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Polemica Sui Rigassificatori

Rovigo, Ravenna, Piombino. Che succede sul fronte dei rigassificatori

Bonaccini punge Meloni dopo il no all’impianto in Toscana. Ma la polemica si espande per le autorizzazioni. Fatti e scenari

Il tema dei rigassificatori è di nuovo caldo. Con la guerra in Ucraina, ormai è noto, una delle strade più pensate e più battute ha cominciato ad essere quella del Gnl. Con il governo Draghi da subito molto attivo nel consolidare e sbloccare nuove relazioni. Protagonisti: i paesi nordafricani, l’Azerbaigian, gli Stati Uniti. Paesi da cui avere più forniture di gas, in qualunque forma.

Mentre oggi in Ue si vota al pacchetto anti-emissioni del Fit for 55, in Italia infiamma la polemica proprio sugli impianti di rigassificazione.

A ROVIGO AUMENTA LA CAPACITÀ DI IMPORTAZIONE

C’è il caso di Rovigo, anzitutto. Dove “l’Adriatic Lng, la società che dal 2009 gestisce il grande rigassificatore in mezzo all’Adriatico di fronte alla costa ha appena ottenuto l’autorizzazione per aumentare da 8 a 9 miliardi di metri cubi l’anno la capacità di importare metano liquido”, riporta il Sole 24 Ore. Sono stati stanziati 150 milioni circa per aumentare fino a 11 miliardi i metri cubi annui di flusso in entrata. Numeri importanti che prospettano uno scenario positivo.

Nel quale però il bastone tra le ruote non manca, mai. Il problema è quello delle autorizzazioni: “Per adeguare la colossale isola rigassificatrice a 20 chilometri al largo del delta del Po bisognerà aspettare il momento in cui ci sarà la fermata per la manutenzione periodica, cioè il 2025”. E allora, il gruppo che gestisce il rigassificatore vuole ottenere la procedura di semplificazione dedicata alle Frsu dal decreto Energia.

LA CORSA ALLA RIGASSIFICAZIONE: GLI ALTRI CASI

Ma non c’è solo Rovigo. “Una sorta di conflitto dai risvolti ancora imprevedibili – scrive MF – è in corso tra gli impianti onshore e offshore già esistenti, e quelli offshore galleggianti, i secondi ormai molto più gettonati dei primi”. Attualmente, oltre all’Adriatic Lng, il nostro paese può contare su Livorno, dove c’è l’impianto Olt da 3,7 miliardi di metri cubi l’anno. Poi c’è Panigaglia, con 3,4 miliardi di mc di capacità massima. “Dalla primavera 2023, dovrebbe entrare in attività la Fsru, nave di stoccaggio e rigassificazione, Golar Tundra, grazie all’accordo di acquisto da parte di Snam per 350 milioni di dollari”. E nei piani di Snam c’è un’altra nave.

Infine, c’è il caso di Porto Empedocle. Un “progetto già completo di tutti i permessi che Enel vuole cedere”. Qui i metri cubi di capacità di rigassificazione sarebbero almeno 8 miliardi all’anno. Servono cinque anni per realizzare l’impianto, e un miliardo di euro.

ASSE RAVENNA-PIOMBINO: BONACCINI RISPONDE A MELONI

Tanti casi, insomma. Ai quali si aggiunge, dulcis in fundo, la polemica Ravenna-Piombino. “Mentre Piombino rinuncia, l’Emilia-Romagna è pronta, per ridurre dipendenza energetica e le bollette. A Ravenna vogliamo sia l’hub nazionale per le grandi navi rigassificatrici che traportano gas liquido, sia la realizzazione del più grande parco eolico e fotovoltaico a mare”. Un tweet pungente, quello del presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Il quale ha risposto al no di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni all’impianto di Piombino. La leader del partito conservatore aveva infatti commentato la scelta del comune toscano con parole molto chiare.

“Credo che il sindaco di Piombino abbia ragione a contrastare il rigassificatore. Non bisogna dimenticare che Piombino è una città che ha pagato molto, sulla quale sono state fatte promesse che non sono state mantenute, quindi c’è anche una difficoltà a fidarsi rispetto alle possibili compensazioni” ha detto Meloni. “Noi siamo un partito che difende sempre l’interesse nazionale – ha aggiunto – tuttavia il Governo secondo me dovrebbe seriamente valutare tutte le alternative possibili, perché Piombino è una città che sta cercando di riorganizzarsi anche con una vocazione turistica per superare il suo passato. È chiaro che un problema energetico c’è, ma se ci sono alternative devono dirci quali, se non ci sono devono dimostrarcelo”.

Di tutt’altra idea, invece, è il numero uno di Ravenna Michele de Pascale. Che riguardo la nave rigassificatrice dice: “Non so se la nave rigassificatrice già acquistata verrà a Ravenna o se qui giungerà la prossima. Questo però non ricalibrerà di molto le tempistiche, perché certamente per ora mancano due grandi elementi: un progetto definito di Snam su dove collocarla qui e il commissario per gestirne l’installazione”. E ancora: “Da parte di questa città non viene posto un do ut des. Noi sappiamo che l’emergenza in Italia adesso è sull’energia e siamo la provincia che da sessant’anni vanta la competenza più alta su questo ramo, a livello nazionale. Quindi il nostro ce lo mettiamo, ma quando verranno i progetti nero su bianco allora saremo pronti a discutere anche di compensazioni ambientali. E siamo consapevoli che il rigassificatore porta con sé anche un buon indotto di carattere economico”.

Visioni opposte, progetti, finanziamenti e tempistiche di approvazione. La ruota panoramica sui rigassificatori italiani è tutta qui.

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