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Europa Gas

Perché l’Europa non avrà bisogno del gas di EastMed

La Commissione europea prevede un calo del 20-25% del consumo di gas naturale in Europa già entro il 2030

Charles Ellinas, senior fellow dell’Atlantic Council ed esperto di energia, ha scritto sul quotidiano cipriota Cyprus Mail che le previsioni sul fatto che l’Europa diventerà un mercato per il gas naturale trasportato dal gasdotto EastMed si sono fatte “ancora più fantasiose” negli ultimi mesi.

LA DOMANDA DI GAS IN EUROPA

Il 2020 è stato un anno negativo per i prezzi del gas naturale e del gas naturale liquefatto (GNL), che sono scesi moltissimo a causa della pandemia di COVID-19 e del suo impatto sull’economia globale. Anche se la ripresa “è in arrivo” – sostiene Ellinas –, non sarà comunque “duratura”: l’Unione europea si è impegnata a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e a ridurre le emissioni di gas serra del 55 per cento (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030.

“Con l’accelerazione della transizione energetica, la domanda di gas naturale e di GNL diminuirà”, ha spiegato Ellinas. La Commissione europea prevede infatti un calo del 20-25 per cento del consumo di gas naturale in Europa entro il 2030, e un calo del 75-85 per cento entro il 2050.

Una minore necessità di gas in Europa significherà che solo le forniture più economiche saranno convenienti: ovvero il gas russo trasportato via condotte – innanzitutto – e il GNL. “La conseguenza di questi sviluppi è che i nuovi progetti per il gas dai costi più alti”, come appunto l’EastMed, “faranno fatica a concretizzarsi”.

I FINANZIAMENTI AL GAS

L’impronta di carbonio dell’Europa è bassa rispetto a quella di altri paesi. Ma Bruxelles ha comunque intenzione di distaccarsi dal gas naturale per puntare sulle rinnovabili (che hanno costi sempre inferiori), sullo stoccaggio, sull’idrogeno verde e sulle altre tecnologie per le energie “pulite”. E sta proponendo delle misure per ridurre drasticamente i finanziamenti ai progetti per il gas, incompatibili con i suoi obiettivi climatici: tra i combustibili fossili il gas naturale è il meno inquinante, ma il suo utilizzo causa comunque delle emissioni di anidride carbonica.

Tutto questo – obiettivi più ambiziosi sulle emissioni, minore necessità di gas e tagli ai finanziamenti – si ripercuoterà sulla politica TEN-E (Trans-European Networks for Energy), relativa alle reti transeuropee dell’energia. Le regole del sistema TEN-E, spiega Ellinas, stabiliscono quali progetti energetici trans-frontalieri possano ricevere forme di sostegno economico e regolatorio (come processi autorizzativi più rapidi, ad esempio). Tra i progetti di interesse comune che sono rientrati nel sistema TEN-E c’è anche il gasdotto EastMed.

Le infrastrutture per il petrolio e il gas, però, potrebbero non essere più classificate di interesse comune, e quindi non potrebbero più accedere a tutti i benefici garantiti dal TEN-E. La Commissione dice infatti che più l’Unione europea si avvicina alla neutralità climatica e meno avrà bisogno di gas, che verrà sostituito dalle rinnovabili e dall’idrogeno.

Dopo il 2021 la Banca europea per gli investimenti non sosterrà più i progetti sul petrolio e il gas, e sembra che la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo farà lo stesso.

Inoltre, la riforma (prevista) del sistema per lo scambio delle quote di emissione dovrebbe portare ad un aumento del prezzo del carbonio, facendolo arrivare a 40 euro per tonnellata di CO2 nel 2022. Rendendo così, secondo Ellinas, il gas naturale sconveniente tanto quanto il carbone.

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