L’ammorbidimento dei rapporti tra governo e Stellantis emerge dal fondo automotive ma anche dall’invito ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia al via dal 14 dicembre, del responsabile risorse umane e relazioni industriali di Stellantis, Giuseppe Manca
Con l’addio di Carlo Tavares, numero uno di Stellantis, si apre una nuova partita per il settore automotive italiano. La conferma è arrivata indirettamente anche dalle parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy che nel corso del Question Time in Aula in settimana ha detto a chiare lettere di attendere “l’inizio di una nuova fase di dialogo con l’azienda”.
CON L’ADDIO DI TAVARES È DISGELO TRA STELLANTIS E GOVERNO
L’addio di Tavares, che aveva espresso forti perplessità sulla posizione italiana contro le “folli regole del green deal” per dirla alla Urso, pone fine a quella fase di contrapposizione anche sul non paper che lo stesso ministro ha presentato in Europa lo scorso 28 novembre e oggi sembra riscuotere qualche timido segnale anche da Berlino e Parigi che quantomeno vogliono rimandare le multe europee che dal 2025 dovrebbero essere imposte all’industria automobilistica in caso di mancato rispetto delle quote di emissioni CO2.
FONDI AUTOMOTIVE (IN PARTE) RIPRISTINATI
L’ammorbidimento dei rapporti tra governo e Stellantis emerge anche dal fondo automotive: dopo l’azzeramento del fondo da 4,6 miliardi di euro che era stato varato dal Governo Draghi, l’esecutivo Meloni ha in parte ripristinato le risorse fino ad arrivare, pochi giorni fa, guarda caso dopo l’addio di Tavares, a 750 milioni di euro. Che tuttavia non andranno a favore di chi acquista le vetture ma della filiera automotive, dalla componentistica ai motori.
ELKANN NON ANDRA’ IN PARLAMENTO. ALMENO NON ORA
E John Elkann? Il presidente di Stellantis non andrà in Parlamento, almeno per ora. Alberto Luigi Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera, nonché responsabile Fisco della Lega, lo ha fatto sapere in una nota qualche giorno fa dopo una telefonata: “Nella tarda serata di ieri ho avuto un colloquio telefonico” con John Elkann “in merito alla situazione del gruppo in Italia dopo le dimissioni di Carlos Tavares”, spiega Gusmeroli. “A fronte della mia rinnovata richiesta di audizione, ha ringraziato per l’attenzione che il Parlamento continua a riservare al settore automotive e a Stellantis, ma in questa fase ha tuttavia asserito di attendere la chiusura del tavolo di interlocuzione con il ministero delle Imprese e del Made in Italy”, ha spiegato il deputato del Carroccio, aggiungendo che quindi per Elkann “sarà possibile individuare un momento successivo di confronto istituzionale, come anche richiesto dalle mozioni presentate in Parlamento”.
Questa mattina sul Corriere della Sera, Francesco Verderami spiega che la voglia di evitare l’Aula “secondo un autorevole ministro” sarebbe legata al fatto che “gli arrecherebbe un danno reputazionale”
IL TAVOLO DEL 17 DICEMBRE TRA GOVERNO E STELLANTIS PUO’ ESSERE LO SPARTIACQUE: MELONI PIU’ MORBIDA DOPO L’ADDIO DI TAVARES
Lo sguardo è rivolto al post 17 dicembre, il giorno in cui si aprirà il tavolo di confronto tra l’azienda automobilistica e il governo. Quel che è certo è che non è la prima volta che Elkann declina l’invito anche se le interlocuzioni con la politica non sono mancate comunque: le cronache raccontano di una telefonata con la premier Giorgia Meloni, avvertita dell’addio di Tavares, che infatti avrebbe ammorbidito le sue posizioni e quelle del partito sul presidente di Stellantis (non è un mistero l’invito ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia al via dal 14 dicembre, del responsabile risorse umane e relazioni industriali di Stellantis, Giuseppe Manca). E pensare che su Il Foglio di un mese fa la stessa premier parlava di maleducazione, di mancato rispetto delle istituzioni mentre Elkann parlava di incomprensioni e di essere stato ricevuto da tutti i governi eccetto che da questo. Mentre oggi, sempre sul Corriere della Sera, Verderami racconta che la Meloni ha tratto “segnali positivi dalla conversazione con Elkann” che si traducono in “garanzie sugli investimenti”. Il presidente di Stellantis avrebbe inoltre spiegato “che non c’è alcuna intenzione di chiudere fabbriche e che il progetto dell’azienda è applicare un sistema soft di uscite volontarie” e rilanciare “la produzione di auto di alta gamma in Italia” per “valorizzare le eccellenze del nostro paese”.
“CIÒ CHE VA BENE PER LA FIAT VA BENE PER L’ITALIA”.
I colloqui comunque non sono mancati nemmeno con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con il ministro Urso che lo ha ribadito sempre alla Camera durante il Question time. Insomma, il disgelo è in atto: il governo ma anche l’azienda italo-francese, hanno tutto l’interesse a far passare la tempesta e a rilanciare il dialogo e l’automotive italiane, la premier lo ha ribadito a Quarta Repubblica ospite di Nicola Porro nei giorni scorsi: “Difenderemo l’occupazione e l’indotto”.
A testimonianza che il celebre motto di Gianni Agnelli, nonno di John, è tutt’ora valido: “ciò che va bene per la Fiat va bene per l’Italia”.