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Energia

Pnrr, chimica, Comau e granchio blu: cosa c’è sui giornali di oggi

Arrivano 11 mld di euro dall’Europa nell’ambito del Pnrr, intervista al presidente di Federchimica Francesco Buzzella, il governo pensa alla Golden Power su Comau mentre oggi è il giorno della nomina del Commissario per il granchio blu: le notizie sui giornali di oggi

L’Italia ha incassato gli 11 miliardi della quinta rata del Pnrr, relativa ai 53 obiettivi del secondo semestre 2023. Un successo rivendicato dal governo che ora si sta preparando anche per la sesta rata. Ma le opposizioni puntano il dito contro la lenta marcia della spesa effettiva, ferma a 52,2 miliardi. Intanto, Francesco Buzzella, presidente di Federchimica dallo scorso autunno, lancia l’allarme sull’energia: ‘La grande visione di Mattei è stata quella di aver intuito, più di 70 anni fa, che l’energia è alla base di tutto: rende competitive le imprese e determina il potere di acquisto delle famiglie. Le transizioni non si fanno in poco tempo, richiedono decenni’, spiega in un’intervista al Sole 24 Ore. Mentre il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha proposto un piano di politica industriale per la manifattura italiana con un orizzonte quinquennale 2025-2030 rispondendo ieri ai timori del sindacato sui settori dell’acciaio e dell’auto. Si continua a parlare di una possibile Golden Power su Comau. L’auspicio di Urso è che il piano «Made in Italy 2030» sia ‘in sintonia con quella che sarà la politica industriale europea che verrà indicata dalla prossima Commissione’, ha comunque augurato il ministro. Infine oggi arriverà la nomina da parte del ministro della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida e del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin: una figura, quella del Commissario Straordinario (tra i papabili, secondo quanto riporta Il Gazzettino, l’ex prefetto di Rovigo, Enrico Caterino) ampiamente caldeggiata dalla comunità del Delta del Po e da Legacoop”.

PNRR, CON LA QUINTA RATA ARRIVANO 11 MILIARDI DI EURO

“L’Italia ha incassato gli 11 miliardi della quinta rata del Pnrr, relativa ai 53 obiettivi del secondo semestre 2023: un assegno che porta a 113,5 miliardi il totale versato al nostro Paese dalla Commissione Ue, il 58,4% delle risorse del Piano. ‘L’Italia è al primo posto in Europa per numero di obiettivi raggiunti e importo ricevuto’, rivendica ancora una volta la premier Giorgia Meloni, aggiungendo che ‘siamo anche i primi ad aver richiesto il pagamento della sesta rata’ da 8,5 miliardi. Meloni collega i progressi nell’avanzamento del Pnrr ai dati sulla crescita: quelli Istat sullo 0,7% acquisito nei primi sei mesi e quelli del rapporto Svimez sulla ‘decisa accelerazione del Pil nel Mezzogiorno, con incremento di nuova occupazione pari al 2,6%’. ‘Riprova – secondo la presidente del Consiglio – dell’efficace lavoro portato avanti dal Governo e dalle amministrazioni titolari’”. È quanto riporta Il Sole 24 Ore di oggi.

“(…) È sulla principale – la lenta marcia della spesa effettiva, ferma a 52,2 miliardi – che le opposizioni vanno all’attacco. ‘Meloni continua a fare il gioco delle tre carte’, sostiene il deputato dem Piero De Luca. ‘La retorica trionfalistica sul Pnrr è scollegata dalla realtà’, sintetizza il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani. Dal M5S Chiara Appendino affonda: ‘Meloni esulta ma accumula ritardi’. Né Meloni né Fitto accennano ancora all’ipotesi di una proroga della scadenza del Piano, oltre il 2026, come ha già fatto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Nel frattempo, però, Fitto ha aperto alla possibilità di una nuova rimodulazione. (…) Nella premessa al testo, varato dopo il no dell’Italia a Ursula von der Leyen, Fitto individua cinque «direttrici strategiche» lungo l’asse Roma-Bruxelles: una transizione ‘equa, verde e digitale’, che ‘rafforzi la competitività del mercato unico’; promuovere l’allargamento dell’Unione; garantire la sicurezza economica e l’autonomia strategica europea in settori chiave, come semiconduttori e intelligenza artificiale; potenziare l’industria Ue della difesa; fornire una risposta di lungo termine alla questione migratoria, rafforzando la dimensione esterna dell’Unione. Il Governo sottolinea la necessità di mantenere un dialogo costante con il Parlamento sulle politiche europee, per «assicurare uno stretto allineamento con gli interessi nazionali». Gli stessi che l’Italia intende tutelare nel negoziato d’autunno per il piano di medio termine, garantendo ‘una politica di bilancio prudente’. (…) Sui dossier specifici, la volontà italiana sembra quella di cooperare mediando tra ambizione e realismo, tra slanci e sostenibilità economica e sociale. Vale per molte scelte, dalla proposta di direttiva sulle emissioni industriali al nuovo regolamento Euro 7”, conclude il quotidiano.

ECONOMIA, BUZZELLA (FEDERCHIMICA): COSTI DELL’ENERGIA TROPPO ALTI, SERVE PIANO UE PER INDUSTRIA

“’La grande visione di Mattei è stata quella di aver intuito, più di 70 anni fa, che l’energia è alla base di tutto: rende competitive le imprese e determina il potere di acquisto delle famiglie. Le transizioni non si fanno in poco tempo, richiedono decenni’. A dirlo è Francesco Buzzella, presidente di Federchimica dallo scorso autunno. È un industriale e ‘un europeista convinto’, ci tiene a dire di sé. Perché? ‘L’Europa ci ha dato delle regole e lo scudo protettivo dell’euro, ma bisogna recuperare lo spirito fondativo dell’Europa per essere all’altezza delle sfide, evitando di demolire tutto quello che è stato costruito finora’”. È quanto scrive Il Sole 24 Ore di oggi.

“(…) Cosa pensa del sistema degli Ets? ‘Concettualmente può essere considerato corretto se pensiamo che il petrolio e il carbone sono responsabili del 75% delle emissioni di gas climalteranti. Nella realtà, però, è molto penalizzante per l’Europa e ancor più per l’Italia, dove il costo dell’energia è elevatissimo: il gas, che è anche materia prima per la chimica, ha un prezzo molto elevato. Al momento esiste un mix di soluzioni alternative ma non possiamo fare a meno delle fonti fossili. Nel tempo, sono certo, ci saranno nuove scoperte e un avanzamento delle tecnologie che le renderanno disponibili su scala industriale: penso all’idrogeno verde e al nucleare di nuova generazione, che daranno un’accelerazione alla risoluzione dei problemi. Ma a quel momento dobbiamo arrivarci. Oggi sembra ci siano soluzioni a portata di mano: non è così’. Nel confronto dei costi dell’energia con gli altri Paesi l’Italia perde? ‘Non si sta facendo abbastanza. Alcuni studi ci mostrano che, considerando i dati da inizio anno, in giugno il costo dell’energia elettrica nel nostro Paese ha raggiunto più del doppio della media europea. Le nostre imprese sono particolarmente danneggiate da questi costi elevati che abbattono la nostra capacità di competere’. (…)

“Presidente esiste un rischio concreto di deindustrializzazione in Europa? ‘Mi sembra che la deindustrializzazione dell’Europa sia già in corso da qualche anno e stia proseguendo in modo preoccupante, soprattutto nei settori energivori, come la chimica. Intanto però le importazioni dalla Cina aumentano. In due anni sono raddoppiate e nel post Covid la chimica, per la prima volta, è diventato un importatore netto. Il quadro è indubbiamente preoccupante in Europa soprattutto per la produzione di base’. E in Italia? ‘Meno, perché il nostro Paese è più forte sulla chimica di specialità che su quella di base. Questo però non toglie che se non ci sarà più una chimica di base in Europa dipenderemo da altri Paesi, con conseguenze davvero critiche per tutta la manifattura, che è legata a doppio filo alla chimica: di fatto, se non c’è chimica non c’è manifattura. La preoccupazione è che nelle istituzioni si sottovaluti l’importanza della chimica: non stiamo parlando di prodotti a se stanti, ma che trovano impiego in tutte le filiere produttive e nella nostra quotidianità. Serve un’attenzione particolare’. (…)”, ha concluso il quotidiano.

COMAU, IL GIOIELLO CEDUTO DA STELLANTIS: GOVERNO PRONTO AL GOLDEN POWER

“Un piano di politica industriale per la manifattura italiana con un orizzonte quinquennale: 2025-2030. Così ieri il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha risposto ai timori del sindacato sui settori dell’acciaio e dell’auto. L’incontro si è tenuto a palazzo Piacentini, sede del Mimit. Presenti i leader di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, con il segretario della Cisl Giorgio Graziani. In campo anche i vertici dei sindacati dei metalmeccanici, Fim, Fiom e Uilm, rispettivamente Ferdinando Uliano, Michele De Palma e Rocco Palombella. Convocati anche Ugl e Usb”. È quanto si legge sul Corriere della Sera di oggi. “Per quanto riguarda la siderurgia, l’allarme del sindacato riguarda il rilancio dell’ex Ilva ma non solo. Rallentamenti investono la cessione dell’area della Jsw di Piombino e poi c’è la crisi cronica dell’Alcoa di Portovesme, in Sardegna. Sull’automotive, nessun accordo è ancora stato chiuso con Stellantis, che nel frattempo ha annunciato la cessione del 51% di Comau (robotica, Urso ha spiegato la Golden Power ‘ha un suo percorso che sarà seguito con molta attenzione’. Mentre lo sviluppo della gigafactory nello stabilimento Stellantis di Termoli da parte di Acc è ora in stand by. Soffre la componentistica per l’auto e come ha segnalato il segretario generale della Fim al tavolo, Ferdinando Uliano, il problema nel 2025 potrebbe essere per alcune realtà l’esaurimento della cassa integrazione: (…)”, prosegue il quotidiano.

“L’auspicio di Urso è che il piano «Made in Italy 2030» sia ‘in sintonia con quella che sarà la politica industriale europea che verrà indicata dalla prossima Commissione’. ‘”Made in Italy 2030” sarà una sorta di libro verde — ha spiegato il ministro —: una proposta di analisi prospettiche con una serie di domande, che attiverà una consultazione pubblica sul modello che usa talvolta la Commissione europea con tutti gli stakeholders. Consultazione pubblica che ci permetterà di giungere poi a un documento finale, entro la fine dell’anno, che possa delineare la politica industriale del nostro Paese da qui ai prossimi anni’. Il piano sarà presentato ‘entro le prime settimane del prossimo anno’. L’auspicio di Urso è che possa avere ‘il più largo consenso tra le forze sociali e produttive’ e anche ‘tra le forze politiche parlamentari’ (…)” ha concluso il quotidiano.

AMBIENTE, OGGI LA NOMINA DEL COMMISSARIO PER IL GRANCHIO BLU

“Scende in campo un Commissario straordinario per fronteggiare l’emergenza granchio blu. Il gran caldo delle acque del mare (30 gradi, dall’Adriatico al Tirreno), il proliferare della specie aliena, la distruzione degli allevamenti di vongole nel Delta del Po, la crisi del settore. Così, due estati dopo l’inizio dell’emergenza, oggi arriverà la nomina da parte del ministro della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida e del ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin: una figura, quella del Commissario Straordinario (tra i papabili, secondo quanto riporta Il Gazzettino, l’ex prefetto di Rovigo, Enrico Caterino) ampiamente caldeggiata dalla comunità del Delta del Po e da Legacoop”. È quanto si legge su La Stampa di oggi. “Il Commissario – scrive l’Ansa – avrà a disposizione un fondo per il piano di contenimento di ulteriori 10 milioni di euro, per interventi in un arco temporale che copre il 2024 (1 milione di euro), 2025 (3 milioni) e 2026 (6 milioni). Soprattutto nella fase iniziale sembra una soluzione tampone, al Commissario poi il compito di studiare e finanziare progetti per arginare l’invasione del granchio blu. Il tutto in un’estate in cui, nell’Adriatico, è tornato prepotentemente il problema della mucillagine. (…) Nel 2023, da luglio a novembre, sono stati smaltiti quasi 427mila chili di granchio blu, mentre da marzo a fine luglio del 2024 poco più di 403mila. I dati confermano la difficoltà delle cooperative a inserire il prodotto nei canali commerciali per la scarsa richiesta da parte del mercato – fa notare Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare. Nei primi sei mesi di quest’anno sono stati venduti quasi 44mila chili di prodotto mentre lo scorso anno, da luglio a dicembre, 510mila. (…)” ha concluso il quotidiano.

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