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Nazionalizzazione Edf

Quanto costa (tanto) a Parigi acquisire il gigante Edf

Sale a dieci miliardi la cifra che lo stato francese sborserà. Fatti, numeri, scenari sulla nazionalizzazione di Edf

Quasi dieci miliardi di euro, per la precisione 9,7. Questa la cifra che il governo parigino si dice pronta a sborsare per passare dall’84% al 100% di controllo del colosso energetico transalpino Edf. Una mossa che si inserisce nel contesto dell’azione europea e dei paesi membri di accelerare il distacco dalle forniture russe, salvaguardando la transizione ma pensando anzitutto all’emergenza di questi mesi. Un’emergenza sui prezzi, sulle materie prime, acuita dalla guerra di Putin in Ucraina ma già presente dal 2021.

IL CONTESTO EUROPEO

La gravità della situazione è stata ribadita anche dal Fondo Monetario Internazionale. Che ha diffuso numeri e valutazioni in un’analisi a dir poco preoccupata in ottica europea per una eventuale interruzione dei flussi di gas da Mosca. Per l’Italia il rischio è una crollo del Più del 5,5%, ad esempio.

Certo, il Vecchio Continente non può dirsi immobile. Ieri, Ursula von der Leyen e Kadri Simson sono volate a Baku per stringere l’accordo che garantirà il raddoppio delle forniture azere all’Unione. Domani, invece, verrà presentato il documento d’azione contro ogni emergenza scatenata dai ricatti russi sull’export di gas. Anche l’Italia, nel mezzo di una pazza e insensata crisi di governo, ha intensificato la relazione con l’Algeria: Draghi e altri sei ministri hanno ottenuto, sempre ieri, nuove garanzie di approvvigionamenti.

QUANTO COSTA LA NAZIONALIZZAZIONE DI EDF

Ma rimaniamo sul suolo francese. Anche a Parigi non si vive una fase politica propriamente tranquilla, dopo la risicata vittoria di Emmanuel Macron alle legislative di giugno. Ma sul fronte energetico la questione sul banco è quella di Edf. Il gigante già controllato dallo stato per l’84% verrà acquisito in toto per una cifra vicino ai dieci miliardi di euro.

Il ministero delle finanze ha dichiarato quest’oggi che il governo offrirà agli azionisti di minoranza di Edf 12 euro per azione, un premio del 53% rispetto al prezzo di chiusura del 5 luglio, il giorno prima che il governo annunciasse la sua intenzione di nazionalizzare completamente il gruppo carico di debiti. Le azioni del gruppo oggi sono salite del 15% a 11,80 euro alle 08.36.

Una settimana fa, fonti di Reuters avevano diffuso la cifra di otto miliardi relativamente al costo della nazionalizzazione.

LE DIFFICOLTÀ DELLA NAZIONALIZZAZIONE DI EDF

L’obiettivo di Macron è avere un maggiore controllo sulle fasi di ristrutturazione dell’azienda e per questo vorrebbe finalizzare il tutto entro ottobre o novembre, ma i tempi sono già stretti.

“Non sarà un’operazione che si compirà in giorni e settimane, ci vorranno mesi. Fornirò tutte le precisazioni necessarie nelle prossime settimane, ma non ora”, aveva affermato nei giorni scorsi il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire.

Ma rimane, quella della nazionalizzazione, una mossa “inevitabile” a causa dell’ “enorme quantità di vincoli normativi ed economici” imposti alla società e del nuovo ambizioso programma nucleare francese, secondo Jean-Michel Gauthier, direttore dell’Energy & Finance Chair di HEC Paris.

Da un lato, infatti, ha tenuto banco la questione debitoria del gruppo. Secondo la legge francese, EDF deve vendere parte della sua elettricità nucleare alla concorrenza a un prezzo fisso (€42/MWh) e riacquistarla sul mercato come qualsiasi altro fornitore. A causa della pandemia e della guerra in Ucraina, però, l’attuale prezzo di mercato è superiore a 200 €/MWh, secondo l’operatore francese del sistema di trasmissione dell’elettricità RTE. Edf sta quindi vendendo in perdita per alimentare la concorrenza, cosa che i sindacati e molti osservatori hanno denunciato come un “saccheggio” dell’azienda francese. Inoltre, lo Stato ha anche chiesto a EDF di erogare 8 miliardi di euro per il cosiddetto “scudo tariffario” per limitare i prezzi del gas in tempi di crisi.

Negli ultimi anni, la capitalizzazione di mercato di EDF è passata da 150 miliardi di euro nel 2007 a meno di 40 miliardi di euro oggi. Il debito stimato è di oltre 43 miliardi di euro, alimentato dai ritardi nella costruzione dei suoi nuovi reattori di quarta generazione.

I PIANI DI EDF E DI MACRON SUL NUCLEARE

Ma per Gauthier la questione del debito è “irrilevante”. le sfide principali risiedono nel vasto programma nucleare dell’azienda. In primo luogo, EDF dovrà spendere più di 50 miliardi di euro entro il 2030 per prolungare la vita delle centrali nucleari esistenti. “Questi sono i problemi principali: cosa si deve fare con l’EPR 2, i reattori di terza generazione, il progetto ASTRID e i piccoli reattori modulari (SMR)”, ha affermato.

D’altronde, tutta Europa sta pensando a diverse soluzioni per affrancarsi dal gas russo. E le centrali, a carbone e nucleari, rientrano nel ventaglio delle opzioni. Macron a febbraio lanciò un piano di sei nuovi reattori nucleari di tipo EPR 2 “entro il 2028, con il primo reattore che sarà messo in servizio entro il 2035”. In più, occorrerà estendere il ciclo vita di quelli esistenti. “Spero che nessun reattore nucleare in uno stato di produzione venga chiuso in futuro, dato l’aumento molto significativo del nostro fabbisogno di elettricità. A meno che, ovviamente, non ci siano ragioni di sicurezza per farlo”, era stato l’invito di Macron.

Anche perché, scrivevamo qualche giorno fa su Energia Oltre, Parigi fa i conti con quella che possiamo definire “la tempesta perfetta”, con la produzione nucleare più bassa da oltre 10 anni, poiché metà dei 56 reattori del paese, a maggio erano spenti. Le difficoltà in Francia hanno spinto i prezzi dell’elettricità nel paese a livelli record. E questo “ha portato al regolare verificarsi di esportazioni (della Gran Bretagna) in Francia”, ha affermato Joe Camish, analista principale della società di consulenza Cornwall Insight.

LE POLEMICHE POLITICHE SU EDF

Infine, come ciliegina sulla torta della complessa vicenda Edf, non sono mancate le polemiche politiche. “Credo profondamente nel futuro di EDF”, ha detto il Ministro dell’economia e delle finanze Bruno Le Maire in risposta agli attacchi. Secondo le voci contrarie, infatti, il governo sta nazionalizzando la società in un momento in cui è probabile che subisca perdite massicce, colpite da tetti ai prezzi dell’energia e anni di ritardi sulle nuove centrali nucleari in Francia e Gran Bretagna con sforamenti di bilancio per miliardi di euro.

Non poteva mancare la dichiarazione della destrorsa Marine Le Pen, fresca di doppia sconfitta alle elezioni francesi. Infatti, secondo la leader di RN, questo intervento ha come unico obiettivo “smantellare l’Edf, come esige l’Unione europea”. “Sarà una perdita molto importante sia dal punto di vista dell’indipendenza sia dal punto di vista finanziario per i francesi”, aveva aggiunto poco più di dieci giorni fa.

L’eco dei no alla mossa francese su Edf è arrivata in Spagna. Dove la vicepresidente del governo e ministra dell’Economia, Nadia Calvino, in alcune dichiarazioni ad “Onda Cero” di due settimane fa aveva detto che la decisione del governo francese di nazionalizzare Edf risponde alle “difficoltà” che la Francia ha nel campo del nucleare, una situazione che non è paragonabile a quella della Spagna dove esiste una “diversificazione delle fonti energetiche”. Calvino aveva ritenuto, inoltre, che la decisione di Parigi sia “interessante” per chi sostiene che l’energia nucleare sia la soluzione. Citofonare Macron.

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