Dietro alla presa di posizione c’è la possibile uscita dei produttori energetici da Confindustria, per il momento solo paventata
È ancora una volta il caro-energia a tenere aperto il dibattito – e le polemiche – in Italia. I costi per le imprese sono infatti alle stelle rispetto ai partner europei e non solo, minando la competitività delle merci del nostro paese.
IL GRIDO DI ALLARME DI CONFINDUSTRIA: SERVE UN GESTO PATRIOTTICO DELLE UTILITY ITALIANE
Per questo è arrivato il grido d’allarme – l’ennesimo lanciato da Confindustria – affinché si faccia un “gesto patriottico”: il riferimento di Antonio Gozzi, presidente del gruppo Duferco e di Federacciai, special advisor di Confindustria con delega all’autonomia strategica europea, piano Mattei e competitività, ma soprattutto un rappresentante della categoria degli energivori, è netto: in un’intervista a Repubblica ha chiesto alle utility “che stanno facendo utili strabilianti” di “guardare all’interesse del paese e al dialogo e di farsi carico del tema” dei costi dell’energia.
COSA C’È DIETRO LA PRESA DI POSIZIONE DI GOZZI
Dietro alla presa di posizione c’è la possibile uscita dei produttori energetici da Confindustria, per il momento solo paventata, con “Enel in testa” riporta il quotidiano romano. “Rompere non è nell’interesse di nessuno e le proposte di mediazione ci sono. Ma il punto di equilibrio è la salvaguardia del sistema nazionale, non del profitto delle utility”, ha precisato Gozzi ricordando che il Sistema Paese soffre perché paga “l’energia tre-quattro volte di più che negli Stati Uniti e in Cina, ma anche più di tutti in Europa”.
NEL 2024 IL PREZZO MEDIO ALL’INGROSSO DELL’ELETTRICITÀ È STATO DI 109 EURO AL MWH CONTRO I 78 DELLA GERMANIA E I 58 DELLA FRANCIA
Ma quanto pagano realmente l’energia le imprese italiane? Secondo un’analisi del Centro studi di Unimpresa, basata sui dati del mercato elettrico europeo, il prezzo medio all’ingrosso dell’elettricità in Italia nel 2024 ha raggiunto i 109 euro per megawattora, contro i 78 euro della Germania, i 63 euro della Spagna e i 58 euro della Francia. Tradotti in percentuali l’Italia paga l’energia il 47% in più rispetto a Parigi, il 42% in più rispetto a Madrid e il 28% in più a Berlino.
DAL 2023 AL 2024 AUMENTO DEI COSTI STIMATO NEL 24%
Ma a preoccupare ancora di più è l’aumento dei costi rispetto al 2023 che viene stimato intorno al 24%. Secondo Unimpresa le cause sono da ricercare nell’assenza di una strategia energetica efficace e nella forte dipendenza dal gas che rappresenta il 45% del mix di generazione elettrica, sottoposto per sua natura, alla volatilità dei mercati internazionali.
ANCHE IN ITALIA SI COMINCIANO A REGISTRARE PREZZI A ZERO
Eppur qualcosa si muove se si pensa che il 1° maggio è stata una giornata storica per l’Italia che per la prima volta ha registrato un prezzo zero dell’elettricità (i negativi non sono consentiti nel nostro paese). Ma anche i dati del mese di aprile confermano che la Borsa elettrica, grazie alle rinnovabili, in particolare il fotovoltaico, ha registrato prezzi in media sotto i 60 euro al megawattora tra le 13 e le 15 rispetto a una media sulle 24 ore di poco inferiore ai 100 euro al megawattora.
CATTANEO (ENEL): “GIÀ TAGLIATI I PREZZI, AIUTIAMO TUTTI, NON SOLO GLI ENERGIVORI”
E pensare che appena duue giorni fa, Flavio Cattaneo aveva ricordato gli sforzi fatti da Enel per abbassare i prezzi dell’energia. “Abbiamo ridotto del 40% i prezzi per le Pmi e oltre il 20% per le famiglie, portandoli a 54 euro a MWh, tre euro sotto la media europea”, aveva detto secondo quanto riferito da Nicola Porro. Cattaneo aveva respinto l’idea che si agisca solo per pochi: “I prezzi vanno abbassati per tutte le imprese, non solo per gli energivori. E Confindustria rappresenta tutti gli associati”, aveva sottolineato ricordando implicitamente che anche Enel è uno dei principali associati di Viale dell’Astronomia.
IL TASTO DOLENTE DEL RINNOVO DELLE CONCESSIONI IDROELETTRICHE
Altro tasto dolente è quello del rinnovo delle concessioni idroelettriche. Gozzi va giù duro: “Dall’idroelettrico hanno realizzato guadagni enormi. Si oppongono alle gare dicendo che faranno investimenti. Ma bisogna agire nel rispetto dei vincoli europei e presentare piani industriali precisi. E comunque, se ci saranno le gare, anche noi consumatori parteciperemo, formando consorzi di energivori. Siamo pronti, lo siamo sempre stati”. E nel caso dovessero partecipare anche Fondi di investimento, il presidente di Duferco si sente tranquillo grazie alla vigilanza dell’Antitrust: “Dobbiamo agire secondo logiche di politica industriale, trasferendo ad esempio una quota parte al Gse a un prezzo più contenuto. I progetti ci sono, ma devono essere ascoltati. Se c’è sordità, se il governo si irrita, diventa tutto più difficile”, ha concluso Gozzi citando tra le possibili misure il disaccoppiamento delle rinnovabili dal marginal price, la cessione di una quota delle rinnovabili al Gse, il Gas Release, con la materia prima a un prezzo calmierato a fronte di un aumento della produzione nazionale realizzabile con le nuove trivellazioni in Adriatico.