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Carbone

Recovery plan, Arrigoni: piano condizionato dall’ambientalismo ideologico

Il senatore in Aula: Essendo globale la competitività, globale deve essere la lotta ai cambiamenti climatici, non deve farla solo l’Europa responsabile del 10% di emissioni

“Gran parte dei 209 miliardi” del recovery Fund “sono prestiti da rimborsare che sommati ai 100 di debito contratto in questi mesi dal governo sono un fardello che viene scaricato sulle spalle delle prossime generazioni”. Lo ha detto il senatore della Lega Paolo Arrigoni intervenendo in Aula al Senato sulle linee guida del governo per i fondi europei del Recovery Fund. Arrigoni ha ricordato che il 37% delle risorse devono riguardare la transizione verde.

Tuttavia, ha aggiunto “per finanziare il pacchetto recovery verranno introdotte nuove imposte come la plastic tax e sottratti soldi da altri programmi europei. Siamo preoccupati perché leggendo le linee guida notiamo che il Pnrr sta diventando un libro dei sogni: sono assenti obiettivi strategici come l’abbassamento delle bollette energetiche e la minore dipendenza energetica dall’estero. Troppi gli indirizzi generaci mancano le priorità e l’analisi delle tante criticità nel paese, temiamo una distribuzione a pioggia”.

“Finanzierete ancora i monopattini cinesi che deturpano la città” e “metterete soldi per la mobilità elettrica” e “vi siete inventati finanziamenti come il retrofit elettrico”. “Siamo anche preoccupati per la decisione dell’Ue di voler ridurre ulteriormente le emissioni di Co2 al 2030. Il nuovo obiettivo stravolgerà il Pniec ma soprattutto impatterà sui piani industriali delle imprese mettendo in pericolo i posti di lavoro”, ha aggiunto Arrigoni.

“Essendo globale la competitività, globale deve essere la lotta ai cambiamenti climatici, non deve farla solo l’Europa responsabile del 10% di emissioni – ha aggiunto l’esponente del Carroccio -. Il contenuto delle linee guida è miope perché su economia circolare e gestione dei rifiuti insistete nel non voler colmare il pesante gap impiantistico. Di questo passo tra dieci anni non avremo tir a idrogeno verde ma tir che si muoveranno dal sud al nord che inquineranno per trasformare i rifiuti. Sull’idrogeno verde bene la ricerca e sviluppo ma non prendiamo in giro perché questo vettore sarà disponibile su scala industriale tra qualche lustro e nel frattempo? Irresponsabilmente ignorate il ruolo del gas rallentando così la transizione energetica ma che vi piaccia o no la transizione passa anche per il gas di cui importiamo il 97% del fabbisogno. Se poi pensate di riconvertire entro il 2025 le centrali a carbone con le sole fonti rinnovabili siete degli illusi. A proposito di fonti rinnovabili siamo molto lontani dal raggiungere gli obiettivi al 2030 figurarsi quando saranno alzati. Le aste per gli incentivi sono un flop e confermano il fallimento del decreto semplificazione. Anche su efficienza energetica degli edifici e superbonus invito alla prudenza: da quando sono stati lanciati i cantieri sono fermi, non basta la proroga emergono procedure troppo complesse ed elevati rischi per beneficiari, tecnici e imprese”.

“Grave errore sostenere solo per l’elettrico e non fare nulla per i combustibili low carbon. La sostenibilità non può essere appannaggio di un solo settore. Abbiamo l’industria della raffinazione che volete affossare che è stata strategica durante il lockdown e che deve essere sostenuta per la riconversione verso la sostenibilità. Non volete incentivare il teleriscaldamento quando il riscaldamento domestico è la principale causa dell’inquinamento nelle città”, ha aggiunto Arrigoni.

Insomma, “i vostri no improntati alla decrescita felice impediscono gli investimenti e frenano la resilienza e la capacità di ripresa del paese. Il piano sarà condizionato dal mainstream dell’ambientalismo ideologico e catastrofico dal gretinismo imperante in grado di influenzare persino le quotazioni in borsa delle società. Rischiate di ostacolare transizione energetica e progresso sprecando risorse a vantaggio di pochi”

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