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Gazprom

Gazprom: più risorse nel 2018 per sfuggire alla morsa delle sanzioni Usa

Il colosso energetico russo investirà 13,7 miliardi di dollari per rafforzare le rotte di approvvigionamento verso l’Europa e la Cina e conservare quote di mercato. Nel frattempo ha aumentato le forniture alla Serbia a 2 miliardi di metri cubi all’anno ed è pronta a sviluppare con il ramo petrolifero Gazprom Neft progetti petroliferi in Siberia orientale e in Iran

Il colosso energetico russo Gazprom sta indirizzando maggiori risorse per cercare di conservare quote di mercato a livello europeo. A pesare sull’azienda statale russa ci sono soprattutto le sanzioni internazionali varate dagli Stati Uniti dopo la questione della Crimea che mettono a rischio la realizzazione del Nord Stream 2 ma anche il maggior flusso di greggio e gas proveniente dagli Usa determinato dal boom dello shale oil e dello shale gas. Gazprom ha intenzione di spendere una cifra iperbolica, pari a 13,7 miliardi di dollari, per rafforzare le rotte di approvvigionamento verso Europa e Cina nel 2018, quasi il 41% in più rispetto a quest’anno. A ricavare i dati è Bloomberg sulla base dei bilancio approvati in questi giorni dal cda del colosso energetico russo. Il progetto più importante rimane naturalmente il collegamento con la Germania, il Nord Stream 2, sul quale la pianificazione prevedeva l’avvio dei prestiti il prossimo anno prima di essere individuato come potenziale obiettivo dagli Stati Uniti in agosto.

Nordstream 2Gazprom costretta ad autofinanziare la realizzazione del Nord Stream 2

La Russia vede le misure statunitensi contro il Nord Stream 2 come un tentativo di fare spazio alle esportazioni di gas naturale liquefatto in quello che è il suo mercato più redditizio. L’espansione ha diviso l’opinione pubblica europea da un lato preoccupata per i possibili danni delle aziende energetiche continentali ma dall’altro desiderosa di diversificare l’approvvigionamento con fonti differenti da quella di Mosca. Soprattutto Polonia e Ucraina, principali vie di transito per il gas russo, hanno esercitato pressioni contro il progetto da 9,5 miliardi di euro che li aggira attraversando il Mar Baltico. Gazprom si è trovata quindi con la necessità di finanziare con risorse proprie la futura pipeline, almeno per ora, sottolinea a Bloomberg Alexander Kornilov, un analista energetico di Aton LLC. Gazprom e i suoi cinque partner europei, tra cui la tedesca Uniper e l’austriaca OMV, hanno bloccato i prestiti previsti (anche se i termini iniziali riguardanti il finanziamento sono ancora in vigore) per finanziare l’opera a settembre dopo, appunto, le decisioni degli Stati Uniti.

Gazprom, invece, che naturalmente ha il monopolio delle esportazioni sul Nord Stream 2, contribuirà l’anno prossimo con ulteriori 1,52 miliardi di euro per finanziare la sezione sottomarina del collegamento, con l’obiettivo di mantenere in vita il progetto ed avviare i flussi di gas alla fine del 2019 aumentando, al contempo, la spesa per terminare la rete nella parte russa, secondo quanto si legge nel documento visionato da Bloomberg. “È complicato raccogliere fondi prima di aver ottenuto il via libera alla realizzazione del Nord Stream 2”, ha ammesso il portavoce di Gazprom Sergei Kupriyanov sempre a Bloomberg, senza confermare alcun dato o commentare le sanzioni: “In realtà, questo può essere fatto dopo aver terminato il processo di approvazione”. Gazprom, sottolinea ancora il documento, prevede di fornire 20 miliardi di metri cubi di gas alla Germania attraverso il nuovo collegamento nel 2020, tagliando l’attuale transito che passa attraverso i gasdotti costruiti dai sovietici in Ucraina. Le esportazioni annue verso l’Europa sono stimate in circa 188 miliardi di metri cubi entro il 2020, un valore prossimo al livello record atteso quest’anno. Le prospettive sono basate sul portafoglio contrattuale di Gazprom e sugli attuali livelli di fornitura, ha detto Kupriyanov.

Entro al fine del 2019 al via anche le forniture a Cina e Turchianor

Anche le forniture a Cina e Turchia dovrebbero partire entro fine 2019. La spesa per il Turkish Stream supererà i 2,43 miliardi di euro il prossimo anno, in crescita del 72 per cento rispetto a quest’anno, si legge nel bilancio. Secondo il documento, il collegamento dovrebbe pompare quasi 24 miliardi di metri cubi nel 2020. “Power of Siberia” invece avrà bisogno di 218 miliardi di rubli nel 2018, con un aumento del 4 per cento, e dovrebbe trasportare 5 miliardi di metri cubi nel 2020. Gazprom stima comunque un rallentamento degli investimenti dopo il 2020 quando le principali pipelines saranno terminate mentre i dividendi dovrebbero rimanere al livello di quest’anno intorno ai 190 miliardi di rubli.

Gazprom aumenta le forniture alla Serbia per 2 miliardi di metri cubi all’anno

Gazprom, intanto, ha concordato con la società energetica serba Srbijagas un aumento dei volumi di fornitura di gas a partire dal prossimo anno per raggiungere i 2 miliardi di metri cubi rispetto all’attuale quota di 1,5. Belgrado, che dipende quasi interamente dalle importazioni russe di gas, ha superati i limiti massimi previsti e quelli supplementari stabiliti da accordi aggiuntivi, sia lo scorso anno che questo. Nel 2016 il paese ricevette 1,75 miliardi di metri cubi di gas mentre quest’anno ha già superato il livello a metà novembre. La Russia fornisce gas alla Serbia nell’ambito di un accordo firmato nel 2013 e valido fino alla fine del 2021. La regione balcanica soffre di una gassificazione relativamente scarsa, ma con l’avvio di nuove forniture all’Europa sudorientale, attraverso gasdotti provenienti dall’Azerbaigian e nuovi terminali Gnl nella regione, l’intera area dovrebbe diventare un maggiore utilizzatore di gas sia nel settore industriale sia in quello della produzione di energia. La settimana scorsa l’Ue ha stanziato 102 milioni di euro per contribuire alla costruzione di un terminale offshore di Gnl sull’isola croata di Krk, per diversificare gli approvvigionamento “per lo più dominati da un’unica fonte di approvvigionamento”.

Gazprom Neft a colloquio con la cinese ZPEC per progetti petroliferi in Siberia orientale. In Iran mani sui giacimenti di Azar e Changuleh

Nel frattempo, secondo quanto riporta Reuters, il ramo petrolifero del gigante russo, Gazprom Neft sta discutendo con la società di perforazione cinese Zhongman Petroleum and Natural Gas Group Corp (ZPEC) per una partecipazione nei giacimenti petroliferi siberiani di proprietà della Gazprom Neft Chonsk. Il progetto Chonsk consiste in tre giacimenti a circa 100 km dall’oleodotto East Siberia-Pacific Ocean che rappresenta la principale via di esportazione si petrolio russo verso l’Asia. Il progetto richiede tecniche avanzate di perforazione ed estrazione a causa delle permeabilità e porosità dei terreni. Secondo le stime russe, i giacimenti di Chonsk potrebbero contenere oltre 210 milioni di tonnellate di petrolio e 270 miliardi di metri cubi di gas. Gazprom Neft ha effettuato lavori di prospezione e dovrebbe iniziare la produzione dopo il 2020.

In Iran invece la società russa ha presentato un piano di sviluppo per i giacimenti iraniani di Azar e Changuleh. Il programma verrà illustrato a Teheran nelle prossime settimane durante un incontro tra i tecnici di Gazprom Neft e della Nioc, la compagnia nazionale iraniana, secondo quanto riporta il sito ella stessa Nioc. Gazprom Neft intende collaborare con l’azienda iraniana EPC Oil Industries Engineering and Construction Group per sviluppare gli stoccaggi di greggio al confine sud-occidentale con l’Iraq. Le due aziende hanno firmato un memorandum d’intesa nel mese di luglio a San Pietroburgo per unire le forze sulla valutazione del potenziale geologico dei due giacimenti nella provincia di Ilam. Si stima che il campo di Changuleh disponga di oltre 4 miliardi di barili di greggio. L’Iran spera di iniziare la produzione del giacimento ad un ritmo di 15mila barili al giorno e di aumentare la produzione a 65mila barili nell’ambito di un piano di sviluppo quinquennale. La prima fase di produzione da Azar, con una capacità di 15mila barili al giorno, è iniziata invece nel mese di marzo dopo un lungo ritardo. Il campo si stima disponga di 2,5 miliardi di barili di greggio e si prevede il raggiungimento di una produzione di 65 mila barili al giorno una volta completata la seconda fase di sviluppo nel 2018.

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