Advertisement Skip to content
Pitesai

C’è una parte d’Italia che spinge per far ripartire la produzione di gas nazionale

Prove di nuova maggioranze sul gas in Emilia Romagna? Intanto il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per nuove sanzioni alla Russia compreso l’import di energia di gas e petrolio

L’Europa, e anche l’Italia naturalmente, sono nella morsa di una possibile crisi del gas provocata dal conflitto in corso tra Russia e Ucraina. La decisione, com’è noto, è quella di affrancarsi il prima possibile dal combustibile russo. Ma la domanda rimane sempre una: come mai il nostro paese, che gode di ingenti risorse nel sottosuolo, non decide di riprendere le trivellazioni e pompare più gas? Mistero della politica. Ieri intanto ha avuto voto favorevole la risoluzione in Consiglio regionale in Emilia Romagna, una delle regioni più importanti quando si parla di produzione nazionale di gas, affinché la Giunta si impegni in tutte le sedi a sollecitare il governo a riattivare i canali di estrazione in Adriatico, adeguando i piani strategici al Pitesai – il Piano per la transizione energetica sostenibile della aree idonee. A votare per il sì sono stati Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Rete Civica, Partito democratico, Lista Bonaccini. Mentre il voto contrario è arrivato da Emilia-Romagna Coraggiosa, Europa Verde e M5s. Un possibile modello, insomma, per possibili accordi anche nel Parlamento nazionale diversi da quelli dell’attuale maggioranza.

LA RISOLUZIONE DEI CINQUE STELLE CONTRO I NUOVI POZZI BOCCIATA

Proprio i Cinque Stelle hanno presentato, a loro volta, una risoluzione, poi bocciata, per impegnare l’assemblea legislativa e la giunta “ad opporsi all’apertura di nuovi pozzi per l’estrazione di gas in Adriatico”. Una evidente distonia con l’azione del governo centrale che non solo ha deciso di aumentare la produzione di gas nazionale – pompando maggiori quantità di combustibile soprattutto dai pozzi di Argo e Cassiopea – ma si è subito attivata per far arrivare maggiori quantità di combustibile da paesi diversi dalla Russia, come Algeria, Azerbaigian, Qatar, e Usa, solo per citarne alcuni.

BESSI A ENERGIA OLTRE: ASSURDO NON VOLER RILANCIARE LA PRODUZIONE NAZIONALE

“È assurdo non voler rilanciare la produzione nazionale e inseguire esclusivamente l’approvvigionamento da altri paesi senz’altro più costoso del gas italiano – ha detto a ENERGIA OLTRE Gianni Bessi, consigliere Pd in Emilia Romagna ed esperto del settore -. Proprio perché si tratta di una produzione domestica a ‘Km 0’ ha un prezzo più competitivo del combustibile che si acquista all’estero o del Gnl a parte forse quello proveniente da Zohr, in Egitto, che vedendo impegnata Eni ha un minor costo logistico. Non solo. La logica a cui bisogna pensare è che per ogni kWh che produciamo da fonti rinnovabili, compresi rifiuti WTE e biometano, ne importiamo uno in meno dall’estero. Basta guardare cosa è stato fatto nel Regno Unito e in Danimarca: si sono dati la regola ogni metro cubo di gas prodotto in house deve sostituirne uno di importazione. Stessa cosa per i kilowattora generati dalle rinnovabili”.

IL REGALO ALLA CROAZIA

D’altro canto uno stop alle trivelle, specialmente in Adriatico, rischia di diventare un regalo alla Croazia con cui condividiamo i giacimenti. Zagabria ha infatti già dichiarato che entro il 2024 punta ad aumentare del 20% la produzione di gas. Insomma, un vero e proprio cortocircuito se si pensa che l’Italia sta pensando di sostituire la dipendenza dalla Russia con quella di altri paesi mentre altre nazioni con giacimenti nel proprio sottosuolo – pensiamo a Danimarca e Norvegia – producono da riserve locali.

IN ADRIATICO 50 MLD DI MC DI RISERVE, 50 PIATTAFORME DI COLTIVAZIONE POTREBBERO ESSERE MESSE IN MOTO SUBITO

E qui c’è un cortocircuito evidente. Tra i campi subito pronti a produrre nuovo gas senza ulteriori trivellazioni, ci sarebbero invece,, solo per fare degli esempi, il “Campo Giulia” al largo di Rivazzurra (Rimini), “Benedetta” sempre al largo della Riviera e “Ada” davanti Chioggia, tutti congelati dal Pitesai. Secondo il presidente di Nomisma Davie Tabarelli nel Nord Adriatico ci sarebbero circa 50 miliardi di metri cubi di riserve, si legge sul Resto del Carlino di questa mattina, mentre solo tra Emilia Romagna e Marche sarebbe possibile estrarre subito 3 mld di mc l’anno rimettendo in moto circa 50 piattaforme di coltivazione.

DAL PARLAMENTO EUROPEO STOP A IMPORT GAS, PETROLIO E CARBONE RUSSIA E A NORD STREAM 1 E 2

Intanto il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione di maggioranza su nuove sanzioni alla Russia compreso l’import di energia. Nel testo è prevista un totale e immediato embargo su gas, petrolio e carbone russi e l’abbandono di Nord Stream 1 e 2.

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

Rispettiamo la tua privacy, non ti invieremo SPAM e non passiamo la tua email a Terzi

Torna su