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Co2

Bitonci: si darà attenzione a sicurezza su progetti Ccs Ravenna di Eni e Snam

Nel mondo 21 impianti CCS in attività, 3 in costruzione, 17 in fase avanzata di sviluppo e 24 in fase iniziale.

Il progetto Eni di cattura e stoccaggio di anidride carbonica, denominato CCS Ravenna fase 1 “è riferito all’esecuzione di un programma sperimentale di cattura, trasporto e stoccaggio geologico di anidride carbonica CO2, proveniente dalla centrale di Casalborsetti, per un volume pari a 25.000 tonnellate all’anno, con una durata di iniezione pari ad un massimo di due anni nel complesso di stoccaggio individuato dal livello esaurito del campo Porto Corsini mare Ovest, operante in forza della concessione rilasciata da Eni con decreto ministeriale del 18 giugno del 1998 e prorogata, con decreto ministeriale del 5 aprile 2012, fino al 1° gennaio del 2027”. È quanto ha detto il sottosegretario per le imprese e il made in Italy Massimo Bitonci rispondendo in Aula al Senato rispondendo a un’interrogazione.

PROGETTO CANDIDATO A FINANZIAMENTI EUROPEI

“Innanzitutto, si specifica che il progetto è candidato ad avere lo status di progetto di interesse comune europeo, ovvero di far parte di quei progetti che potranno accedere al bando per l’ottenimento dei finanziamenti del Connecting europe facility, il fondo Ue volto al potenziamento delle infrastrutture energetiche di trasporto digitali che, per il periodo 2021-2027, assegna al settore energetico un budget di 5,8 miliardi di euro”, ha ricordato il sottosegretario.

IL PROGETTO

In particolare, “in collaborazione con Eni e Snam, in un’ottica di condivisione progettuale sovra territoriale, CCS Ravenna fase 1 ha l’obiettivo di sviluppare, nell’area del Mediterraneo, infrastrutture per import export di CO2, ponendo al centro la città di Ravenna e nello specifico i giacimenti gas offshore in via di esaurimento in concessione ad Eni, che sarebbero trasformati in siti per lo stoccaggio di CO2 degli impianti industriali italiani ed esteri”, ha spiegato Bitonci.
L’intervento, pertanto, ha aggiunto il sottosegretario “mira a contribuire alla rimozione delle emissioni, consentendo il trasporto e lo stoccaggio geologico della CO2 catturata dai punti di emissioni industriali a un sito di stoccaggio offshore, atteso che il processo necessita di ulteriori autorizzazioni all’iniezione che, una volta presentate, verranno valutate alla luce della normativa vigente”.

L’ITER DEL PROGETTO

“L’istanza di autorizzazione all’esecuzione del programma – ha ripercorso le tappe Bitonci – è stata presentata al Ministero da Eni il 31 maggio 2021 e l’ufficio competente, a seguito della verifica dei requisiti tecnici ed amministrativi minimi necessari per la ammissibilità dell’istanza stessa, ha dato corso al relativo iter autorizzativo, che ricade nell’ambito di applicazione del decreto legislativo n. 162 del 2011, il quale, in attuazione della direttiva, stabilisce un quadro di misure volte a garantire lo stoccaggio geologico della CO2 in formazioni geologiche idonee”.

Con successive modificazioni “è stato ulteriormente disciplinato che l’autorizzazione venga rilasciata dal Mase, su parere del Comitato ETS e di intesa con la Regione territorialmente interessata, mediante un procedimento unico di conferenze di servizi ai sensi della legge n. 241 del 1990, nel cui ambito vengono acquisiti gli atti di assenso di tutte le amministrazioni e ditte interessate – ha proseguito il sottosegretario -. Inoltre, essendo il volume complessivo di stoccaggio geologico di CO2 inferiore alle 100.000 tonnellate, il predetto iter ha seguito una procedura semplificata, che non richiede l’interrogazione della Commissione europea né gli adempimenti inerenti alla concorrenza né, pertanto, l’assoggettamento a preventiva valutazione di impatto ambientale”.

COMPLETATA PROCEDURA DI RILASCIO AUTORIZZAZIONI

Bitonci ha poi ammesso che è stata completata presso il Ministero “la procedura di rilascio dell’autorizzazione” “in linea con le risultanze favorevoli dell’attività istruttoria, nonché corredata delle prescrizioni espresse nel corso del procedimento, anche in seguito all’avvenuta emanazione, il 21 dicembre 2022, dell’atto d’intesa da parte della regione Emilia Romagna”.

SARANNO VALUTATI EFFICACIA E SICUREZZA DEL SISTEMA

“È necessario specificare che il progetto finalizzato all’acquisizione dei dati tecnici ed economici atti a testare l’efficacia e la sicurezza dell’intero sistema di cattura e stoccaggio per un eventuale sviluppo su scala industriale, ulteriori ampliamenti relativi ai punti di prelievo dell’anidride carbonica connessi ad eventuali successive fasi del progetto saranno debitamente valutati, qualora sottoposti a istanza di autorizzazione sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista procedimentale”, ha avvertito il sottosegretario.

NEL MONDO 21 IMPIANTI CCS IN ATTIVITÀ, 3 IN COSTRUZIONE, 17 IN FASE AVANZATA DI SVILUPPO E 24 IN FASE INIZIALE

Riguardo alla tecnologia Carbon capture and storage (CCS), “non si ritiene di dover trascurare la rilevanza che riveste a livello internazionale nell’ambito degli strumenti finalizzati alla riduzione delle emissioni in atmosfera, anche alla luce della sua migliorata competitività in sede di valutazione economico-ingegneristica rispetto al passato – le parole di Bitonci -. Inoltre, lo stesso comitato Emissions trading scheme (ETS), in premessa al parere rilasciato per il progetto sperimentale oggetto dell’interrogazione, ritiene che, anche per effetto dell’aumento del prezzo dell’anidride carbonica, è ripresa l’attenzione per la tecnologia CCS da parte delle imprese interessate, quale strumento ausiliare per l’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica. D’altra parte, risultano essere presenti nel mondo 21 impianti CCS in attività, 3 in costruzione, 17 in fase avanzata di sviluppo e 24 in fase iniziale. L’Europa, in particolare, annovera in proposito alcuni impianti in attività, segnatamente in Norvegia, e ha in previsione nuovi progetti, alcuni in stato avanzato di programmazione, altri ancora allo studio”.

PROGETTI CCS POSSONO ENTRARE IN PNRR E PNIEC

Va rilevato infine come “i progetti sperimentali di esplorazione e stoccaggio geologico di anidride carbonica possono essere inclusi nel decreto del Presidente del Consiglio come progetti necessari all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima”.
In ultimo, riguardo alla sicurezza e sostenibilità economica del progetto presentato da Eni, “si evidenzia ancora una volta che nel corso del procedimento amministrativo finalizzato al rilascio di autorizzazione sono stati accertati, oltre che i dati concernenti gli aspetti localizzativi, geologici e sismici, anche quelli relativi agli aspetti di sicurezza, attesa la comprovata competenza dei membri componenti la segreteria tecnica del citato comitato ETS in rappresentanza dei Ministri coinvolti dagli istituti di ricerca. Atteso quanto esposto, il progetto in questione potrà eventualmente accedere a forme di finanziamento pubblico soltanto in relazione ai suddetti fondi europei, ovvero nel caso in cui venga inserito nella lista dei progetti di interesse comune europeo”, ha concluso Bitonci.

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