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Gas

Ecco le due misure con cui l’Ue vuole controbattere alla morsa russa sul gas

L’analisi e i pro e contro del non-paper che sarà discusso il 7 e il 9 settembre a livello Ue per arginare i prezzi del gas 

Sono due i possibili strumenti che l’Unione europea potrebbe mettere in campo per limitare i prezzi del gas all’ingrosso, uno dei quali mirato sulla Russia. È quanto emerge da un documento (un “non-paper”) visionato da Energia Oltre, che sarà discusso nel corso di un seminario tra i rappresentati europei il 7 settembre e nel corso della riunione straordinaria dei ministri dell’energia Ue del 9 settembre.

Il primo “comporterebbe un price cap sul gas importato dalla Russia”, mentre il secondo vedrebbe la creazione di zone tariffarie amministrative per i paesi dell’UE più gravemente colpiti, denominate “zone rosse”.

Il documento afferma che entrambi gli strumenti hanno i loro pro e contro e non si escludono a vicenda. Tuttavia, riconosce che la creazione di zone tariffarie regionali è più difficile da implementare e “richiederebbe notevoli preparativi tecnici e normativi”.

LA SITUAZIONE ATTUALE

Nella situazione attuale, spiega il documento “la Russia mantiene le entrate nonostante la riduzione dei volumi scambiati a causa dell’aumento dei prezzi del gas nell’UE. Riducendo i volumi e influenzando i prezzi (anche creando incertezza), la Russia esercita un potere monopolistico sulla fornitura di gas naturale all’Europa. Allo stesso tempo, il gas via tubo non può essere facilmente dirottato verso Paesi terzi”.

Secondo i dati della piattaforma di trasparenza ENTSO-G e del Centro per la ricerca sull’energia e l’aria pulita (CREA), i flussi russi verso l’Europa sono diminuiti di circa il 40% nel mese di giugno rispetto al mese di maggio, con una perdita di circa 1,5 miliardi di euro di entrate mensili per la Russia. Tuttavia, nel mese di luglio le entrate provenienti dai gasdotti russi sono cresciute del 4% rispetto a giugno, sottolinea il non-paper.

IL PRICE CAP

“L’opzione del price cap per il gas russo comporterebbe l’introduzione di un limite di prezzo per le importazioni di gas russo e garantirebbe la certezza dei prezzi e dei volumi sul mercato (se l’accordo è espresso sia in termini di prezzi che di volumi). L’obiettivo principale sarebbe quello di limitare i ricavi che la Russia ottiene dalla vendita di gas all’Europa. Inoltre, renderebbe meno attraente per la Russia innescare aumenti dei prezzi attraverso interruzioni parziali o manipolazioni del mercato, il che contribuirebbe a limitare la volatilità e l’incertezza sul mercato del gas una volta che il tetto dei prezzi russo sarà stato stabilito”, si legge nel documento.

Le possibili diverse opzioni che possono essere messe in campo, secondo il documento europeo sono quelle di introdurre una legislazione che stabilisca un tetto massimo di prezzo per il gas acquistato dalla Russia (sul modello delle sanzioni) o quello di creare un’unica entità acquirente che negozi con la Russia volumi specifici a prezzi specifici.

“Se da un lato un tetto massimo di prezzo consentirebbe di abbassare il prezzo di importazione del gas russo e di ridurre la capacità della Russia di influenzare i prezzi e la volatilità, dall’altro potrebbe comportare l’attivazione di una clausola di “forza maggiore” sui contratti di fornitura di gas esistenti, aumentando la probabilità di interruzioni delle forniture”, sottolinea il documento secondo il quale a certe condizioni, un tetto massimo di prezzo esterno sulle importazioni russe potrebbe essere una scelta ottimale, alle seguenti condizioni: “L’UE può impegnarsi in modo credibile a rimanere ferma dopo un iniziale rifiuto russo del limite di prezzo. L’UE dovrebbe essere pronta a rinunciare immediatamente al gas russo. L’Europa non dovrebbe considerare il mercato del gas in modo isolato e presumere che la Russia si comporti come un attore economico razionale”.

Insomma, secondo il documento, il price cap dovrebbe essere concepito in modo tale che la Russia si trovi in una situazione peggiore in caso di blocco delle forniture di gas rispetto al rispetto del price cap stesso.

I PRO E I CONTRO DELLA MISURA

Tra i pro e i contro della prima misura il documento segnala da un lato il calo della volatilità dei prezzi, il decremento dei costi per l’import di gas dalla Russia ma anche il rischio di una totale interruzione delle forniture dalla Russia come ritorsione, il fatto che potrebbe colpire in modo diseguale gli Stati membri a seconda della loro esposizione alla Russia e se attuato attraverso un regime di sanzioni, il fatto che richiederebbe l’unanimità. Dal punto di vista di un impatto sulla Russia a favore si registra un minor incentivo alla manipolazione dei prezzi e un calo degli introiti dall’export di gas di mosca ma di contro è possibile una escalation delle tensioni geopolitiche. Infine sui mercati una potenziale maggiore certezza sulle importazioni e sui prezzi del gas russo che consentirebbe di prendere decisioni a più lungo termine e una parziale eliminazione dell’incertezza geopolitica ma dall’altro lato potrebbe comportare l’attivazione di clausole di “forza maggiore” nei contratti.

Il TETTO ALl’IMPORT

Per quanto riguarda l’impatto di un’imposizione legale di un tetto massimo di prezzo sulle importazioni di gas russo sugli attuali contratti con Gazprom “è incerto”, segnala il documento Ue. “Sembra possibile sostenere che una tale modifica legislativa non porrebbe fine agli obblighi contrattuali, ma innescherebbe prima una rinegoziazione dei contratti esistenti alla luce della modifica giuridica da parte dell’UE, dove gli importatori dell’UE potrebbero tentare di invocare la ‘forza maggiore’. Tuttavia, è tutt’altro che chiaro che Gazprom dovrebbe accettare tale cambiamento in base agli attuali contratti e questo è un rischio che dovrebbe essere considerato in qualsiasi decisione”.

A prescindere dalla situazione giuridica, “la misura potrebbe essere utilizzata dalla Russia per giustificare ulteriori interruzioni nell’ambito dei contratti esistenti. Allo stesso tempo, la recente riduzione dei flussi russi ha ridotto il livello di influenza del gas russo sul mercato complessivo dell’UE, con flussi attuali dalla Russia pari a circa un terzo della media storica. La riduzione dei flussi dalla Russia rende più interessante l’opzione di imporre un tetto massimo. Lo strumento avrebbe un impatto più indiretto, se non nullo, sui prezzi del gas, poiché il gas dei gasdotti russi non è sempre il fattore che determina il prezzo nel mercato europeo del gas. Il suo obiettivo principale sarebbe quello di ridurre le entrate russe derivanti dal commercio di gas naturale con l’Europa, aumentando potenzialmente la certezza dei volumi e dei prezzi del gas proveniente dalla Russia, e riducendo l’incertezza e la volatilità legate alla manipolazione del mercato da parte della Russia”.

In termini di impatto sulla sicurezza degli approvvigionamenti, questa misura avrebbe “una rilevanza limitata, dal momento che una completa interruzione delle forniture di gas russo è già una minaccia conclamata”, spiega il documento.

TRA I 5 E I 15 EURO UN POSSIBILE TETTO

Per quanto riguarda il livello del tetto al prezzo del gas “dovrebbe essere fissato a un livello superiore ai costi di produzione russi, in modo da garantire che la Russia non benefici di entrate più elevate. Dato che nel decennio precedente (2010/2020), i prezzi del gas russo si sono assestati tra i 5 e i 35 euro/MWh, qualsiasi tetto superiore a questo livello garantirebbe alla Russia di essere al di sopra dei suoi costi marginali di produzione”.

In ogni caso “potrebbe essere necessario esprimere un prezzo massimo per ottenere il consenso degli Stati membri che ricevono forniture di gas naturale dalla Russia a prezzi più bassi: il gas acquistato dalla Russia via tubo non viene acquistato sui mercati spot, ma in base a contratti a lungo termine in cui il prezzo effettivo potrebbe essere molto inferiore a quello di mercato”.

Naturalmente, “la decisione su quando applicare un eventuale tetto al gas russo è di natura politica, poiché dipende principalmente da quanto l’UE è disposta a rischiare un’ulteriore/piena interruzione (…). L’UE vorrebbe massimizzare i volumi e minimizzare i prezzi. L’idea del price cap sul gas naturale russo sarebbe quella di negoziare non solo il prezzo ma anche un volume fisso di fornitura (semplificando 50 bcm/anno a 50 €/MWh). Il momento scelto dipenderà dalla volontà politica degli Stati membri. L’introduzione del tetto al gas naturale russo potrebbe quindi avvenire in qualsiasi momento e anche adesso”.

ALCUNE RACCOMANDAZIONI

Tra le raccomandazioni del documento si precisa che “potrebbero prendere in considerazione tre interventi politici per aumentare la probabilità che la Russia rispetti un tetto massimo di prezzo sulle importazioni di gas russo, nonostante il rischio che la Russia valorizzi più la razionalità politica che quella economica. a) L’UE dovrebbe bloccare le scelte politiche una volta presa la decisione di imporre un massimale di prezzo sulle importazioni di gas russo, ossia non tirarsi indietro nel caso in cui la Russia minacci di interrompere completamente le forniture di gas all’UE a seguito del massimale di prezzo. b) In presenza di rischi per la sicurezza degli approvvigionamenti derivanti da un’interruzione totale delle forniture di gas russo come ritorsione al massimale di prezzo, l’UE dovrebbe anticipare e mitigare l’impatto di un embargo totale rafforzando la coesione tra gli Stati membri, stimolando la riduzione della domanda e attenuando l’inutile impennata dei prezzi. c) L’UE dovrebbe rendere il price cap un’opzione migliore per i russi rispetto all’embargo: i. Rendendo più doloroso l’embargo per la Russia, minacciando ulteriori sanzioni nel caso in cui la Russia interrompa le forniture di gas all’UE. ii. Rendendo il price cap un’opzione accettabile, garantendo un livello sufficientemente alto per coprire i costi di estrazione russi e un ragionevole margine di profitto”.

I PREZZI AMMINISTRATI A LIVELLO REGIONALE

Sull’applicazione di prezzi amministrativi in una regione maggiormente colpita dall’interruzione dei fornitori russi, il documento sottolinea che “nel distinguere le zone regionali, le regioni europee potrebbero essere etichettate in base alla gravità degli impatti della perturbazione con zone rosse (maggiore esposizione alla perturbazione) e verdi (minore esposizione alla perturbazione). La zona rossa sarebbe costituita dagli Stati membri in cui i prezzi potrebbero aumentare fortemente al di sopra dei prezzi osservati sull’indice TTF a seguito di un’interruzione completa delle forniture di gas russo, fino a raggiungere il livello di emergenza. Il presente documento analizza l’introduzione di un prezzo amministrativo con un tetto massimo in questa zona. Tuttavia, la decisione di applicare il tetto massimo richiederebbe l’accordo di tutti gli Stati membri dell’area. Affinché il sistema abbia una possibilità di funzionare, è necessario che gli Stati membri più grandi della zona rossa ne facciano parte”.

“Il limite di prezzo per le transazioni all’ingrosso nella zona rossa sarebbe dinamico e fissato in riferimento al prezzo TTF – evidenzia il documento -. Data la difficoltà di prevedere i prezzi in un ambiente fortemente volatile, sarebbe difficile stabilire un tetto di prezzo statico. Inoltre, data la necessità di garantire che il gas fluisca dalla zona verde a quella rossa e che i mercati continuino a funzionare con i loro benefici di allocazione in alcune parti d’Europa, i prezzi della zona rossa dovrebbero essere più alti di quelli della zona verde. Il limite massimo dovrebbe essere leggermente superiore al prezzo TTF per garantire che tutto il gas disponibile che il sistema di trasporto può trasportare fluisca effettivamente verso la zona rossa, dove il gas sarà necessario. In questa opzione, il limite massimo sarebbe un prezzo massimo al quale il gas può essere venduto, poiché ci sono molti prezzi applicati (tramite contratti a lungo termine) e altri”.

PRO E CONTRO DELLA MISURA

Tra i Pro e contro rispetto al modello di mercato esistente senza price cap segnalati dal documento Ue si evidenzia da un lato (pro) il fatto che si “permette di condividere il gas disponibile in piena solidarietà (e gli accordi potrebbero potenzialmente facilitare la possibilità di acquisti congiunti)” si “contribuisce a evitare il contagio ai prezzi all’ingrosso dell’elettricità e gli effetti inflazionistici” si “distribuisce l’onere tra gli Stati membri e consente di ottenere un risultato economico migliore a livello europeo”. Di contro risulta “complesso da gestire e impegnativo per garantire che il gas arrivi dove è più necessario. Necessità di istituire un ente che contribuisca all’allocazione del gas. Maggiore complessità con un numero più elevato di Stati membri partecipanti”. C’è la “necessità di garantire una corretta implementazione in tutti gli Stati membri. Richiederebbe la creazione di un sistema di governance completamente nuovo per gli Stati membri partecipanti” e quella di “un pieno coordinamento della riduzione della domanda tra gli Stati membri partecipanti (la piena applicazione delle misure di riduzione della domanda dovrebbe essere una condizione preliminare). Richiederebbe un ordine di merito congiunto per tutti i consumatori, coordinato tra i regolatori, in una situazione di sostanziale incertezza che potrebbe essere politicamente molto divisiva”. Inoltre “a seconda delle zone intra-rosse, potrebbe esserci il rischio che alcuni abitanti della zona verde siano tentati di ‘tenersi il loro gas’ e limitare le esportazioni verso la zona rossa. Una piccola differenza di prezzo all’interno della zona rossa potrebbe non essere un incentivo sufficiente a mantenere le frontiere aperte” e “potrebbe essere necessario combinare lo sviluppo di un (nuovo) sistema di prezzi amministrativi al dettaglio per garantire che i benefici siano trasferiti ai consumatori”. Infine c’è la necessità di chiarire l’impatto sui contratti di fornitura esistenti e la relazione con il regolamento sullo stoccaggio che deve essere ulteriormente sviluppata.

IL DOCUMENTO UE

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