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Perché il freddo spinge al rialzo i prezzi del gas (anche nel 2025) e svuota gli stoccaggi

A fronte di un livello di riempimento medio degli stoccaggi gas in Europa pari a circa il 95% un mese fa, al momento l’Ue si trova all’83,61% mentre l’Italia è all’88,82% secondo i dati del GIE.

Le temperature in calo negli Stati Uniti e in Europa, dopo due anni di inverni miti, stanno mettendo in crisi il sistema di approvvigionamento del gas. È soprattutto una questione di prezzi più che di quantità ma i primi effetti si stanno già facendo vedere.

IL CONSUMO DI GAS TEDESCO AUMENTATO DEL 79% A NOVEMBRE

In Europa, il consumo di gas della Germania, ad esempio, è aumentato del 79% a novembre rispetto a ottobre, il più grande aumento mensile mai registrato, ha riferito Gavin Maguire della Reuters.

La Germania, come il resto d’Europa, riceve molto gas in forma liquefatta dagli Stati Uniti, il che spinge la domanda più in alto anche negli Usa. Alla fine di novembre, la domanda di gas naturale dagli impianti di liquefazione sulla costa del Golfo è salita quasi ai massimi storici, raggiungendo i 14,6 miliardi di metri cubi in un solo giorno. Si tratta del tasso di domanda giornaliera più alto dall’inizio dell’anno, solo un po’ inferiore al record di 14,7 miliardi di metri cubi registrato a dicembre dell’anno scorso.

IN ITALIA LE SCORTE GAS SONO SCESE ALL’88%

Anche l’Italia sta risentendo del clima più freddo: se un mese fa, al termine della campagna di iniezione di gas conclusa lo scorso 31 ottobre, il livello delle scorte di gas era pari al 98,5% della sua capacità (18,7 miliardi di metri cubi di gas, suddivisi tra 13,9 miliardi di metri cubi di stoccaggio di modulazione – nuovo record, dopo i 13,6 miliardi dello scorso anno – e 4,8 miliardi di metri cubi di stoccaggio strategico), a fronte di un livello di riempimento medio degli stoccaggi in Europa pari a circa il 95%, al momento l’Ue si trova all’83,61% mentre l’Italia è all’88,82% secondo i dati del GIE.

GLI ANALISTI PREVEDONO UN INVERNO DIFFICILE

Per Barbara Lambrecht, analista di Commerzbank, “ciò rende l’inverno attuale già difficile, poiché le ondate di freddo causeranno un calo più rapido dei livelli di stoccaggio rispetto agli ultimi due inverni, relativamente miti. Per cercare di salvaguardare le scorte, la Commissione europea la scorsa settimana ha aumentato l’obiettivo di riempimento degli stoccaggi, aumentando potenzialmente la pressione al rialzo sui prezzi”, si legge su Oilprice.

POSSIBILI PREZZI A 70 EURO AL MEGAWATTORA NEL 2025

Malgrado nel complesso la domanda di gas dell’Unione europea sia inferiore del 17% rispetto alla media quinquennale osservata negli anni precedenti la pandemia Covid, allo stesso tempo, i prezzi del gas sono al livello più alto da oltre un anno e gli analisti prevedono che aumenteranno ulteriormente.

Il nervosismo per la scadenza a fine anno dell’accordo per il transito delle forniture di gas russo all’Europa tramite l’Ucraina ha contribuito a spingere gli acquisti. Francisco Blanch, responsabile ricerca su materie prime e derivati di Bank of America, ha affermato che nel 2025 potrebbe far salire i prezzi del gas nell’Ue fino a 70 euro/MWh, rispetto agli attuali quasi 50 euro/MWh. Ciò si confronta con i prezzi medi del gas nell’Ue di 17,58 euro/MWh registrati 5 anni prima della pandemia.

PREZZI USA CINQUE VOLTE INFERIORI A QUELLI EUROPEI

Il problema rischia di allargarsi. Nel rapporto sulla competitività dell’Europa di settembre, l’ex presidente della BCE Mario Draghi ha affermato che la perdita di gas russo a seguito della guerra in Ucraina nel 2022 ha avuto “un costo enorme” per l’economia e che i combustibili fossili saranno necessari almeno per il resto del decennio. “Nonostante i prezzi dell’energia siano scesi notevolmente dai loro picchi, le aziende europee devono ancora affrontare prezzi dell’elettricità che sono 2-3 volte superiori a quelli degli Stati Uniti. I prezzi del gas sono 4-5 volte più alti”, afferma il rapporto.

Gli attuali prezzi Ue sono quasi cinque volte superiori al gas statunitense, che viene scambiato a 3,095 $/mmBtu, equivalenti a 10,02 euro/MWh. Un sondaggio delle camere di commercio tedesche (DIHK) di agosto ha rilevato che gli alti prezzi dell’energia e la mancanza di forniture energetiche affidabili stanno ostacolando la produzione industriale e spingendo alcune aziende tedesche a considerare la delocalizzazione all’estero.

Il gruppo di pressione industriale tedesco BDI ha citato gli alti prezzi dell’energia tra i fattori che minacciano la competitività della maggiore economia europea. “Il rischio di deindustrializzazione dovuto alla migrazione silenziosa e all’abbandono di molte piccole e medie imprese è in continuo aumento”, ha affermato a settembre il presidente della BDI, Siegfried Russwurm, che siede anche nel Consiglio di amministrazione del conglomerato industriale tedesco Thyssenkrupp. In Francia, le industrie prevedono di operare al 70-80% della capacità questo inverno, a causa degli alti prezzi dell’energia, soprattutto nel settore chimico.

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