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Rinnovabili

Il Giappone investirà 10 miliardi nella decarbonizzazione dell’ASEAN

Il Giappone vuole conciliare il percorso di transizione verso le rinnovabili con il proseguimento della crescita economica del gruppo ASEAN

Il Giappone sta lavorando a un’iniziativa per sostenere i dieci membri dell’ASEAN, l’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico, nella riduzione delle emissioni di gas serra e nella decarbonizzazione delle loro società.

TRANSIZIONE ENERGETICA E CRESCITA ECONOMICA

Fonti governative hanno detto al Nikkei Asia che il piano di Tokyo prevede la definizione di una tabella di marcia per la decarbonizzazione e l’istituzione di un meccanismo di prestiti e investimenti pubblico-privati da 10 miliardi di dollari. L’obiettivo è conciliare il percorso di transizione energetica verso le rinnovabili con il proseguimento della crescita economica della regione: un approccio troppo brusco, ad esempio per quanto riguarda la chiusura della capacità a carbone, potrebbe infatti rivelarsi dannoso. Nel Sud-est asiatico la domanda di energia sta aumentando, ma la regione dipende dai combustibili fossili per circa l’80 per cento della sua elettricità. In Giappone la quota del carbone nel mix elettrico è invece del 30 per cento.

GLI OBIETTIVI CLIMATICI DELL’ASEAN

Secondo le fonti, il ministero dell’Economia, del commercio e dell’industria del Giappone vuole raggiungere un accordo con i paesi ASEAN sull’iniziativa attraverso un incontro tra i vari ministri dell’Economia e dell’Energia delle parti coinvolte che si terrà a giugno.

Le economie più sviluppate d’Asia – la Corea del sud e il Giappone stesso – hanno detto di voler raggiungere la neutralità carbonica, azzerando cioè le proprie emissioni nette, entro il 2050. L’ambizione è condivisa dalla Cina, ma al 2060. Al momento però questo impegno è stato preso solo da tre dei dieci paesi dell’ASEAN: Cambogia, Myanmar e Laos. Il Giappone cercherà dunque di convincere ogni membro del gruppo a definire una propria tabella di marcia per la neutralità carbonica: non è chiaro però se il termine ultimo sarà condiviso.

THAILANDIA, VIETNAM E FILIPPINE I PIÙ PROMETTENTI

L’Istituto di ricerca economica per l’ASEAN e l’Asia orientale (ERIA), un’organizzazione internazionale con sede a Giacarta, ha analizzato i requisiti necessari in ogni paese ASEAN per arrivare alle zero emissioni nette entro il 2050, il 2060, il 2070 e il 2080. Quelli più promettenti per quanto riguarda la possibilità di installare capacità solare ed eolica offshore in grandi quantità e a costi ridotti sono la Thailandia, il Vietnam e le Filippine.

FINANZIAMENTI ALLE RINNOVABILI, ALL’AMMONIACA E ALLA CATTURA DELLA CO2

La Banca per la cooperazione internazionale del Giappone (un istituto legato al governo), assieme ad altre banche ed enti investiranno e forniranno prestiti per un totale di 10 miliardi di dollari. I soldi verranno utilizzati per misure di risparmio energetico, per l’installazione di fonti rinnovabili e per il passaggio dal carbone a combustibili meno inquinanti per la generazione termoelettrica, come il gas naturale: gli impianti a carbone emettono circa il doppio dell’anidride carbonica rispetto a quelli a gas.

Saranno destinati fondi anche all’utilizzo dell’ammoniaca come combustibile nelle centrali elettriche assieme al carbone, una tecnica su cui il Giappone sta puntando molto. Tokyo punterà anche all’utilizzo su scala commerciale della tecnologia per la cattura della CO2 il suo stoccaggio sottoterra – già lo scorso novembre si era parlato di un’iniziativa in tal senso, con la partecipazione degli Stati Uniti – e sulla formazione di personale specializzato nelle tecnologie per la decarbonizzazione.

OBIETTIVI GEOPOLITICI?

Il Nikkei Asia nota che lo sforzo del Giappone per sostenere la decarbonizzazione nell’area ASEAN risponde anche ad obiettivi geopolitici, per contenere l’espansione dell’influenza della Cina, che potrebbe fornire alla regione la realizzazione di centrali a carbone e altre infrastrutture energetiche.

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