“Nell’ipotesi di progressiva riduzione del prezzo di mercato dell’energia elettrica da 100 €/MWh nel 2024 a 70 €/MWh nel 2030 (e poi costante per gli anni a seguire)”, evidenzia Arera “emerge che la parte preponderante di tale impatto (sia in termini di entità che di durata) deriva dai feed in premium costanti assegnati agli impianti fotovoltaici”.
I costi derivanti dall’incentivazione delle fonti rinnovabili per l’anno 2023 sono pari a circa 7,1 miliardi di euro. Essi sono risultati in aumento rispetto ai circa 6,4 miliardi del 2022 in quanto” “dipendono in parte dai prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica (che si sono ridotti rispetto all’anno 2022)”. Ma per il futuro è lecito aspettarsi “un andamento complessivo intorno a 8,5-9,5 miliardi di euro l’anno, del gettito necessario per il Conto per nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate, fino al 2031”. È quanto emerge dai dati di Arera che ha pubblicato una relazione con un’analisi dettagliata degli strumenti di sostegno alle fonti rinnovabili e dei relativi effetti sulla collettività per l’anno 2023.
LA RELAZIONE ARERA
Arera ha ricordato come negli anni precedenti, il Conto per nuovi impianti da fonti rinnovabili e assimilate è stato anche utilizzato per coprire i costi derivanti dall’erogazione degli strumenti incentivanti previsti per le fonti assimilate (ai sensi del provvedimento Cip 6/92), terminati nel 2021, per gli impianti di cogenerazione abbinati al teleriscaldamento, terminati nel 2020, e per la
frazione non biodegradabile dei rifiuti, terminati nel 2020.
CON I REGIMI SPECIALI IMPATTO FINO A 7,3 MLD NEL 2023
Aggiungendo anche i regimi commerciali speciali, si evidenzia l’andamento negli ultimi anni dell’impatto sul Conto per nuovi impianti da fonti rinnovabili e assimilate. “In particolare, per l’anno 2023, tale impatto è stato pari a circa 7,3 miliardi di euro”, ha spiegato Arera nella relazione.
NEGLI ULTIMI 6 ANNI, SI NOTA UN LIEVE AUMENTO DEI COSTI DI INCENTIVAZIONE NEL 2020 E UNA MARCATA RIDUZIONE NEL 2022
“A fronte di piccole variazioni di energia elettrica incentivata negli ultimi 6 anni, si nota un lieve aumento dei costi di incentivazione nel 2020 a causa della riduzione del prezzo di mercato dell’energia elettrica, e una marcata riduzione nel 2022 a causa dell’aumento del prezzo di mercato dell’energia elettrica”. Nel 2023, “nonostante l’azzeramento degli incentivi sostitutivi ai certificati verdi, vi è stato un aumento dei costi rispetto al 2022 per effetto dell’abbassamento dei prezzi di mercato dell’energia elettrica (che incide sulle feed in tariff e sulle altre tipologie di feed in premium)”.
LE ATTESE DI COSTO DEGLI INCENTIVI PER I PROSSIMI ANNI
Per quanto riguarda invece le attese di costo degli incentivi per i prossimi anni, “occorre tenere conto della produzione effettiva degli impianti ammessi a beneficiare degli incentivi (che dipende dall’effettiva disponibilità della fonte), del periodo di diritto all’incentivo e delle caratteristiche dei diversi strumenti incentivanti. Più in dettaglio: il provvedimento Cip 6 ha terminato i suoi effetti nel 2021; l’energia elettrica che beneficia degli incentivi sostitutivi dei CV sarà in marcata riduzione per effetto del progressivo termine del periodo incentivante per i produttori che hanno ottenuto tale diritto, fino ad azzerarsi nel 2028. Il valore unitario degli incentivi è correlato al prezzo medio di mercato dell’anno precedente: per questo motivo, anche se l’energia elettrica incentivata si ridurrà nel 2024, il costo per la collettività sarà maggiore nel 2024 rispetto al 2023; l’energia elettrica che beneficia delle feed in tariff di cui alla legge 244/07 è stazionaria fino al 2024 e, successivamente, sarà in riduzione a decorrere per effetto del progressivo termine del periodo incentivante per i produttori che hanno ottenuto tale diritto, fino ad azzerarsi nel 2028. Il costo per la collettività di tale strumento incentivante dipende dai prezzi di mercato all’ingrosso dell’energia elettrica (per questo motivo, a sostanziale parità di energia incentivata, è superiore nel 2023 rispetto al 2022, anno in cui è diventato negativo in quanto i ricavi di vendita di tale energia da parte del GSE hanno superato i costi sostenuti per il ritiro; è anche atteso superiore nel 2024 rispetto al 2023); l’energia elettrica che beneficia dei feed in premium fissi (prodotta da impianti fotovoltaici ammessi ai primi 4 conti energia) è attesa stazionaria fino al 2026; inizierà quindi a diminuire all’inizio lievemente, poi in modo molto rilevante dopo il 2030 fino ad azzerarsi nel 2033. Il costo per la collettività di tali strumenti incentivanti, non dipendendo dai prezzi di mercato all’ingrosso dell’energia elettrica, resterà pari o prossimo a 6 miliardi di euro annui almeno fino al 2028; l’energia elettrica che beneficia del V conto energia per impianti fotovoltaici è stabile fino al 2033, mentre l’energia elettrica che beneficia dei più recenti strumenti incentivanti (di cui ai decreti interministeriali 6 luglio 2012, 23 giugno 2016 e 4 luglio 2019) è attesa complessivamente in crescita per effetto dell’entrata in esercizio dei nuovi impianti ammessi a beneficiare del più recente decreto. Il costo per la collettività dipende dai prezzi di mercato all’ingrosso dell’energia elettrica.
“Nell’ipotesi di progressiva riduzione del prezzo di mercato dell’energia elettrica da 100 €/MWh nel 2024 a 70 €/MWh nel 2030 (e poi costante per gli anni a seguire)”, evidenzia Arera “emerge che la parte preponderante di tale impatto (sia in termini di entità che di durata) deriva dai feed in premium costanti assegnati agli impianti fotovoltaici”.
RAGIONEVOLE ATTENDERSI UN ANDAMENTO COMPLESSIVAMENTE STABILE, INTORNO A 8,5-9,5 MILIARDI DI EURO L’ANNO
Nel frattempo, i decreti su autoconsumo diffuso, agrivoltaico e i prossimi decreti cd. FER 2 e cd. FER X “inizieranno a trovare attuazione: ad eccezione dell’autoconsumo diffuso, essi prevedono esclusivamente strumenti di tipo feed in tariff e feed in premium variabile a due vie, cioè strumenti che consentono di stabilizzare i ricavi dei produttori per tutto il periodo di diritto e, al tempo stesso, consentono di stabilizzare anche i costi complessivamente sostenuti dai clienti finali. Il loro impatto sulla collettività sarà correlato alla data di entrata in esercizio degli impianti ammessi a beneficiare degli strumenti di sostegno da essi previsti. Pertanto, ipotizzando che le tariffe spettanti previste dai nuovi strumenti incentivanti saranno superiori rispetto ai prezzi all’ingrosso attesi per l’energia elettrica, è presumibile attendersi che tali nuovi strumenti comporteranno un graduale aumento del gettito necessario per il Conto per nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate negli anni in cui tale gettito è in riduzione per effetto del progressivo termine del periodo di diritto agli strumenti incentivanti vigenti. Da ciò, seppur con le incertezze derivanti dall’andamento dei prezzi di mercato dell’energia elettrica, appare ragionevole attendersi un andamento complessivamente stabile, intorno a 8,5-9,5 miliardi di euro l’anno, del gettito necessario per il Conto per nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili e assimilate, fino al 2031 (anno in cui comincerà a risultare evidente il calo del gettito necessario, in assenza di ulteriori strumenti incentivanti che dovessero essere ipotizzati dopo quelli attualmente in corso di emanazione) per effetto del termine del periodo di diritto dei feed in premium costanti degli impianti fotovoltaici”, ha concluso Arera.