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Combustibili Fossili

Report GECO: entro il 2050 il commercio di combustibili fossili crollerà e aumenterà l’autosufficienza energetica

Secondo il Global Energy and Climate Outlook, la maggior parte delle regioni ridurrà la propria dipendenza dall’energia importata, portando ad un aumento globale dell’autosufficienza energetica

Limitare il riscaldamento globale a 1,5°C fa diminuire le emissioni mondiali dell’85% entro il 2050 rispetto ai livelli odierni. È quanto emerge dall’ultima edizione del rapporto annuale Global Energy and Climate Outlook (GECO).

La quota di combustibili fossili nel commercio globale di energia diminuirà dell’80% nel 2050 rispetto ad oggi. Nonostante l’aumento della domanda, in particolare per i trasporti, secondo lo studio la quota di idrogeno e di carburanti derivati (i cosiddetti “e-carburanti”) nel consumo totale di energia finale globale resterà bassa nel 2050, rispettivamente al 7% e al 5%.

La modellazione, effettuata per diversi scenari, rileva che le emissioni globali non sono ancora sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi di temperatura dell’accordo di Parigi. Sia lo scenario di riferimento – che cattura l’attuale panorama politico – sia lo scenario dei contributi determinati a livello nazionale e delle strategie a lungo termine, considerando inoltre gli obiettivi climatici attualmente annunciati a livello globale, non riescono a frenare l’aumento della temperatura a 1,5°C.

Tuttavia, nel 2021 sono stati compiuti alcuni progressi: l’azione politica sui grandi emettitori e la continua riduzione dei costi e la diffusione di tecnologie a basse emissioni limitano l’aumento della temperatura nello scenario di riferimento a 3,0°C entro la fine del secolo, un miglioramento rispetto all’aumento della temperatura di quasi 3,2°C previsto dal report GECO del 2021.

L’OBIETTIVO DEGLI 1,5°C E IL COMMERCIO DI ENERGIA

I combustibili fossili rappresentano attualmente la quasi totalità del commercio globale di energia diretta (dati 2015). Il petrolio rappresenta quasi il 60% del totale dell’energia scambiata direttamente, seguito dal gas (25%) e dal carbone (15%). Nello scenario di 1,5°C, il prossimo decennio deve essere incentrato sull’eliminazione graduale dei combustibili fossili, sull’accelerazione della diffusione delle energie rinnovabili e sull’elettrificazione della maggior parte della domanda finale.

Il sistema energetico subisce un’importante ristrutturazione, con i combustibili fossili che riducono la loro quota collettiva nel mix globale di energia primaria al 21% entro il 2050, mentre solare, biomasse ed eolico diventano le forme dominanti di approvvigionamento di energia primaria.

L’AUMENTO DELL’AUTOSUFFICIENZA ENERGETICA

La diffusione e l’elettrificazione interna delle energie rinnovabili riduce la domanda di combustibili fossili, che a sua volta riduce la necessità di commerciarli. Questa tendenza vede la maggior parte delle regioni ridurre la propria dipendenza dall’energia importata, portando ad un aumento globale dell’autosufficienza energetica.

In uno scenario di 1,5°C, il commercio di energia sta subendo cambiamenti significativi. Il commercio di carbone risente maggiormente dello sforzo di decarbonizzazione, con volumi globali del combustibile fossile scambiato ridotti dell’88% rispetto allo scenario di riferimento al 2050. Il commercio di petrolio si riduce del 59% e il gas fossile del 74%. Si prevede che il commercio di vettori energetici a basse emissioni di carbonio – come biomassa, biocarburanti, idrogeno ed e-carburanti – aumenterà, ma questi flussi commerciali non raggiungono i volumi commerciali dei combustibili fossili.

Oltre al commercio diretto di vettori energetici (carbone, petrolio, gas o idrogeno), il rapporto tiene traccia anche dell’energia incorporata nei beni scambiati a livello internazionale. L’energia incorporata di un prodotto rappresenta tutta l’energia che è stata utilizzata lungo l’intera catena del valore per produrlo.

Oltre il 60% dell’energia incorporata che oggi viene scambiata attraverso i confini internazionali si trova in prodotti di industrie manifatturiere ad alta intensità energetica e di altro tipo. Si prevede che l’intensità energetica dei beni scambiati diminuirà sostanzialmente nello scenario di 1,5°C, poiché la composizione dell’energia incorporata nel 2050 passerà da quella dominata dai combustibili fossili di oggi a quella di elettricità prevalentemente rinnovabile.

IL RUOLO DELL’IDROGENO

Nel 2050 l’idrogeno verrà utilizzato principalmente nei trasporti, rappresentando il 78% della domanda totale nello scenario di 1,5°C, con il gas che verrà utilizzato sia direttamente che come input per produrre e-carburanti. Nel 2050, metà dell’approvvigionamento globale di idrogeno proverrà da fonti rinnovabili e il 25% dal nucleare. La produzione di idrogeno da combustibili fossili con cattura e sequestro del carbonio (CCS) sarà al 13%.

L’idrogeno e gli e-fuel saranno utilizzati nei settori stradale, aereo e marittimo. Nel trasporto su strada, secondo lo studio, entro il 2050 i veicoli a celle a combustibile a idrogeno (HFCV) rappresenteranno rispettivamente il 10% e il 28% della flotta di auto e veicoli pesanti (HDV).

La maggior parte della domanda di idrogeno verrà soddisfatta dalla produzione interna e la maggior parte della piccola quota scambiata arriverà tramite gasdotti, principalmente dalle regioni limitrofe. Nel 2050 solo il 12% di tutto il commercio avverrà via nave. Si prevede infine che, sempre nel 2050, la quota di idrogeno prodotto e consumato nell’Unione europea sarà dell’83%.

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