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Emissioni Oro

Cresce l’attenzione per le emissioni dell’oro

Il World Gold Council ha stimato che nel 2018 siano state emesse 32.689 tonnellate di CO2 equivalenti per ogni tonnellata di oro prodotta

Gli investitori stanno facendo pressioni sui produttori di oro affinché riportino i dati sulle emissioni di gas serra con maggiore trasparenza e si impegnino di più per ridurle.

L’impatto climatico dell’estrazione dell’oro è solitamente trascurato, nota Reuters. L’attenzione sul settore è però cresciuta molto negli ultimi mesi, visto l’aumento dei prezzi del metallo – un bene rifugio, in questo periodo di crisi economica causata dalla pandemia – nel 2020.

A QUANTO AMMONTANO LE EMISSIONI DELL’ORO

Reuters scrive che i produttori di oro sono tra i maggiori emettitori di gas serra nell’intero settore minerario, anche se solitamente le critiche e i controlli si focalizzano sui produttori di carbone e di minerale di ferro.

Secondo la società di consulenza Skarn Associates, le emissioni Scope 1 (quelle direttamente legate alle varie attività di produzione) e Scope 2 (quelle “indirette”, legate ad esempio ai consumi energetici) prodotte dall’oro sono maggiori di quelle del rame, del nickel, del minerale di ferro e del carbone metallurgico.

Nel processo di produzione dell’oro, le emissioni maggiori sono prodotte dai camion per il trasporto e dagli alimentatori. L’estrazione è infatti particolarmente dispendiosa dal punto di vista energetico perché i minatori devono frantumare molte rocce per ricavare un’oncia d’oro.

Il World Gold Council ha stimato che nel 2018 il settore abbia emesso 32.689 tonnellate di CO2 equivalenti per ogni tonnellata di oro prodotta: l’aumento rispetto all’anno precedente è stato del 12 per cento. Al momento, non sono disponibili dati sul 2019.

COSA CAMBIERÀ

Secondo gli analisti, i produttori di oro non sono stati finora sottoposti allo stesso controllo di quelli di carbone o ferro perché il metallo viene spesso utilizzato come bene rifugio. Ma questa situazione potrebbe cambiare: non soltanto perché gli investitori sono più sensibili alla crisi climatica, ma anche perché i governi si stanno dotando di norme più severe per il monitoraggio e la riduzione delle emissioni.

Importanti società di estrazione dell’oro hanno comunque annunciato l’intenzione di ridurre le emissioni di gas serra. La canadese Barrick, ad esempio – la seconda società più grande al mondo – ha detto di voler ridurre le proprie emissioni del 10 per cento entro il 2030. La compagnia statunitense Newmont – la più grande del settore – sostiene che ridurrà le emissioni del 30 per cento entro il 2030 e che raggiungerà le zero emissioni nette entro il 2050.

Le società del settore potrebbero utilizzare fonti rinnovabili per generare l’energia necessaria ai processi produttivi, anche se – scrive Reuters – questo comporterebbe un incremento delle spese nel breve termine. Usare fonti rinnovabili permetterebbe però di soddisfare le richieste degli investitori, che chiedono maggiore attenzione alla sostenibilità climatica. Inoltre, sul lungo termine i costi per l’energia nelle miniere andrebbero a ridursi “significativamente”, scrive l’agenzia.

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