. In Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva ha vinto la presidenza promettendo in parte di azzerare la deforestazione dell’Amazzonia. Anche in Australia i partiti pro-clima hanno ottenuto grandi successi alle elezioni.
A novembre, invece, il presidente Joe Biden ha incontrato il leader cinese Xi Jinping e ha ripristinato le relazioni che erano state sospese da uno stallo diplomatico su Taiwan. La cooperazione tra le due principali economie (ed emettitrici di gas serra) è stata essenziale per consolidare le precedenti conquiste sul clima, come l’Accordo di Parigi del 2015. Il Ministero degli Affari Esteri cinese ha dichiarato che è nell’interesse di entrambe le nazioni affrontare il cambiamento climatico in modo cooperativo.
IL RUOLO DEL METANO
Il mondo – scrive Bloomberg.com – ha tardato a comprendere i pericoli del metano, un gas particolarmente potente e in grado di catturare il calore. Ma a partire dalla COP26 di Glasgow dello scorso anno, le nazioni hanno sottoscritto un impegno globale per ridurre le emissioni, che possono provenire da pozzi di petrolio e gas, miniere di carbone, discariche e allevamenti. In vista della COP27 in Egitto, per esempio, nuove nazioni come l’Australia hanno aderito all’impegno, portando il numero totale di Paesi firmatari a oltre 150. Negli Stati Uniti, invece, l’amministrazione Biden ha promosso norme più severe che impongono alle aziende energetiche di fare di più per limitare le perdite di metano.