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Canada

Canada, l’Alberta punta sull’idrogeno

Il Canada ha le potenzialità per diventare un grande esportatore di idrogeno. La provincia dell’Alberta, in particolare, già ne produce milioni di tonnellate all’anno

Uno dei paesi produttori di petrolio più colpito dal crollo dei prezzi dei mesi scorsi è stato certamente il Canada. Le prospettive restano tuttavia poco incoraggianti anche ora che il valore del greggio è risalito: soltanto il 16 per cento delle riserve canadesi può essere estratto con profitto con prezzi di 40 dollari al barile.

È una brutta notizia per la nazione: il settore oil & gas vale l’8,6 per cento del PIL e dà lavoro a 530mila persone. Ma lo è ancora di più per l’Alberta, la provincia occidentale dove si concentrano le riserve – le terze più grandi al mondo – e che si fonda sullo sfruttamento delle risorse fossili.

Nel mercato petrolifero l’Alberta è sinonimo di oil sands, sabbie dalle quali si preleva un bitume estremamente viscoso che si è fatto sempre meno attraente per gli investitori: le operazioni di estrazione sono costose e anche molto dispendiose dal punto di vista energetico, mentre il mondo sembra andare in tutt’altra direzione (la neutralità carbonica e la cosiddetta “svolta green”).

IL MOMENTO DELL’IDROGENO

Fino ad ora l’Alberta aveva sempre resistito a mettere in discussione la propria industria energetica. Adesso però la provincia sta pensando di reinventarsi puntando sull’idrogeno, così da scongiurare il rischio di una crisi profonda della propria economia. È infatti possibile che la domanda di petrolio non faccia più ritorno ai livelli precedenti alla pandemia di coronavirus. Tra tutte le qualità di greggio, poi, il bitume “sporco” delle oil sands non sembra avere un futuro molto promettente davanti a sé.

Al contrario, l’idrogeno sta vivendo un momento molto positivo a livello mondiale: c’è un forte (e rinnovato) interesse verso questa fonte, considerata una risorsa chiave nel processo di transizione energetica per la decarbonizzazione dei trasporti e dei processi industriali.

Entro la fine dell’estate dovrebbe entrare in vigore la strategia comprensiva canadese per l’idrogeno, annunciata dal governo federale lo scorso giugno. Anche la provincia dell’Alberta si è dotata di un proprio piano, che verrà rilasciato nei prossimi mesi.

L’Alberta, nota Bloomberg, ha intenzione di puntare sull’idrogeno non per una questione di ambientalismo, ma di sopravvivenza. Per garantirsi, cioè, finanziamenti da parte degli investitori più sensibili alla crisi climatica – quelli che vedono di cattivo occhio le emissioni prodotte dalle oil sands – e per salvaguardare la propria economia da eventuali nuovi crolli dei prezzi del petrolio.

LE POTENZIALITÀ DELL’ALBERTA

Il Canada ha le potenzialità per diventare un grande esportatore di idrogeno. Lo stesso – e forse a maggior ragione – può dirsi per l’Alberta, che già produce milioni di tonnellate di idrogeno all’anno, utilizzandolo però per l’estrazione del bitume dai giacimenti.

La provincia possiede riserve di gas naturale per 31 trilioni di piedi cubici, che possono essere utilizzate per produrre idrogeno. Possiede grandi formazioni geologiche sotterranee adatte allo stoccaggio delle emissioni derivate dal processo. E possiede infine una rete di gasdotti da destinare al trasporto del combustibile.

Secondo uno studio del centro di ricerca sull’energia APERC, pubblicato nel giugno 2018, l’idrogeno prodotto dal Canada è già il secondo più economico al mondo, dopo quello russo.

Nonostante le potenzialità, il successo di questa “riconversione ad idrogeno” dell’Alberta non è affatto scontato: serviranno grandi investimenti ed infrastrutture, innanzitutto, oltre ad una tecnologia che permetta di abbassare i costi di produzione – al momento alti – e di ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica, se non di azzerarle completamente.

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