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Raffinerie Bioraffinerie

I piani di Eni e delle altre compagnie europee per le raffinerie

Eni dice di voler “accelerare la trasformazione” degli stabilimenti in bioraffinerie. Anche Total punta sugli oli vegetali idrotrattati. Diverso invece l’approccio delle major americane

Le principali compagnie petrolifere europee stanno ridimensionando le attività nelle raffinerie di greggio per concentrarsi sul taglio delle emissioni di gas serra. Lo scrive Argus, che sottolinea come il calo della domanda di petrolio causato dalla pandemia di COVID-19 stia accelerando i piani di “riconversione” di queste società per adeguarsi alla transizione energetica dalle fonti fossili a quelle rinnovabili.

I PIANI DI ENI

Alla fine di ottobre Massimo Mondazzi – direttore generale Energy Evolution di Eni – aveva dichiarato che l’azienda potrebbe “accelerare la trasformazione” delle proprie raffinerie in impianti per la lavorazione degli oli vegetali idrotrattati (HVO).

Eni si era già data come obiettivo la produzione di 5 milioni di tonnellate all’anno di HVO entro il 2050. A giustificare l’accelerazione, secondo Mondazzi, sarebbero i risultati positivi ottenuti dalle bioraffinerie di Venezia e Gela (dalle capacità rispettivamente di 350mila e 650mila tonnellate all’anno) e le buone prospettive di mercato per i biocarburanti per gli aerei. Mondazzi ha precisato che la compagnia fornirà maggiori dettagli sulla sua strategia per l’inizio dell’anno prossimo.

Nel terzo trimestre del 2020 Eni ha diffuso dei dati sull’output di HVO inferiori a quelli registrati nel periodo aprile-giugno a causa dei lavori di manutenzione negli stabilimenti di Venezia e Gela.

COSA FARÀ SHELL

Delle undici raffinerie di Royal Dutch Shell – compagnia con sede a L’Aia, nei Paesi Bassi –, entro il 2025 ne rimarranno in tutto sei. Ma anche questi stabilimenti non saranno immuni a cambiamenti significativi, nota Argus.

Alla raffineria di Pulau Bukom, a Singapore, la capacità di trattamento del greggio verrà dimezzata (attualmente è di 500mila barili al giorno), con il focus che passerà dai derivati del petrolio ai biocombustibili, ad esempio. L’obiettivo dichiarato della compagnia è di puntare su una produzione che sia “resiliente alla transizione energetica”.

COSA HA DETTO TOTAL

La compagnia petrolifera francese Total ha detto che, dall’inizio della pandemia, le bioraffinerie hanno ottenuto risultati finanziari migliori rispetto agli impianti per la lavorazione del greggio. L’azienda ha già convertito la sua raffineria di La Mède, in Francia (dalla capacità di 160mila barili al giorno) in uno stabilimento per gli oli vegetali idrotrattati da 500mila tonnellate all’anno.

All’inizio del 2021 la raffineria di Grandpuits (da 93mila barili al giorno) smetterà di processare petrolio per essere convertita in una bioraffineria entro il 2024. Total concentrerà la maggior parte degli investimenti downstream – ovvero le attività “a valle” della filiera del petrolio: raffinazione, stoccaggio, trasporto, distribuzione – nel complesso chimico localizzato tra Francia, Belgio, Arabia Saudita, Qatar, Corea del sud e Stati Uniti.

LE INTENZIONI DI BP

La società britannica BP prevede di ridurre la propria capacità di raffinazione dagli attuali 1,7 milioni di barili al giorno ad 1,5 milioni nel 2025 fino ad 1,2 milioni nel 2030. Aumentando, nel contempo, l’output di biodiesel e di biojet.

E NEGLI STATI UNITI?

Rispetto alle “colleghe” europee, l’approccio delle compagnie petrolifere statunitensi alla transizione energetica è diverso e non si registrano stravolgimenti nelle loro strategie per il downstream.

ExxonMobil ha fatto sapere che si concentrerà sull’integrazione tra le raffinerie e gli impianti chimici. Circa l’80 per cento della capacità di raffinazione di Exxon (4,5 milioni di barili al giorno) è già integrata con gli stabilimenti per i prodotti chimici e i lubrificanti.

L’altra major petrolifera americana, Chevron, ha acquistato nel 2019 la raffineria di Pasadena, in Texas (100mila barili al giorno), per integrarla con la propria produzione di petrolio nel bacino Permiano. Benché la compagnia non parli di bioraffinerie, a partire dalla prima metà del 2021 intende comunque iniziare a produrre biodiesel nello stabilimento di El Segundo, in California, utilizzando le infrastrutture esistenti.

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