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Usa: Dai Dem un ‘conto’ da 500 mld di danni al clima per le compagnie petrolifere

La bozza di piano di Van Hollen, intitolata Polluters Pay Climate Fund Act, richiede che i più grandi estrattori di combustibili fossili e raffinerie Usa facciano confluire in un Fondo per il clima, una somma pari a una percentuale delle loro emissioni globali.

Il pacchetto di aiuti economici del presidente Joe Biden che dovrebbe aiutare gli Stati Uniti, tra le altre cose, a migliorare il suo livello infrastrutturale e la spinta ‘green’ del paese, potrebbe presto veder ampliata la sua già cospicua somma di 500 miliardi di dollari. I Democratici più progressisti del Senato hanno infatti preso di mira le grandi compagnie che si occupano di combustibili fossili – non solo compagnie petrolifere quindi – per aiutare a finanziare iniziative sul clima.

LA MOSSA DEL SENATORE VAN HOLLEN

Alla guida di questa crociata c’è il senatore Chris Van Hollen che ha intenzione di chiedere 500 miliardi di dollari in tasse nei prossimi 10 anni. A sponsorizzare questa iniziativa ci sono anche Bernie Sanders, presidente della commissione Bilancio Usa ed Elizabeth Warren.

COSA DICE IL PIANO

La bozza di piano di Van Hollen, intitolata Polluters Pay Climate Fund Act, richiede che i più grandi estrattori di combustibili fossili e raffinerie di petrolio con sede negli Stati Uniti e le società di proprietà straniera che operano negli Usa facciano confluire in un Fondo per il clima, una somma pari a una percentuale delle loro emissioni globali. Il Fondo verrebbe quindi utilizzato per finanziare un’ampia gamma di sforzi per affrontare il cambiamento climatico, come si legge sulla pagine web dello stesso senatore.

Più precisamente i finanziatori del Polluters Pay Climate Fund sarebbero gli estrattori di combustibili fossili e le raffinerie di petrolio con sede negli Stati Uniti e quelle società di proprietà straniera che operano negli Stati Uniti e che sono state responsabili di almeno lo 0,05% delle emissioni totali di anidride carbonica e gas metano tra il 1 gennaio 2000 e il 31 dicembre 2019. Ciò limiterebbe il numero totale di contribuenti ai 25-30 maggiori inquinatori.

La responsabilità del pagamento si baserebbe su uno standard di responsabilità oggettiva: non sarebbe cioè necessario dimostrare negligenza o illecito intenzionale. La proposta non attribuisce colpe per danni specifici, ma garantisce semplicemente che queste società contribuiscano alla soluzione.

I CHIARIMENTI DEL SENATORE USA

“Il Polluters Pay Climate Fund Act fissa la quota a 500 miliardi di dollari in 10 anni. Il Dipartimento del Tesoro, in consultazione con l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, utilizzerebbe tecniche consolidate per determinare le quote di emissioni sulla base di dati pubblicamente disponibili sulla produzione passata. Se le aziende volessero contestare la determinazione dell’agenzia, avrebbero l’opportunità di farlo. In definitiva, ciascuna delle aziende più inquinanti riceverebbe una fattura dal Tesoro ogni anno per 10 anni che rappresenta una quota proporzionale delle emissioni”, ha spiegato il Senatore.

L’IMPATTO SU EXXONMOBIL, BP, SHELL E CHEVRON

Con una valutazione di 500 miliardi di dollari in 10 anni, i maggiori inquinatori – aziende come ExxonMobil, BP, Shell e Chevron – “verrebbero probabilmente valutati circa 5-6 miliardi di dollari all’anno. Per tutti tranne uno dei cinque maggiori pagatori, ciò equivarrebbe a meno del 3% delle entrate lorde”, ha chiarito ancora.

Se il piano ha qualche possibilità di avanzare o meno non si sa: “I collaboratori del leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer hanno rifiutato di commentare”, ha sottolineato Axios.

POSSIBILE ACCORDO CON IL DEMOCRATICO CONSERVATORE MANCHIN

Van Hollen ha comunque detto che ha intenzione di sedersi con il senatore Joe Manchin (DW.Va.) per discutere l’idea. Manchin è uno dei democratici più conservatori e favorevoli ai combustibili fossili della Camera, e una nota della società di ricerca ClearView Energy Partners dice che probabilmente lo rifiuterà, ha spiegato ancora Axios.

Tuttavia, la costruzione del piano limiterebbe probabilmente il suo effetto sugli interessi dei combustibili fossili attivi nel suo stato, in particolare per i produttori di carbone. Ciò è dovuto alla soglia di emissione per le aziende che devono affrontare tasse ed esenzioni per le aziende in difficoltà finanziarie.

La nota ClearView afferma che, sebbene il piano sia a lungo termine, è “un altro segno che il dibattito sul clima interno potrebbe andare oltre le modalità basate sul mercato del passato e più in profondità in un terreno più orientato al comando”.

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