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Iraq Stati Uniti Iran

L’Iraq cerca un bilanciamento energetico tra Stati Uniti e Iran

L’Iraq cerca di bilanciare le opposte influenze di Stati Uniti e Iran. Vuole ridurre le importazioni energetiche da Teheran e attirare investimenti dall’Arabia Saudita

Il ministro delle Finanze e vice primo ministro iracheno, Ali Allawi, ha detto che l’anno prossimo l’Iraq potrebbe ridurre la dipendenza dalle importazioni di gas ed elettricità dall’Iran. A patto però che Baghdad riesca ad implementare gli accordi energetici con gli Stati Uniti e ad attirare investimenti dall’Arabia Saudita.

Per il momento, tuttavia, Allawi ha ricordato che l’Iraq “non ha altra scelta se non quella di continuare ad attingere” all’Iran.

LA VISITA DI AL-KADHIMI NEGLI STATI UNITI

Due settimane fa il primo ministro iracheno Mustafa al-Kadhimi – in carica dallo scorso maggio – si è recato in visita di stato a Washington. Per l’occasione, cinque compagnie americane – Chevron, Baker Hughes, Honeywell, General Electric e Stellar Energy – hanno firmato degli accordi energetici con il governo di Baghdad dal valore di circa 8 miliardi di dollari.

COSA VOGLIONO GLI STATI UNITI

Ma gli accordi hanno anche un valore geopolitico per l’America: puntano a rafforzare l’indipendenza energetica dell’Iraq dall’Iran. Washington ha tutto l’interesse a favorire questo distacco. L’amministrazione Trump, infatti, porta avanti una strategia di “massima pressione” nei confronti di Teheran, per isolarla sul piano internazionale e per limitarne l’espansione dell’influenza in Medio Oriente.

L’interesse americano si scontra però con il fatto che l’influenza economica e politica dell’Iran sull’Iraq è fortissima, e che Baghdad dipende fortemente dalle importazioni energetiche da Teheran. L’Iraq acquista circa 1,5 miliardi di piedi cubici di gas iraniano al giorno per alimentare le proprie centrali elettriche.

L’IRAQ RICERCA UN EQUILIBRIO

Considerato lo stato delle cose, il governo di al-Kadhimi non può fare altro se non provare a bilanciare le (opposte) pressioni provenienti da Washington e da Teheran, senza rompere i rapporti né con l’una né con l’altra.

In un webinar organizzato dall’Atlantic Council, il ministro delle Finanze Allawi – riferendosi agli accordi energetici firmati con le compagnie americane – ha infatti ricordato che “è improbabile che riusciremo a trovare a breve un sostituto [all’Iran, ndr], ma può essere fatto uno sforzo sul medio termine per collegare la rete elettrica dell’Iraq a quella del Golfo”.

LA COLLABORAZIONE CON GLI STATI DEL GOLFO

Il piano energetico iracheno prevede investimenti americani, ma anche la collaborazione con il Consiglio di cooperazione del Golfo, l’organizzazione che riunisce sei stati del golfo Persico (Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar).

L’Iraq vuole collegare la propria rete elettrica a quella del Consiglio attraverso connessioni con il Kuwait e con l’Arabia Saudita. Baghdad vorrebbe inoltre che Riad investisse – attraverso Aramco – nel progetto Ar Ratawi, che permetterebbe all’Iraq di sfruttare meglio le risorse domestiche di gas naturale per il soddisfacimento della domanda energetica interna.

I LEGAMI CON L’IRAN

Il ministro iracheno del Petrolio Ihsan Ismaael ha annunciato recentemente che l’Iraq smetterà di importare carburante dall’Iran entro il 2025. Ha poi aggiunto che Baghdad ha implementato quasi l’80 per cento di tutti i suoi progetti sul gas, e che questo le permetterà di ridurre le importazioni da Teheran.

L’Iraq non può però permettersi di inimicarsi l’Iran, né può attualmente fare a meno dei legami energetici con il vicino.

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