Nel 2024 arriva l’alleanza sugli Small modular Reactors europea. Mentre dal Mase hanno confermato che dal lancio di settembre non ci sono state altre riunioni della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile
Il Rinascimento nucleare, questa volta europeo, si prepara a scaldare i motori. L’alleanza sugli Small modular Reactors (Smr) dovrebbe essere lanciata “a inizio 2024” secondo quanto ha annunciato martedì scorso il Commissario per il mercato interno Thierry Breton all’apertura dell’Esposizione mondiale del nucleare a Parigi (WNE).
La data di lancio potrebbe addirittura essere già “febbraio”, secondo l’eurodeputato francese Renew e convinto sostenitore del nucleare Christophe Grudler.
L’iniziativa è stata annunciata per la prima volta dal commissario europeo per l’energia Kadri Simson al Forum europeo sull’energia nucleare di Bratislava all’inizio di novembre. “La Commissione svolgerà tutto il lavoro preparatorio in vista del lancio dell’Alleanza industriale nei prossimi mesi”, aveva affermato.
Insomma, “l’energia nucleare non è più un tabù” nemmeno a Bruxelles come ha detto lo stesso Breton al WNE.
LO SCOPO DELL’ALLEANZA: FARE SISTEMA
Come altre alleanze industriali supervisionate dalla Commissione Ue, lo scopo è quello di riunire operatori industriali esistenti, organizzazioni di ricerca, funzionari governativi e gruppi della società civile per accelerare lo sviluppo del settore.
Inizialmente si prevede che il lavoro dell’alleanza si concentrerà sugli SMR basati su comprovate tecnologie nucleari di terza generazione, spiega Euractiv. Ma “anche se questa alleanza si concentrerà principalmente sugli SMR di terza generazione, riguarderà anche i reattori modulari avanzati (AMR)”, ha confermato Nuclear Europe, l’associazione industriale dell’Ue.
Secondo quanto riferito sempre a Euractiv, la Commissione europea è stata riluttante a includere le tecnologie di quarta generazione nell’alleanza, temendo che possa diventare una “organizzazione di ricerca e sviluppo”.
COME SARÀ STRUTTURATA L’ALLEANZA
Secondo una bozza di organigramma visionata da Euractiv, l’alleanza sarà organizzata in sette gruppi di lavoro: “Sviluppo”, che riunisce utenti finali, fornitori e sviluppatori; “Accettazione pubblica”, che riunisce la società civile, il Comitato economico e sociale europeo e le ONG; “Finanziamento”, che riunisce Stati membri e sviluppatori; “Fuel Cycle”, che riunisce anche gli Stati membri e gli sviluppatori; “Forza lavoro e competenze”, che riunisce attori e sviluppatori della filiera; “Ricerca”, che riunisce coloro che sono coinvolti nella comunità di ricerca e sviluppo, nella comunità industriale e nei soggetti concedenti la licenza; “Sicurezza”, i cui membri devono ancora essere definiti.
Questi gruppi poi dovrebbero essere supervisionati da un consiglio composto dagli Stati membri dell’Ue, dal Gruppo europeo di regolamentazione della sicurezza nucleare (ENSREG) e da un comitato direttivo composto da Europa nucleare e dalla Piattaforma tecnologica per l’energia nucleare sostenibile (SNETP), il tutto con il supporto della Commissione Europea.
LAVORI IN CORSO SULL’ALLEANZA
Per quanto riguarda il lavoro dell’alleanza, può essere suddiviso in quattro fasi, le prime due dedicate alla progettazione del progetto, la terza al Demonstrator e l’ultima al Deployment. Per ora, l’attenzione è concentrata sulla raccolta del lavoro già svolto a partire dal pre-partenariato del 2021.
L’eurodeputato francese Grudler difende anche l’idea che i CGO potrebbero eventualmente essere sostenuti da un importante progetto di comune interesse europeo (IPCEI) per facilitarne il finanziamento senza correre il rischio di infrangere le norme UE sugli aiuti di Stato.
Si guarda con interesse alla data del 14 dicembre quando ci sarà il voto del Parlamento europeo sull’iniziativa SMR presentato dal deputato conservatore sloveno Franc Bogovič. “Sarà anche la prima volta dall’inizio del mandato del Parlamento europeo che verrà messo ai voti un testo sul nucleare al 100%”, ha osservato Grudler. “Se il voto fallisse, non sono sicuro che la Commissione europea vorrà lanciare un’iniziativa del genere prima della fine del suo mandato”.
E L’ITALIA?
A fine settembre l’Italia ha varato la piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile, fortemente voluta dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin con la partecipazione di enti pubblici di ricerca, di esponenti del mondo delle università, di associazioni scientifiche, di soggetti pubblici operanti nel settore della sicurezza nucleare e del decommissioning, nonché di imprese che hanno già in essere programmi di investimento nel settore nucleare, nella produzione di componenti e impianti e nelle applicazioni mediche nel settore nucleare.
Le proposte per un percorso finalizzato alla possibile ripresa dell’utilizzo dell’energia nucleare in Italia dovrebbero essere elaborate entro 6 mesi. Ed, entro 7 mesi, andrà redatto un documento completo della roadmap per poi arrivare all’elaborazione delle linee guida con azioni, risorse, investimenti e tempi entro 9 mesi, come scriveva a settembre Il Sole 24 Ore e anche Energia Oltre. Ma per il momento dell’iter si sono perse le tracce.
DA SETTEMBRE NON CI SONO STATE ALTRE RIUNIONI DELLA PIATTAFORMA PER UN NUCLEARE SOSTENIBILE DEL MASE
Da settembre, infatti, non ci sono state novità: interpellati da Energia Oltre dal ministero hanno confermato che non ci sono state altre riunioni della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile mentre siamo in attesa di sapere se i gruppi di lavoro sono stati formati e chi vi fa parte.
L’Italia riparte sul nucleare. Ecco come si superano i referendum
Nonostante ciò, le industrie si stanno muovendo: qualche settimana fa Ansaldo Nucleare, Enea, Raten, Sck Cen and Westinghouse hanno siglato un Memorandum of Understanding per dare una spinta decisiva all’implementazione dei Lead-Cooled Small Modular Reactors. Un accordo che ha fatto nascere, in concreto, un campione europeo della Lead Fast Reactor Technology: un cluster di enti che uniscono le loro competenze ineguagliabili in Europa in un settore che nessun altro può rivendicare.
LA DICHIARAZIONE SUL NUCLEARE DI COP28
Intanto, questo fine settimana alla COP28 un gruppo di ventidue paesi – capeggiato dagli Stati Uniti e comprendente anche Francia, Svezia, Regno Unito, Paesi Bassi, Polonia, Giappone e Corea del sud – ha firmato una dichiarazione di sostegno al nucleare: l’obiettivo è favorire gli investimenti nell’energia atomica e permettere la triplicazione della capacità globale entro il 2050, in modo da raggiungere gli obiettivi per la riduzione delle emissioni, scrive Start Magazine.
Anche l’Agenzia internazionale dell’energia pensa che il nucleare – che produce elettricità in maniera continuativa e senza emettere CO2 – sia necessario per la transizione ecologica e per il rispetto dei target climatici. In diversi paesi, tuttavia, la costruzione delle centrali è complicata per via dello scetticismo popolare legato alle scorie e alla sicurezza, o anche per via dei ritardi e dei costi maggiorati di alcuni progetti (l’ultimo esempio è quello del reattore Unit 3 nel sito di Vogtle, negli Stati Uniti).
PERCHÉ L’ITALIA NON HA FIRMATO LA DICHIARAZIONE PRO-NUCLEARE
L’Italia non rientra tra i paesi firmatari della Declaration to Triple Nuclear Energy probabilmente perché l’energia nucleare è un tema molto controverso nel dibattito pubblico e politico, che risente ancora dei risultati dei referendum del 1987 e del 2011.
URSO: SU FUSIONE NUCLEARE OBIETTIVO 2050, SMR PRONTI NEL 2030
Ieri il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in un’intervista al ‘Messaggero’ in vista dell’imminente missione in Giappone per presentare il Piano italiano per la microelettronica, ha ribadito che l’obiettivo “è accelerare sulla fusione nucleare per centrare l’obiettivo nel 2050. Con il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin siamo d’accordo sullo sviluppo di un Piano che parta dalla formazione, dalla ricerca, e quindi dallo sviluppo della tecnologia sul nucleare avanzato, pulito e sicuro”.
“La terza generazione avanzata, con i piccoli reattori modulari, dovrebbe essere pronta nel 2030, mentre la quarta forse nel 2040. È indispensabile una programmazione ultradecennale che vada oltre anche i cambi di governo”, ha concluso osservando che sul nucleare “l’Italia è indietro, ma le imprese italiane sono avanti. In questi anni hanno continuato a sviluppare il settore all’estero”.