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Siemens Energy

Tra America e Cina ci sarà competizione anche sul clima

La questione climatica-energetica apre nuovi fronti nella competizione economica e politica tra America e Cina

Sia gli Stati Uniti che la Cina hanno interesse a contrastare i cambiamenti climatici. Si tratta del resto di un fenomeno che non ha confini, come scrive il Diplomat, giornale specializzato in questioni asiatico-pacifiche: le emissioni a Tianjin influenzano le temperature in Texas e viceversa. Per questo motivo, molti vedono nell’azione climatica una delle poche occasioni di cooperazione tra Washington e Pechino, e pensano che l’obiettivo comune per la riduzione delle emissioni di carbonio possa portare i due paesi a definire politiche complementari.

COMPETIZIONE E COOPERAZIONE

La realtà però è più complicata di così, nota bene il Diplomat. Ed è più facile che anche sul clima ci sarà uno scontro piuttosto che una cooperazione. La questione climatica si intreccia profondamente con la competizione tecnologica al centro delle relazioni tra America e Cina, e può pertanto aprire nuovi fronti nello scontro tra le due potenze per il primato economico e l’influenza internazionale.

LA CORSA ALLE TECNOLOGIE PULITE

C’è infatti una “corsa alle tecnologie pulite”, scrive il Diplomat, parlando di come la Cina oggi domini il mercato dei pannelli solari grazie a dispositivi dal basso costo – il frutto di politiche di sussidi statali –, che hanno avuto l’effetto di ridurre il prezzo dell’energia solare ma hanno anche creato delle frizioni commerciali: prima di Donald Trump, già l’amministrazione di Barack Obama aveva imposto dei dazi anti-dumping.

Ci sono poi le batterie, utilizzate nei veicoli elettrici e fondamentali per lo stoccaggio dell’energia prodotta in maniera intermittente dalle fonti rinnovabili. Gli Stati Uniti dipendono pesantemente dalle catene del valore cinesi e vedono questa condizione come un rischio: non a caso, di recente l’amministrazione di Joe Biden ha avviato una revisione delle filiere per le tecnologie critiche per la sicurezza nazionale, batterie incluse.

Le due potenze competeranno sempre più per il primato nell’industria dei veicoli elettrici. Il Diplomat scrive che in America si vende circa la metà delle auto elettriche rispetto alla Cina, e che sulle strade cinesi circolano 421mila dei 425mila bus elettrici di tutto il mondo.

MEDIO ORIENTE E AMERICA LATINA

La competizione per le tecnologie pulite non sarà soltanto bilaterale ma si giocherà anche in mercati terzi situati in regioni tradizionalmente sotto l’influenza di Washington. Ad esempio in Medio Oriente, dove Pechino è il maggiore finanziatore e operatore di progetti di energia rinnovabili in paesi come l’Arabia Saudita, Dubai o l’Egitto. Ma anche in America latina, dove nel 2020 la Cina ha realizzato un quarto di tutte le acquisizioni globali nel settore energetico latinoamericano, investendo soprattutto in Bolivia, Argentina, Cile e Perù, che possiedono oltre la metà delle riserve mondiali di litio, un metallo fondamentale per la realizzazione delle batterie.

Nel 2020 gli investimenti cinesi in energie pulite nel contesto della Belt and Road Initiative – il grande piano infrastrutturale inaugurato nel 2013 – sono ammontati a 11 miliardi di dollari. Di contro, nello stesso gli Stati Uniti hanno destinato 2 miliardi al sostegno di iniziative “verdi” nei paesi in via di sviluppo.

UNA CONCORRENZA SANA

Ma la competizione non deve essere interpretata come un qualcosa di esclusivamente negativo: il Diplomat nota ad esempio che una “sana” concorrenza tra America e Cina permetterebbe di ridurre i costi delle tecnologie pulite e di ridurre i livelli di emissioni di gas serra, a beneficio di tutti.

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