La riforma punta a snellire la burocrazia uniformando le regole tra Comuni e Regioni. Prevista una sanatoria per gli abusi ante 1967 e procedure semplificate per i cambi di destinazione d’uso. Fondazione Geometri Italiani ha lanciato l’allarme sul fabbisogno critico edi manodopera: sono quantificati tra 226mila e 271mila nuovi tecnici richiesti nel quinquennio 2025-2029 nella filiera “Costruzioni e infrastrutture”
È il giorno della svolta per il settore delle costruzioni. Il Consiglio dei Ministri si appresta a varare oggi il disegno di legge delega per il nuovo Codice dell’edilizia, un provvedimento destinato a riscrivere le regole del mattone in Italia. L’obiettivo dichiarato è “contrastare l’immobilismo burocratico” attraverso una massiccia dose di semplificazioni, digitalizzazione e uniformità normativa. Ma il testo porta con sé anche novità destinate a far discutere: dalla sanatoria per gli abusi storici all’estensione del silenzio-assenso, fino alla contestata norma ribattezzata dall’opposizione “Salva-Milano”.

UNIFORMITÀ E SEMPLIFICAZIONE: STOP ALLA GIUNGLA NORMATIVA
Il cuore della riforma risiede nella volontà di superare la frammentazione che oggi caratterizza il rapporto tra Stato, Regioni e Comuni. Il ddl delega invita il Governo ad adottare, entro dodici mesi, uno o più decreti legislativi per riordinare l’intera materia, sostituendo il vecchio Testo Unico del 2001. Tra i principi cardine figura l’individuazione di “requisiti minimi per l’esercizio delle attività edilizie” validi su tutto il territorio nazionale, anche nei comuni privi di strumenti urbanistici propri. Viene inoltre istituito un “unico punto di accesso” digitale per presentare domande e comunicazioni, eliminando la richiesta di documenti già in possesso della Pubblica Amministrazione, secondo quanto si legge nelle bozze in circolazione.
SILENZIO-ASSENSO E CAMBI DI DESTINAZIONE D’USO
Per sbloccare i cantieri, il nuovo Codice punta decisamente sui tempi certi. Le procedure autorizzative dovranno concludersi entro scadenze perentorie, scadute le quali scatterà il meccanismo del silenzio-assenso o del silenzio-devolutivo, con l’intervento di poteri sostitutivi in caso di inerzia degli uffici. Una rivoluzione interesserà anche i cambi di destinazione d’uso: il testo prevede criteri inderogabili di semplificazione per i passaggi tra categorie funzionali diverse (es. da residenziale a commerciale), valorizzando il principio dell’indifferenza funzionale all’interno del tessuto urbanizzato, a patto che non vi siano variazioni significative del carico urbanistico.
IL NODO DEI CONDONI E LA NORMA “SALVA-MILANO”

Il capitolo più politicamente sensibile riguarda la gestione degli abusi. Il ddl introduce una razionalizzazione delle sanatorie per le irregolarità realizzate prima dell’agosto 1967 (data della legge “ponte” urbanistica), prevedendo procedure semplificate. Inoltre, viene definita una nuova classificazione delle difformità e delle tolleranze costruttive. Ma a tenere banco è soprattutto la norma che disciplina il rilascio del permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici per edifici di interesse pubblico o finalità di rigenerazione urbana. Secondo i critici e parte della stampa, questa disposizione, se applicata retroattivamente o interpretata in modo estensivo, potrebbe agire come una sanatoria di fatto per le numerose inchieste sugli abusi edilizi che stanno investendo il capoluogo lombardo.
DIGITALIZZAZIONE E SICUREZZA
L’intervento legislativo non si limita agli aspetti amministrativi ma tocca anche la sicurezza e la sostenibilità. Il nuovo Codice promuoverà la creazione di un fascicolo digitale delle costruzioni e imporrà requisiti tecnici inderogabili su stabilità, igiene, risparmio energetico e superamento delle barriere architettoniche. Saranno inoltre rivisti i regimi sanzionatori, con meccanismi più efficaci per garantire l’effettiva demolizione delle opere abusive in caso di inottemperanza, prevedendo anche l’acquisizione dei beni al patrimonio comunale.
SERVONO 271MILA TECNICI SPECIALIZZATI MA MANCANO DIPLOMATI E LAUREATI
Tra l’altro, sempre nel settore edilizia, Fondazione Geometri Italiani ha lanciato l’allarme sul fabbisogno critico evidenziato dal rapporto Excelsior 2025-2029 riguardanti la filiera: sono quantificati tra 226mila e 271mila nuovi tecnici richiesti nel quinquennio 2025-2029 nella filiera “Costruzioni e infrastrutture”, con tassi di fabbisogno annuo superiori alla media industriale (2,6%-3,1%). Ma il sistema formativo italiano non riesce a rispondere: il fabbisogno di diplomati dell’istituto tecnico CAT (Costruzioni, Ambiente e Territorio) supera nettamente l’offerta, con una carenza annua stimata tra 6mila e 32mila unità, segnalando un “mismatch” critico tra domanda e offerta. Anche per i nuovi laureati triennali nella classe LP-01 – la laurea professionalizzante e abilitante in “Professioni tecniche per l’edilizia e il territorio” – la crescita attesa della domanda non trova ancora piena corrispondenza nei volumi di uscita dalle università.
MIT, TESTO RIMUOVE AMBIGUITÀ NORMATIVE E PERMETTERÀ PIENO ESERCIZIO DEL DIRITTO DI PROPRIETÀ
Il disegno di legge delega per la riforma del Testo Unico dell’edilizia che approderà oggi in Consiglio dei Ministri mira a migliorare un impianto normativo di 24 anni che, a seguito di innumerevoli modifiche, ha generato sovrapposizioni e disarmonie anche nei rapporti Stato-Regioni. L’iniziativa, nata dall’ampia consultazione con gli operatori di settore, ha come obiettivo la redazione di un nuovo Codice organico sull’intera materia edilizia che permetterà a molte famiglie l’accesso ad una abitazione e il pieno esercizio del diritto di proprietà. Nessun intervento quindi sugli abusi del passato, come invece erroneamente riportato da alcuni organi di informazione. Con l’approvazione del testo si avrà finalmente un quadro normativo chiaro, semplice ed efficace, capace di sbloccare il potenziale del settore e favorire gli investimenti. Si tratta di un impegno concreto e strategico per rimuovere le ambiguità normative che inibiscono il lavoro dei tanti operatori economici del “settore casa”. È quanto si legge in una nota del Mit.


