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Auto Elettriche

Perché in Italia si rumoreggia sulla decisione Ue di bloccare le auto a benzina e diesel

Giorda (Anfia): Servono incentivi più efficaci per l’elettrico. Naso (Motus-E): Concentrarsi sulla nascita di un fondo comune a supporto della transizione di imprese e lavoratori

Il via libera del Parlamento europeo allo stop di benzina e diesel 2035 ha scatenato una serie di polemiche soprattutto in Italia.

PER IL CENTRODESTRA È FOLLIA LA NORMA UE

Se già ieri il ministro e leader della Lega Matteo Salvini si era scagliato contro la decisione (“È una decisione folle e sconcertante, contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio delle imprese e degli interessi cinesi. Ideologia, ignoranza o malafede?”) oggi anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani al Tg1 ha ribadito essere “un errore grave” la decisione europea, tanto da lanciare una controproposta: “limitare la riduzione al 90%, dando la possibilità alle industrie di adeguarsi”.

PER BONACCINI C’È TEMPO PER ACCOMPAGNARE LA TRASFORMAZIONE

A Coffee Break’ su La7 Stefano Bonaccini, candidato alla Segreteria del Partito Democratico ha invece usato toni più morbidi: “C’è tempo per accompagnare la trasformazione”. La preoccupazione di Bonaccini, che è governatore di una regione – l’Emilia Romagna – da sempre a forte vocazione automobilistica è la filiera composta da 16mila imprese e 80 mila occupati. Per questo, ha detto, servono ingenti risorse europee affinché nella trasformazione non si perda nemmeno un posto di lavoro.

GIORDA: MOLTO INDIETRO SUL MERCATO, SERVONO INCENTIVI PIU’ EFFICACI

Gianmarco Giorda direttore dell’Anfia, l’Associazione nazionale filiera industria automobilistica, a Radio Rai 1 ha sottolineato che “a livello di mercato siamo molto indietro, circa l’8-9% sul totale è elettrico rispetto ai nostri competitor”, per questo ha detto “occorre lavorare su un sistema di incentivi più efficace e rispondente alla transizione che stiamo vivendo”.

“Sul lato aziendale ci sono realtà che sono già avanti nell’elettrico e altre che invece vanno aiutate per affrontare la transizione”, ha aggiunto Giorda ricordando che “il 2035 è dietro l’angolo perché il bando alle termiche significa che molti anni prima già non si investirà più su tecnologie tradizionali”.

NASO (MOTUS-E): BISOGNA CONCENTRARSI SULLA NASCITA DI UN FONDO COMUNE A SUPPORTO DELLA TRANSIZIONE DI IMPRESE E LAVORATORI

“La questione degli incentivi a livello europeo diventa centrale per competere con l’Ira americano, ovvio che oltre a un rilassamento degli aiuti di stato che fa bene ad alcuni Stati ma non l’Italia bisogna concentrarsi sulla nascita di un fondo comune a supporto della transizione di imprese e lavoratori”, ha invece precisato Francesco Naso Segretario Generale Motus-E.

“Gli incentivi non sono adeguati ma sulla questione del prezzo e del reddito ci stiamo un po’ troppo concentrando su una situazione parziale, la Spagna ad esempio è in crescita ma ha un reddito medio più baso. Nessuno sta dicendo che tutti devono comprare auto elettriche domani ma ci sono milioni di italiani pronti con alcuni segmenti come il C dove le rate tra auto endotermica ed elettrica sono comparabile, dobbiamo un po’ contestualizzare”, ha affermato Naso.

LA DIFFERENZA DI PREZZO

Uno dei temi più dibattuti è però la differenza di prezzo tra auto tradizionali ed elettriche: “Il delta di prezzo è un tema perché l’auto elettrica costa circa 25-30% in più rispetto alla tradizionale e gli incentivi non hanno appeal affinché la classe media si approcci a questi veicoli. Difficile anche fare un confronto con i paesi del Nord e l’Italia vista la differenza di reddito pro-capite”, ha ammesso Giorda puntando il dito anche sulla lenta diffusione delle infrastrutture come limite agli acquisti.

LA QUESTIONE BATTERIE

Mentre sulla questione batterie e il life assment cycle, “la stragrande maggioranza degli studi dimostra che c’è un ampio miglioramento della CO2 e a livello locale. Per quanto riguarda lo smaltimento delle batterie parliamo di seconda vita, vengono riutilizzate”, ha concluso Naso.

L’ALLARME DI FEDERCARROZZERI

Intanto Federcarrozzieri lancia un altro allarme: “Lo stop alle Auto diesel e benzina previsto per il 2035 porterà ad un aumento esponenziale dei costi di riparazione delle autovetture e a maggiori esborsi sia in capo alle carrozzerie, sia per gli automobilisti”.

L’associazione che rappresenta le autocarrozzerie italiane ha ricordato il trend positivo per le auto elettriche in tutta Europa mentre l’Italia “rappresenta il fanalino di coda con il 2,6% delle immatricolazioni. Questo anche a causa degli elevati costi di acquisto e di gestione di tali autovetture che, in caso di guasti o danni che non interessano unicamente la carrozzeria, presentano spese di riparazione sensibilmente più elevate (tra il +18% e il +30%) rispetto alle Auto a benzina o diesel”.

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