A Repubblica il presidente di Arera torna a chiede di utilizzare parte dei fondi che i singoli paesi incassano dalla vendita dei diritti della CO2, spalmandolo sulle bollette
“’Prezzo del gas sui mercati internazionali e diritti per le emissioni di CO2: sono loro i responsabili degli aumenti delle bollette. Fino a quando i loro valori resteranno ai massimi sarà difficile che ci possa essere una inversione di tendenza. Anche perché sono strettamente connessi alla transizione energetica in atto. Per questo motivo occorrono interventi strutturali a sostegno dei consumatori e delle imprese, sulla scia di quelli già presi dal governo”. Lo ha detto il presidente di Arera Stefano Besseghini su La Repubblica che ricorda il “paradosso ambientale legato agli strumenti per contrastare il climate change: in particolare, l’andamento dei permessi delle emissioni, il ‘diritto a inquinare’ che le aziende possono vendere e comprare” che “solo tre anni fa valevano 5 euro” e oggi sono arrivate a 50 euro.
SPALMARE I COSTI DELLA CO2
“Costo che aveva ammonito l’Arera – vengono poi ribaltati su tutta la filiera e finiscono per essere pagati dalle aziende e dalle famiglie. In buona Sostanza, imprese e consumatori rischiano di pagare le politiche per il contenimento delle emissioni, prosege il quotidiano. “Segno che i mercati hanno preso sul serio le politiche della Ue per il contenimento delle emissioni. A luglio, la Ue rivedrà i meccanismi delle regole con cui vengono distribuite le quote. Ma è difficile che i prezzi possano calare, perché lo scopo con cui sono nati i diritti è quello di fare efficienza. Per cui le aziende saranno invogliate a farlo solo se i costi di diritti rimarranno alti”, ha chiarito Besseghini che ha poi rilanciato “la proposta di provvedimenti strutturali, che accompagnino i consumatori” “utilizzando proprio parte dei fondi che i singoli paesi incassano dalla vendita dei diritti della CO2, spalmandolo sulle bollette”, conclude il quotidiano.