Parlando al Corriere della Sera, l’ex ministro ha difeso la Germania per le basse emissioni da nucleare e ha attaccato il Green Deal europeo. Su X ne è nata una polemica tra Francesco Ferrante del Kyoto Club e il responsabile Energia di Azione, Giuseppe Zollino
Calende greche, Calenda tedesco. Il leader Carlo, numero uno di Azione ed ex ministro dello sviluppo economico, torna in primo piano sulla scena politico non soltanto per la querelle attorno alla mancata alleanza con Italia Viva di Renzi e Più Europa di Emma Bonino in vista delle elezioni europee. Parlando al Corriere della Sera, infatti, hanno fatto discutere alcune dichiarazioni anche sui temi energetici: nucleare ma non solo.
Tutti i dettagli.
CHE COSA HA DETTO CALENDA SUL NUCLEARE (NIENTE DI NUOVO)
Intervistato da Alessandra Arachi, l’ex candidato a sindaco di Roma ha ribadito una posizione da sempre sostenuta. E cioè che “senza l’energia nucleare non abbiamo nessuna possibilità di raggiungere l’obiettivo di emissioni zero. E oggi in Europa è considerata un’energia verde a tutti gli effetti”.
Per la transizione energetica allora, Calenda ha spiegato che “le energie rinnovabili non sono costanti come il nucleare, sono intermittenti. Non ci assicurano l’obiettivo”. Affermazione corretta.
L’UE deve iniziare ad agire come grande potenza: dalla difesa all’energia alla politica industriale. Oggi presenteremo dieci punti prioritari della lista #SiamoEuropei. Senza “ma anche” e con impegni per chi partecipa a partire dalla collocazione nel gruppo @RenewEurope pic.twitter.com/3bA1lQGaD3
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) April 17, 2024
Ma è sul problema principale, cioè quello delle scorie, che il leader lib-dem ha fatto discutere. “Oggi le scorie di una centrale nucleare sono grandi quanto un bidone. Il nucleare è un problema soltanto in Italia. La Germania grazie al nucleare emette tre volte di meno”. Non meno pungenti, infine, le parole sul percorso verde intrapreso nella legislatura uscente dell’Unione Europea. “Lei si è dichiarato anche contro il Green Deal. Come mai?”, lo ha incalzato Arachi. “Come è costruito non solo non è fattibile in termini di obiettivi ma anche per alcuni provvedimenti. Le case green. Costano 600 miliardi, non sono finanziabili. Nessuno ha spiegato in che modo possono essere finanziate. I nostri eletti si impegneranno per fare una profonda revisione”, ha spiegato Calenda.
LA POLEMICA TRA FERRANTE (KYOTO CLUB) E ZOLLINO (AZIONE)
Insomma, dichiarazioni pungenti come sempre ma lineari con quanto espresso da sempre su queste (e altre) tematiche. Su X, intanto, ne è nata una polemicuccia tra Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club, e il responsabile Energia di Azione Giuseppe Zollino.
La #Germania #nucleare e le banalità orecchiate sul #GreenDeal di #Calenda
Succede quando ci si avventura in campi ignoti. A lui succede abbastanza spesso pic.twitter.com/LZZcrV8k3Q
— Francesco Ferrante (@FranFerrante) April 17, 2024
Caro Francesco, nell'intervista c'è scritto che il nucleare è green a tutti gli effetti (come prova la tassonomia verde europea) e che il green deal ha un grosso problema di implementazione (a mero titolo di esempio, è citata Case Green, dove il solo taglio del 16% di consumi… https://t.co/Mv6gOLa9SF
— Giuseppe Zollino (@GiZollino) April 17, 2024
NASCE LA LISTA SIAMO EUROPEI PER IL VOTO DI GIUGNO
Intanto, Carlo Calenda ha annunciato anche via social quanto avvenuto stamani alla sede della stampa estera: “sono molto onorato di aver presentato questa mattina, insieme a loro, la nostra lista #SiamoEuropei”.
"Ho il dovere innanzi alla coscienza del mio paese e per difendere la vitalità del mio popolo di parlare come italiano, ma sento la responsabilità e il diritto di parlare anche come democratico antifascista, come rappresentante della nuova Repubblica che, armonizzando in sé le… pic.twitter.com/GkMiUaI0Ru
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) April 17, 2024
Nel documento programmatico, al punto 5/10 si legge in merito che:
L’impegno per la transizione ambientale è non solo necessario per salvare il pianeta, ma rappresenta anche un’opportunità per cittadini e imprese. Pensiamo che vada riformato tutto l’impianto del “Green deal”. Sappiamo che molti obiettivi in esso contenuti non sono materialmente raggiungibili e alcune delle normative approvate (es. Case Green) risultano insostenibili finanziariamente. Riteniamo che ogni misura debba essere rivista alla luce di una serie di analisi di impatto tecnologicamente neutrali, corredate da una chiara indicazione delle fonti di finanziamento. Per ciò che riguarda la produzione elettrica, va garantito pari sostegno normativo e finanziario a tutte le tecnologie a bassa emissione, incluso il nucleare della migliore tecnologia oggi disponibile.
LE VERITA’ SUL NUCLEARE IN GERMANIA, STOPPATO UN ANNO FA
Tornando al nucleare tedesco, proprio a inizio settimana il ministro Robert Habeck ha ribadito, parlando ai quotidiani del gruppo Funke, che tutti gli scenari horror che erano stati prospettati con la chiusura delle centrali atomiche un anno fa esatto non si sono avverati. “Oggi vediamo che l’approvvigionamento elettrico rimane sicuro, che i prezzi dell’elettricità sono diminuiti anche dopo l’abbandono del nucleare e che anche le emissioni di CO2 stanno diminuendo”, ha aggiunto Habeck.
Naturalmente dopo lo scoppio della guerra d’aggressione russa all’Ucraina la situazione era tesa, ha poi proseguito Habeck, ripercorrendo i primi mesi della crisi energetica segnata dal progressivo venir meno dei rifornimenti dalla Russia. “Abbiamo dovuto attuare molte misure in un periodo di tempo molto breve per stabilizzare l’approvvigionamento energetico e ridurre l’enorme dipendenza unilaterale della Germania”, ha detto l’esponente dei Verdi, “ma ci siamo riusciti e abbiamo superato due inverni sani e salvi”. La scelta di confermare la fuoriuscita dal nucleare si inserisce nel segno della transizione energetica, ha quindi detto Habeck. “L’espansione delle energie rinnovabili sta davvero accelerando, semplifichiamo e acceleriamo le procedure di autorizzazione, i prezzi nelle borse dell’energia elettrica sono crollati drasticamente, del 40% rispetto all’abbandono del nucleare un anno fa”, ha concluso il ministro verde.
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Sul tema dell’inquinamento, però, come ha segnalato sul Foglio Carlo Stagnaro (Istituto Bruno Leoni) è vero che “l’anno scorso in Germania sono diminuite del 10 per cento le emissioni di gas serra, la più grande riduzione dal 1990”. Ma nonostante Habeck abbia esultato (“Per la prima volta i numeri mostrano che la Germania è sulla strada giusta. Se manteniamo questa rotta, raggiungeremo i nostri obiettivi climatici per il 2030″), “per gli ambientalisti è il successo di una strategia che, in Germania, ha portato allo spegnimento delle centrali nucleari. In realtà, come spesso accade, la situazione è più complessa”. I dati citati da Stagnaro sono del think tank Agora Energiewende: “nel 2023 il paese ha rilasciato nell’atmosfera 673 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, il valore più basso degli ultimi 70 anni: il 9,7 per cento in meno rispetto al 2022 e il 46 per cento al di sotto dell’anno di riferimento (1990)”. Ma, appunto, “questo apparente successo è il prodotto di diversi fattori non tutti positivi. Lo ammette la stessa Agora Energiewende, secondo cui ‘appena il 15 per cento della CO2 abbattuta riflette una riduzione permanente delle emissioni derivante dall’aumento dell’energia rinnovabile, dall’efficienza e dalla sostituzione con combustibili che producono meno CO2 o altre alternative più sostenibili’ Il calo emissivo del 2023 deriva soprattutto da due fenomeni: il crollo dell’uso del carbone (che da solo spiega 44 milioni di tonnellate di CO2 in meno su 73 milioni complessive) e le minori emissioni da processi industriali”, scriveva Stagnaro. “Le cause della recessione sono diverse. Tuttavia molti, a torto o a ragione, le attribuiscono in parte proprio alle politiche per la transizione, che stanno mettendo in difficoltà alcuni settori industriali (già colpiti dallo choc energetico), a partire dall’automotive, e che potrebbero acuirsi con la fine della distribuzione gratuita di quote di CO2 e l’avvio del Cbam (il dazio sul contenuto carbonico delle importazioni). E’ anche per questo che il governo tedesco ha frenato, per richiesta soprattutto (ma non solo) dei liberali, su provvedimenti quali l’abbandono del motore endotermico nel 2035 e il bando delle caldaie a gas nel 2025. A meno che non si consideri la decrescita una buona strategia ambientale – d’altronde fino a poco tempo fa, vedendo l’impatto del Covid sulle emissioni, c’era chi invocava il lockdown climatico – la chiusura del nucleare tedesco è stato un pessimo affare per l’economia e per il clima, rendendo più complesso e costoso il percorso verso net zero”, concludeva.
A CHE PUNTO E’ IL DIBATTITO IN ITALIA
In Italia, intanto, il dossier nucleare è parecchio caro al governo in carica. Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti nonché vicepremier Matteo Salvini ha annunciato che verrà portato in Consiglio dei ministri entro l’anno.
Anche a livello popolare, forse, si sta facendo spazio. Il 51% degli italiani – secondo il recente sondaggio di Swg “Nucleare italiano per i cittadini, le imprese e il territorio” – voterebbe a favore della costruzione di centrali nucleari di nuova generazione se oggi fosse indetto un referendum consultivo.