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Perché Parigi punta anche sull’eolico offshore (e l’export di elettricità crea tensioni)

Le capacità di esportazione previste per il giorno prima dalla Francia alla Svizzera ammontano oggi a 2,2 GW, 1 GW in meno di elettricità rispetto al 1° marzo prima delle riduzioni, con capacità di esportazione verso l’Italia in calo di circa 1 GW

Nucleare ma non solo. La Francia è infatti pronta a sviluppare ben 45 GW di energia eolica offshore entro il 2050, di cui la metà prodotta in Europa. L’annuncio è arrivato ieri dal ministro dell’Economia Bruno Le Maire, segnalando un salto in avanti rispetto ai 40 GW comunicati dall’ex ministro per la transizione energetica Agnès Pannier-Runacher nel giugno 2023.

Ma al momento è un altro il fattore che sta rendendo famosa Parigi in tutta Europa e cioè i vincoli di rete che limitano le esportazioni di energia elettrica nel resto d’Europa: un fattore che esercitando pressioni sui prezzi dei paesi vicini, sollevando dubbi sulla trasparenza di Rte, il gestore della rete elettrica transalpina. Ma procediamo con ordine.

I PROGETTI FRANCESI NELL’EOLICO OFFSHORE

Per quanto riguarda l’eolico offshore, Le Maire ha sottolineato che sono già stati collegati tre parchi che dovrebbero aprire la strada al raggiungimento di 4 GW entro il 2030, quindi di 18 GW entro il 2035, come stabilito nella strategia francese per l’energia e il clima presentata nel novembre 2023.

Per raggiungere l’obiettivo del 2035, sono in cantiere 15 progetti: tre in fase di collegamento, tre pianificati per l’implementazione prima del 2031 e nove in fase di gara. È prevista anche un’altra gara d’appalto per 10 GW, ha affermato Le Maire secondo quanto riportato da Euractiv.

PROTEGGERE L’INDUSTRIA EUROPEA

Oltre a chiedere che i parchi eolici siano più potenti, più offshore e installati in una media di sei anni, anziché 12, Le Maire vuole anche che molti dei benefici affluiscano all’industria europea.

A tal fine, l’obiettivo del ministro è quello di rendere più severi i criteri riguardanti le emissioni di CO2 per le gare d’appalto per i parchi eolici post-2030. Il Net-Zero Industry Act (NZIA), approvato dalle istituzioni dell’Ue lo scorso febbraio e che dovrebbe entrare in vigore a breve, offre infatti alcuni vantaggi per l’industria eolica europea. Questi includono criteri “non di prezzo” nelle aste di sostegno alle energie rinnovabili, che dovrebbero consentire ai fornitori europei di competere su altri aspetti, come il grado di innovazione o il contributo agli obiettivi sociali.

Esiste anche un criterio di “resilienza”. Se più del 50% di una tecnologia o di un componente critico viene fornito da un singolo Paese, come la Cina, i governi nazionali possono tenerne conto quando assegnano il sostegno ai progetti rinnovabili. Entro il 2030, la NZIA mira inoltre a garantire il 40% di contenuto europeo nei progetti europei di tecnologia pulita. Il ministro propone già un obiettivo del 50%.

CONCORRENZA CINESE

Altro obiettivo garantire che l’industria eolica europea non venga superata dalla concorrenza internazionale. Negli ultimi anni tutti e cinque i produttori europei di turbine eoliche hanno riportato perdite. Secondo le autorità europee, la concorrenza internazionale è una delle cause principali. Per porre rimedio a ciò, la Commissione ha lanciato nell’ottobre 2023 un “pacchetto sull’energia eolica”.

OBIETTIVI EUROPEI

Alla fine del 2023, gli Stati membri dell’Ue avevano una capacità installata complessiva di poco più di 19 GW di energia eolica offshore. Nove paesi (Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Francia, Regno Unito, Norvegia, Irlanda e Lussemburgo) si sono posti l’obiettivo congiunto di arrivare a 120 GW di energia eolica offshore nel Mare del Nord entro il 2030, e 300 GW entro il 2050. Nel Mar Baltico, i paesi confinanti (Germania, Polonia, Svezia, Finlandia, Estonia, Lituania, Lettonia) si sono impegnati a installare invece 20 GW entro il 2030 e 93 GW entro il 2050.

L’EXPORT DI ELETTRICITA’ FRANCESE CREA PRESSIONE SUI PREZZI

Intanto, alcuni trader stanno cominciando a lamentarsi dell’impatto che l’export francese di elettricità sta avendo sui loro mercati. Il regolatore belga dell’energia Creg il mese scorso ha chiesto l’avvio di un’indagine sui limiti alle capacità di esportazione di energia elettrica francese. Limitazioni che, secondo quanto affermato da Rte il mese scorso, sarebbero dovuto a interruzioni pianificate e non pianificate della rete francese combinate con elevate esportazioni commerciali.

Le capacità di esportazione previste per il giorno prima dalla Francia alla Svizzera ammontano oggi a 2,2 GW, 1 GW in meno rispetto al 1° marzo prima delle riduzioni, con capacità di esportazione verso l’Italia in calo di circa 1 GW, hanno mostrato i dati di Entsoe.

Nel complesso, nel terzo trimestre dell’anno, l’energia è stata scambiata a 59,01 euro/MWh, 17,05 euro al di sotto della controparte tedesca e 39,39 euro al di sotto dell’equivalente italiano, secondo i dati di borsa. Valori che secondo alcuni esperti interpellati da Montel potrebbero avere impatto sui prezzi del prossimo anno.

Qualche operatore, si legge sempre su Montel, parla di mancata trasparenza delle informazioni da parte di Rte. Oltre ad avere un impatto sui flussi e sui prezzi a breve termine, le restrizioni colpiscono anche i diritti di trasmissione di elettricità a lungo termine acquistati in anticipo dai trader, il che “interrompe la gestione dei rischi transfrontalieri”, ha affermato Jerome Le Page, presidente della commissione per l’elettricità. di Energy Traders Europe (ex Efet).

Rte dovrebbe fornire spiegazioni su quanto sta accadendo il prossimo 22 maggio. Ma intanto sembrerebbe essere in dubbio la capacità di Rte di conformarsi alla normativa Ue che impone ai TSO di raggiungere un minimo del 70% della capacità di interconnessione da rendere disponibile per lo scambio interzonale. Secondo Creg, nelle ultime settimane Rte avrebbe riservato solo il 40% della sua capacità di interconnessione agli scambi transfrontalieri.

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