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La Nuova Zelanda potrebbe vietare l’importazione di auto a benzina

La Commissione sul cambiamento climatico vuole che entro il 2035 la maggior parte delle auto importate dalla Nuova Zelanda siano elettriche

La Commissione sul cambiamento climatico (CCC) della Nuova Zelanda ha suggerito al governo di vietare le importazioni di automobili a benzina e a diesel entro il 2030-2035 e di favorire il passaggio ai veicoli elettrici.

La CCC è un organo creato nel 2019 per consigliare il governo sulle politiche da intraprendere per il raggiungimento dello “zero netto” – ovvero dell’azzeramento delle emissioni nette di gas serra – entro il 2050, come previsto dalla legge Climate Change Response (Zero Carbon) Amendment Act del novembre di quell’anno.

La CCC ha detto che la Nuova Zelanda non raggiungerà i suoi obiettivi climatici senza un’azione forte e immediata per l’adozione di tecnologie a basse emissioni e senza un cambiamento strutturale in tutti i settori. A cominciare da quello dei trasporti su strada.

LE EMISSIONI DEI TRASPORTI

Nel 2018 le emissioni di gas serra generate dai trasporti hanno rappresentato il 36,3 per cento del totale netto neozelandese, pari a 45,7 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Le emissioni totali lorde – senza contare dunque quelle rimosse tramite gli alberi, ad esempio – sono state invece di quasi 79 milioni di tonnellate di CO2 equivalente.

La CCC ha detto di volere che la maggior parte dei veicoli importati dalla Nuova Zelanda per l’uso quotidiano siano elettrici entro il 2035. “Il governo dovrà fornire sostegno ed incentivi per far sì che questo accada”.

La Nuova Zelanda non possiede un’industria automobilistica domestica. Dispone di una sola raffineria di petrolio, a Marsden Point (da 135mila barili al giorno di capacità), che tuttavia potrebbe venire riconvertita per altri usi. Nel trimestre luglio-settembre 2020 il consumo di prodotti petroliferi da parte del paese è stato di 130mila barili al giorno.

Uno studio del CCC ha stabilito che nel 2018 le emissioni di gas generate dall’industria, dalla produzione di calore e di elettricità hanno rappresentato il 41 per cento del totale. La commissione sostiene che una parte del riscaldamento negli impianti industriali e negli edifici possa essere decarbonizzato entro il 2050 grazie al passaggio dal carbone e dal gas verso l’elettricità e le biomasse.

Attualmente, nell’obiettivo di riduzione delle emissioni al 2050 della Nuova Zelanda non sono conteggiate quelle prodotte dal trasporto aereo internazionale e dal trasporto marittimo. La CCC valuterà nei prossimi anni la loro eventuale inclusione.

Il governo neozelandese – guidato dalla prima ministra Jacinda Ardern – punta nel breve termine (2030) a ridurre le emissioni di gas serra del 30 per cento rispetto ai valori del 2005. La CCC stilerà un rapporto conclusivo da sottoporre al governo prima del prossimo 31 maggio; il governo risponderà con un piano di riduzione delle emissioni entro la fine dell’anno.

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