Oggi parlare di nucleare è solo un esercizio teorico e continuerà ad esserlo ben oltre il 2030. Ma le rinnovabili daranno un contributo determinante in ottica di decarbonizzazione e riduzione dei prezzi energetici. L’analisi di GB Zorzoli sul mensile “Pianeta Terra”.
Nel migliore dei casi si continuerà soltanto a discutere di nucleare ben oltre il 2030. La buona notizia è che non è la panacea di tutti i mali: le rinnovabili possono dare un contributo determinante alla decarbonizzazione e alla riduzione dei prezzi energetici. È quanto emerge dall’analisi pubblicato sul mensile Pianeta Terra di GB Zorzoli, docente al Politecnico di Milano, membro dei Comitati Ingegneria e Tecnologico del CNR e dei Consiglio di amministrazione di Enea ed Enel. Past president del Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica e dell’Associazione Italiana Economisti dell’Energia, è anche membro del Consiglio degli Stati Generali della Green Economy e degli Stati Generali delle Fonti Rinnovabili.
IL NUCLEARE E L’ILLUSIONE DELL’ETERNO PRESENTE
Oggi i micro reattori nucleari sono un’opzione concreta per abbassare i prezzi dell’energia e decarbonizzare l’industria solo per chi vive in un eterno presente, in particolare i giovani, secondo il professore. Infatti, “nella migliore delle ipotesi si continuerà soltanto a discutere del nucleare ben oltre il 2030, secondo Zorzoli.
“Per chi vive in un eterno presente, il grave incidente verificatosi nel 2011 nella centra-le nucleare di Fukushima e la successiva valanga di voti nel referendum che affossò il tentativo di riportare il nucleare in Italia sono caduti nell’oblio o vengono ricordati come un lontano episodio descritto in un libro di storia”, scrive Zorzoli.
GLI OBIETTIVI E I PROPBLEMI
Uno degli ostacoli principali alla crescita del nucleare è la carenza di competenze per realizzare gli elementi di combustibile destinati ad alimentare gli SMR, come documentato dal rapporto “Italian nuclear supply chain for small modular reactors”, recentemente elaborato dal Politecnico di Milano.
“La previsione del Pniec aggiornato, dove ottimisticamente viene indicato l’obiettivo di una capacità nucleare pari a 0,4 GW già installata nel 2035, comporterebbe che verso la fine di questo decennio arrivino sul tappeto i problemi concreti posti da questa tecnologia (in primis sicurezza, impatto territoriale e gestione dei rifiuti radioattivi). Se fosse invece dimostrata la competitività degli Small Nuclear Reacror (SMR), in Italia esisterebbero le competenze tecnologiche e industriali per realizzarli, a partire ovvia-mente dall’Ansaldo Nucleare”, scrive Zorzoli.
IL PIANO DI CONFINDUSTRIA E MELONI
La richiesta di accelerare sul nucleare per abbassare i prezzi dell’energia e aumentare l’autonomia strategia del Paese, fatta propria da Meloni, non cambia il fatto che uno stop alla crescita delle rinnovabili “insieme al processo di decarbonizzazione comprometterebbe anche una parte consistente dell’industria e dei servizi, destinata a perdere competitività nei confronti di analoghi operatori negli altri Paesi sviluppati. A mancare non sono le controindicazioni po-litiche, economiche e tecnologiche in grado i contrastare questa deriva”, scrive Zorzoli.
Le dichiarazioni di Meloni contro il Green Deal “hanno almeno il merito di avere reso esplicita sia la connessione tra rilancio del nucleare e ridimensionamento della crescita delle rinnovabili sia la risoluta volontà di tenere dritto il timone su tale rotta. Aspettare che l’evidenza dei fatti smentisca la narrazione attuale equivarrebbe però ad acconsentire che all’incirca per un decennio sostanzialmente la rotta non cambi”.
NUCLEARE, I MITI
In Spagna la penetrazione delle rinnovabili ha raggiunto un livello tale da determinare il prezzo sul Mercato del Giorno Prima per un numero di ore sufficiente a ridurre quello dei kWh pagati dai consumatori rispetto al passato, quando erano le fonti fossili e nucleare ad assicurare la maggior parte dell’elettricità, sottolinea il professore.
Anche il fatto che il nucleare garantisca autonomia strategica dell’Italia è un mito secondo Zorzoli, “vista la larga dipendenza dall’uranio arricchito importato dalla Rus-sia per fabbricare il combustibile utilizzato nelle centrali nucleari europee”.
100% RINNOVABILI SI PUO’?
Il nucleare non è fondamentale per conseguire la neutralità climatica, secondo Zorzoli, come conferma la versione aggiornata del Pniec tedesco. Piano “che contiene proiezioni fino al 2050, economicamente sostenibili in assenza di impianti nucleari”.
Alla narrazione oggi dominante si stanno contrapponendo gli studi dei gruppi di lavoro istituiti dai promotori dell’Appello per un “100% rinnovabili network”. L’obiettivo è “rendere l’opinione pubblica consapevole della posta in gioco. A mancare, finora, è l’attenzione di almeno una parte significativa del mondo industriale che, pur non direttamente coinvolto nel processo di decarbonizzazione, non si dimostra preoccupato delle negative conseguenze economiche e sociali dell’attuale politica energetico-climatica”, sottolinea Zorzoli.