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Deficit Di Bilancio

Putin ordina i pagamenti di gas in rubli. Che succede?

Cosa significa la decisione dello Zar sui pagamenti di gas in rubli. Fatti, numeri e commenti sul mercato dell’energia

Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che la Russia accetterà solo pagamenti in rubli per le forniture di gas naturale agli stati considerati “ostili”. Lo scontro tra Russia e Occidente si inasprisce sul fronte economico, finanziario ed energetico. Ma cosa significa questa decisione?

LE PAROLE DELLO ZAR: GAS IN RUBLI

“Ho preso la decisione” – ha detto ieri Putin durante una riunione con il governo russo – “di passare ai pagamenti in rubli per le nostre forniture di gas naturale ai cosiddetti Paesi ostili, smettendo di usare le valute compromesse in queste transazioni”. Le banche avranno una settimana per adeguarsi. “A prima vista sembra un controsenso, ma poi bisogna chiedersi dove si trovano abbastanza rubli per pagare d’ora in poi il gas. La risposta è una sola: vanno chiesti alla Banca centrale russa che si fa pagare in valuta pregiata (dollari ed euro)” scrive Paolo Ricci Bitti sul Messaggero.

“Non ha senso esportare merci negli Stati Uniti o nell’Unione europea utilizzando dollari o euro” ha aggiunto il capo del Cremlino. Dunque, sarà una decisione presto estesa anche ad altri settori extra-gas? Probabile. Intanto l’annuncio ha fatto sì che il valore del rublo rispetto all’euro sia aumentato: il cambio è passato da 112 a 108,50. Il rapporto tra dollaro e rublo, invece, è passato da 103 a 97,75 per risalire poi a 100,25.

I DESTINATARI DELLE PAROLE DI PUTIN: I “PAESI OSTILI”

Le parole dello Zar sono state chiare, i destinatari anche? Putin ha citato i “paesi ostili” e in questo contesto di guerra è facile andarli a trovare nel blocco occidentale. Mosca aveva già stilato un elenco di nazioni che stavano e stanno ostacolando il sistema russo. E quindi: Ue, Albania, Andorra, Australia, Regno Unito, Anguilla, Isole Vergini britanniche, Gibilterra, Islanda, Canada, Liechtenstein, Micronesia, Monaco, Nuova Zelanda, Norvegia, Corea del sud, San Marino, Macedonia del nord, Singapore, Stati Uniti, Taiwan, Ucraina, Montenegro, Svizzera e Giappone.

La guerra delle valute, insomma, sta vivendo la sua escalation. Perché a febbraio, Washington, Ottawa e Londra avevano bloccato le riserve estere della Banca centrale moscovita, impedendo le operazioni di ripagamento del debito.

LE RIPERCUSSIONI SUL GAS…

“Come prevedibile – riporta ancora il quotidiano diretto da Maurizio Martinelli – il prezzo del gas è subito cresciuto e le Borse sono andate in sofferenza”. Gli aumenti sono stati del 10%, con i futures ICE Brent in aumento a $ 1.359/1.000 mc, in rialzo rispetto ai $ 1.240/1.000 mc di martedì. I flussi di gas, invece, continuano. La stessa Gazprom ne ha annunciato la prosecuzione.

Eppure, riporta il Corriere della Sera, i timori non mancano. In primis, quelli “manifestati del cancelliere tedesco Scholz («con provvedimenti affrettati sull’energia si rischia una recessione») e in genere dei Paesi gas-dipendenti” sull’ipotesi di invalidamento dei contratti pur di non effettuare i pagamenti in rubli.

In ogni caso, in attesa di ulteriori ripercussioni o aggiornamenti sulla questione, “la mossa sul rublo è coerente con la stretta sulle forniture di gas dei mesi scorsi (a gennaio -40%) che ha spinto i prezzi alle stelle. Ed è coerente anche con le misure prese sul fronte del petrolio, di cui la Russia è il primo esportatore mondiale” scrive ancora Stefano Agnoli, ricordando il recente blocco dell’oleodotto CPC (Caspian Pipeline Consortium), il tubo che trasporta il petrolio del Kazakhstan al porto di Novorossiysk sul Mar Nero.

…E SU NOI

Putin ha sete di profitti, vuole risollevare la sua moneta e far accrescere il costo del gas. Che garantirebbe nuova linfa economica per la guerra in Ucraina. La sua “operazione speciale”.

La domanda finale, a margine di questa vicenda ancora in evoluzione, è sempre la stessa. Come abbiamo fatto a fidarci di uno così?

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