Nel 2022, i SAD registrano un incremento di 3,2 miliardi di euro dovuto prevalentemente alla crisi energetica e all’instabilità dell’approvvigionamento delle fonti fossili
La stima del Catalogo su dati del 2022 è di 20,3 miliardi di euro per i Sussidi Ambientalmente Favorevoli (SAF) – contro i 19,8 del 2021 -, di 24,2 miliardi di euro per i Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) – erano 21.018 l’anno precedente – e di 13,8 miliardi di euro per i Sussidi Ambientalmente Incerti (SAI) – 12,8 mld nel 2021-. Infine, i sussidi alle fonti fossili (Fossil Fuel Subsidies – FFS) sono 17,1 miliardi di euro. La È quanto emerge dalla sesta edizione del Catalogo dei Sussidi ambientali nella relazione alle Camere e al Cite che ha preso in esame 183 incentivi con impatto ambientale che hanno registrato un effetto finanziario nel corso del 2022.
NEL 2022 INCREMENTO DI 3,2 MLD DEI SAD PER VIA DELLA CRISI ENERGETICA E DELL’INSTABILITÀ DELL’APPROVVIGIONAMENTO DELLE FONTI FOSSILI
Nel 2022, i SAD registrano un incremento di 3,2 miliardi di euro dovuto prevalentemente alla crisi energetica e all’instabilità dell’approvvigionamento delle fonti fossili; i sussidi imputabili dell’incremento sono prevalentemente l’Esenzione dall’accisa sui prodotti energetici impiegati come carburanti per la navigazione aerea diversa dall’aviazione privata da diporto e per i voli didattici (EN.SI.04) +0,7 miliardi di euro; IVA agevolata per l’energia elettrica per uso domestico (IVA.07) +1,3 miliardi di euro; Rilascio delle quote assegnate a titolo gratuito EN.SD.01 +1,3 miliardi di euro.
MAGGIOR PARTE DEI SAD RIFORMABILI
La maggior parte dei Sussidi Dannosi Ambientali (SAD) “sono comunque riformaibili a livello nazionale con 20 miliardi di euro di SAD di cui 10,7 riguardano il Testo Unico dell’IVA e 6,2 i sussidi energetici inefficienti e alle fonti fossili”, ha sottolineato il Mase nel report.
LE CONCLUSIONI DEL MASE
“L’analisi dei dati della sesta edizione per il 2022 ha riconfermato l’andamento per cui la maggior parte dei sussidi ambientali sono caratterizzati da una breve finestra temporale e un limitato effetto finanziario. Secondo il Rapporto MEF sulle spese fiscali del 2023, dal quale il Catalogo trae la maggior parte delle misure, l’Italia si caratterizza per avere molte spese fiscali con un valore medio molto basso, un numero di beneficiari molto contenuto e molte voci con importi trascurabili o non stimabili – si legge nelle conclusioni del Report -. Secondo il MEF, la ‘politica economica’ delle spese fiscali, più che agli obiettivi tributari, di efficienza o distributivi, è orientata al processo di scambio con i gruppi di pressione. Principalmente in questo quadro si incardina la riforma dei SAD, da intendersi come un percorso pluriennale per la razionalizzazione dei sussidi ad impatto ambientale e con l’impegno a intraprendere, sulla base del quadro giuridico esistente, una mappatura della programmazione temporale che ne stabilisca gli attori, le modalità e le scadenze”.
La linea dell’Italia sulla riforma fiscale ambientale si basa su tre principi: 1.“principio di gradualità”, cioè prevedere un corretto lasso di tempo durante il quale ridurre il sussidio statale, fino alla definitiva eliminazione, per dar tempo ai settori produttivi di trovare ed implementare alternative con un impatto sull’ambiente minore o trascurabile; 2. “principio di compensazione”, vale a dire prevedere misure transitorie compensative per i settori sottoposti alla riduzione dei sussidi statali, soprattutto nei casi in cui l’eliminazione dell’esenzione si tradurrebbe in una perdita di competitività con conseguenze sullo sviluppo economico e sull’occupazione; 3.“principio di semplificazione”, cioè prevedere la riforma di tutte le misure con un effetto finanziario di dimensione ridotta e/o con un impatto economico dubbio. Negli ultimi anni, anche a livello nazionale è cresciuto l’interesse per il Catalogo in seguito all’evolversi delle politiche fiscali, con la riforma europea dell’IVA, la revisione dei sussidi alle fonti fossili e alle mobilità sostenibili e, in particolare, con i nuovi obiettivi di indipendenza energetica del RePowerEU integrati nel PNRR lo scorso febbraio”.
“Proprio in vista e con l’obiettivo di effettuare una riforma unitaria, sarà decisivo adottare un approccio basato sulla coerenza delle politiche che possa facilitare il dialogo tra i diversi attori del sistema di governance attuale e il coordinamento tra le diverse linee di lavoro descritte nei capitoli precedenti. Tali politiche sono accomunate dal medesimo obiettivo di rimodulazione dei sussidi e formulazione delle relative proposte di alternative sostenibili e di reindirizzamento del gettito evitato o modificato”, ha concluso il report.