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Cingolani

Come Cingolani dice addio all’energia russa

L’indipendenza energetica da Mosca nelle parole del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e il punto sulla strategia italiana 

Sono giorni caldi sul fronte energetico della guerra ucraina. I ricatti di Mosca sui pagamenti di gas in rubli stanno spaccando ancor più di prima la linea con l’Europa, che dal canto suo ancora ricerca precisi contorni per il suo futuro.

L’Italia guida il gruppo mediterraneo, composto dai paesi maggiormente propensi a dire definitivamente addio al gas russo. Una scelta necessaria che evidenzia le opacità strategiche degli ultimi dieci anni.

LE TRE VIE DELL’INDIPENDENZA ENERGETICA ITALIANA

Sulle colonne di Repubblica, Luca Fraioli ha intervistato il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani. Domandandogli dei cardini per stoppare una volta per tutte la dipendenza dalle forniture moscovite, Cingolani ha parlato di tre piani. “Il primo è aumentare il gas che arriva in Italia attraverso i gasdotti”: Roma ha inanellato una serie di incontri che hanno portato a stingere accordi con l’Algeria, ad esempio. Così come sul gas liquefatto: “grazie agli accordi con Algeria, Angola, Congo, Qatar il gas liquefatto importato aumenterà di 1,5 miliardi di metri cubi quest’anno per arrivare a regime, nella seconda metà del 2024, a 12,7 miliardi di metri cubi”.

In terzo luogo, dice ancora il ministro, “la strategia prevede anche un piano di risparmi. Che riguarda le rinnovabili, la cui crescita è impetuosa è che ci consentiranno di risparmiare 7 miliardi di metri cubi di gas al 2025″. Con questa combo a tre, “raggiungeremo i 29 miliardi di metri cubi nella seconda metà del 2024”.

NO AL SUPERCOMMISSARIO PER LE RINNOVABILI

Intanto, però, la proposta di un supercommissario che acceleri la gestione dei progetti anzitutto a livello autorizzativo sembra tramontare. “È stata una richiesta dei gruppi che installano rinnovabili. Ma non se ne sente l’esigenza”.

QUEL LIMBO TRA RITORNO AL PASSATO E AL FUTURO

Ma tornando alla via italiana si rimane nel solito doppio binario. Quello di breve periodo che vede la necessaria inversione a U sul carbone, sulle centrali e sulle fonti fossili. Un passo indietro obbligato per assicurare la massima serenità per il prossimo inverno. “Stiamo facendo gli stoccaggi per avere le scorte, ma tutto dipenderà da se e quando sarà sospesa la fornitura russa: se fosse sospesa tra un mese il prossimo inverno sarebbe complicato da gestire”, dice Cingolani. Che invece sulle due questioni più continentali del pagamento di gas in rubli e del tetto al prezzo del gas per ferire i guadagni economici di Mosca chiede un approccio europeo unitario.

Nel lungo periodo invece rimangono vivi il Fit for 55, il Pnrr. Gli obiettivi per la transizione green, con la riduzione delle emissioni di CO2 non possono essere abbandonati. Ecco perché breve e lungo periodo continuano a essere distanti, quasi opposti. Per ora non sembrano esserci alternative.

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