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petrolio

Orsted e la crisi dell’eolico offshore

Avrebbe dovuto essere uno dei più grandi impianti eolici in mare al mondo, costruito dall’azienda più importante del settore. E invece Orsted, una società danese, ha fatto sapere che cancellerà il progetto Hornsea 4, un parco eolico da 2,4 gigawatt al largo della costa dello Yorkshire. Orsted ha detto che i costi di sviluppo sono cresciuti troppo, rendendo l’investimento antieconomico.

L’annuncio della cancellazione è notevole per tre motivi.

Il primo è che il Regno Unito potrebbe avere difficoltà a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030, che fanno leva proprio sul potenziale eolico delle acque del mare del Nord.

L’altro motivo è che Hornsea 4 non è sostenibile nonostante Orsted abbia vinto un contratto di fornitura di elettricità a prezzo fisso per quindici anni con il governo britannico: il contratto è stato stipulato appena un anno fa, eppure il prezzo dell’energia stabilito non è già più sufficiente a garantire profitti all’azienda.

Il terzo motivo è che la cancellazione di Hornsea 4 è un sintomo evidente della crisi del settore dell’eolico offshore, che da anni deve fare i conti con un aumento dei costi di approvvigionamento, con alcuni intoppi nelle filiere e con alti tassi di finanziamento.

A tutto questo si è aggiunto Donald Trump, con la sua ostilità dichiarata a questa tecnologia che ha finito per ridurre ulteriormente la fiducia degli investitori. Oltre a bloccare, con un ordine esecutivo, le concessioni ai nuovi impianti, la sua amministrazione ha anche ordinato la sospensione del progetto Empire Wind di Equinor, la cui realizzazione era già stata avviata.

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