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Giappone Petrolio

Il Giappone aiuterà le aziende nella cattura del carbonio

Il Giappone teme che le sue aziende petrolifere rinuncino ad investire in progetti di cattura del carbonio. In ballo c’è l’approvvigionamento energetico del paese

Il Giappone sta lavorando ad un piano per fornire sostegno finanziario alle proprie compagnie petrolifere per la realizzazione di progetti sulla cattura e lo stoccaggio del carbonio. Si tratta di tecnologie che consentono appunto di “catturare” l’anidride carbonica emessa durante alcuni processi produttivi e di “stoccarla” sottoterra, evitandone la dispersione nell’atmosfera.

I COSTI

I progetti per la cattura del carbonio su larga scala hanno costi notevoli. Per esempio, il progetto Quest di Shell a Edmonton, in Canada – il primo al mondo su scala commerciale, lanciato nel 2015 –, ha un costo di circa 1,1 miliardi di dollari. Il progetto Longship in Norvegia, invece, dovrebbe arrivare a 3 miliardi.

I TIMORI DEL GIAPPONE

Il timore di Tokyo è che, considerata l’entità della spesa, le aziende petrolifere giapponesi rinuncino ad investire nella decarbonizzazione delle loro attività di ricerca ed estrazione di petrolio e gas naturale. In ballo c’è la sicurezza energetica del paese, povero di risorse e geograficamente svantaggiato per quanto riguarda le possibilità di installazione delle fonti rinnovabili.

Il Giappone si è impegnato a raggiungere la neutralità carbonica al 2050. Di recente il ministro dell’Economia, del commercio e dell’industria ha dichiarato che il paese avrà bisogno di tutte le tecnologie disponibili – le rinnovabili, ma anche l’energia nucleare e la cattura del carbonio – per poter arrivare all’obiettivo dello zero netto in piena sicurezza. Il ministero ha anche elaborato una politica per la prosecuzione degli investimenti in riserve di petrolio e gas naturale all’estero dopo il 2030.

INCENTIVI ALLE AZIENDE PER LA CATTURA DEL CARBONIO

Le aziende petrolifere giapponesi hanno dimensioni molto più ridotte rispetto alle principali compagnie del settore. Tokyo sta pensando di sostenerle perché siano in grado di operare coerentemente al nuovo contesto di basse emissioni, scongiurando così il rischio di un crollo della produzione di idrocarburi e, di conseguenza, di una crisi nelle forniture energetiche.

Per spronare le aziende ad investire in progetti di cattura del carbonio e nello sfruttamento di risorse petrolifere all’estero, il governo dovrebbe offrire loro incentivi di vario tipo, inclusa l’assistenza di istituti finanziari come la JBIC (Japan Bank for International Cooperation).

LE TECNOLOGIE CO2-EOR

Le società petrolifere giapponesi hanno collaborato con aziende straniere allo studio e allo sviluppo di tecnologie per la cattura del carbonio. La commercializzazione di questi sistemi è stata però finora limitata a progetti di CO2-EOR, per l’immissione dell’anidride carbonica nei giacimenti di greggio in modo da favorire il loro recupero.

LO SCHEMA JCM

Tra le misure studiate dal ministero dell’Economia per incentivare gli investimenti nella cattura del carbonio c’è il potenziamento del meccanismo di accreditamento congiunto (joint crediting mechanism, o JCM). Lo schema – istituito dal Giappone per favorire la l’implementazione di tecnologie a basse emissioni di carbonio e la riduzione delle emissioni di gas serra – risale al 2013 e ad oggi è stato esteso ad altri diciassette paesi, principalmente in Asia.

Entro il prossimo anno fiscale due società giapponesi – quella elettrica J-Power e quella ingegneristica JGC – dovrebbero avviare un progetto dimostrativo di cattura del carbonio in Indonesia. Se dovesse concretizzarsi, sarebbe il primo progetto per la cattura del carbonio a rientrare nello schema JCM. Stando alle previsioni, permetterà la cattura e lo stoccaggio di 300mila tonnellate di CO2 all’anno nel giacimento petrolifero indonesiano di Gundih.

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