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Economia Circolare

Economia circolare, cosa si è detto alla tavola rotonda di A2A

Il sottosegretario Morassut ha detto che “servono gli impianti”. Per A2A e Assoambiente non servono finanziamenti, ma un quadro regolatorio funzionale

“Gli impianti servono”. La frase, estratta dall’intervento del sottosegretario per il ministero dell’Ambiente Roberto Morassut, condensa una delle questioni sulle quali si è insistito maggiormente durante la tavola rotonda digitale ““Circular Economy: quale strategia per imprese, UE, Governo e Parlamento”, organizzata da A2A.

All’evento, moderato dal giornalista Franco Ferraro, hanno partecipato Simona Bonafè (Partito Democratico), Massimo Salini (Forza Italia);, Alessia Rotta (presidente della Commissione Ambiente della Camera dei deputati), Vannia Gava (Lega), Silvia Fregolent (Italia Viva), Michaela Castelli (presidente di Utilitalia) e Chicco Testa (presidente di Assoambiente).

MORASSUT: NECESSARIA INTERLOCUZIONE CON IL TERRITORIO

Il sottosegretario Morassut ha spiegato che gli impianti servono, ma che serve anche una “grande operazione di interlocuzione con il territorio”. E ha dichiarato che presso il ministero dell’Ambiente verrà istituito un tavolo tecnico con il MiSE, ARERA, gli stakeholder e altri soggetti che “entro diciotto mesi” dovrà fornire “uno schema di movimento” che, conservando l’autonomia delle regioni, possa però permettere di recuperare lo squilibrio impiantistico sul territorio italiano.

Riguardo alla normativa sull’end of waste, Morassut ha detto che va migliorata, “però ha introdotto un punto di riferimento” in un sistema “bloccato” da anni. “Il ministero sta lavorando per far uscire decreti sulle singole situazioni che possono permetterci di fare un passo in avanti sugli obiettivi internazionali in materia di economia circolare”.

PATUANO (A2A): SERVE INTERVENTO AUTORIZZATIVO PER CHIUDERE GAP DEGLI IMPIANTI

La tavola rotonda è stata aperta dal presidente di A2A, Marco Patuano, che ha ricordato la disomogeneità italiana per quanto riguarda la raccolta differenziata, l’impiantistica e la gestione dei materiali di scarto. A regioni molto dotate dal punto di vista impiantistico e gestionale, ha detto Patuano, se ne affiancano altre “dove la distribuzione in discarica è ancora elevata”, e anzi le stesse discariche si vanno esaurendo. Per chiudere questo gap è necessario, secondo Patuano, anche “un grande intervento autorizzativo”. Ma rimane il tema della gestione di ciò che non è riciclabile: secondo Patuano una soluzione – che pur definisce una pratica non buona quanto il riciclo, ma comunque migliore della discarica – è rappresentata dal waste-to-energy.

MAZZONCINI (A2A) E TESTA (ASSOAMBIENTE): I FINANZIAMENTI NON SERVONO

Per Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A, i finanziamenti “non servono” e A2A – ha detto – è pronta ad investire in qualunque impianto che si occupi di economia circolare. Ha sostenuto lo stesso anche Chicco Testa, presidente di Assoambiente, secondo cui “le imprese hanno le risorse per investire” e per colmare il problema del “deficit impiantistico”, ma “hanno bisogno di un clima favorevole e di una regolazione che funzioni”.

LA RICICLABILITÀ PARTE DAL DESIGN DEL PRODOTTO

Patuano ha dichiarato che la riciclabilità inizia dal design del prodotto. La frase è stata ripresa e commentata dall’eurodeputata Simona Bonafè, sostenendo che nel nuovo Action Plan sull’economia circolare della Commissione europea non ci si concentra tanto sul fine vita dei prodotti, quanto soprattutto sulla parte iniziale: “bisogna migliorare l’eco-design dei prodotti dal loro concepimento”, ha detto, in modo che siano più durabili, riparabili e riciclabili.

Bonafè ha sottolineato che l’economia circolare è una parte delle politiche europee sulla decarbonizzazione, ma ha ricordato anche lei l’“evidente gap infrastrutturale” italiano: “serve l’impiantistica, specialmente in relazione alla selezione e al compostaggio dei rifiuti”.

SALINI: L’ITALIA PUÒ SUGGERIRE ESPERIENZE DI PREGIO

Sull’economia circolare l’Italia “è in grado di suggerire esperienze di grandissimo pregio”, ha detto l’eurodeputato Massimiliano Salini, che si è concentrato in particolare sull’acciaio: “in Italia abbiamo costruito esperienze coerenti con i principi della circular economy”, specialmente al nord, “molto prima che l’Europa si ponesse il giusto obiettivo di costruire una strategia”.

SEMPLIFICARE LE PROCEDURE

La deputata Vannia Gava ha parlato del “grosso male” della burocrazia – “ci sono impianti che, per essere autorizzati, richiedono otto anni”, più degli stessi tempi di costruzione – chiedendo una semplificazione delle procedure.

Secondo la deputata Silvia Fregolent, una “vera” semplificazione non ci sarà mai finché ci saranno delle “stratificazioni istituzionali” tra regioni, province e comuni.

Per Alessia Rotta, presidente della Commissione Ambiente della Camera, c’è trasversalità sulla necessità di costruire impianti; serve però che ci sia collaborazione tra governo e regioni.

“Sulla circular economy”, ha detto Rotta, “vogliamo avviare un’indagine consociativa della Commissione Ambiente”.

COSA CHIEDE UTILITALIA

La presidente di Utilitalia, Michaela Castelli, ha chiesto una migliore gestione dell’end of waste, prendendo spunto dall’Europa. Ma anche una pianificazione nazionale sul rifiuto. Ha proposto di rafforzare “le piattaforme, le filiere del riciclo, che ci sono e portano valore. L’Italia ha le competenze”, ma serve chiarire il panorama regolamentare. Oltre a questo, è possibile “cominciare a diffondere buone pratiche: in Italia abbiamo impianti ad alto livello di know how”, oppure favorire l’innovazione e la tecnologia per rendere il servizio migliore e più omogeneo sul territorio.

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