Dopo il fallimento di Truss, nel nuovo esecutivo di Sunak il cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt ha ceduto al rialzo delle bollette
Ormai il Regno Unito è il Paese delle retromarce. Dei dietrofront. Sul fracking, sulle bollette, sull’economia in generale, sulla partecipazione alla Conferenza sul clima. Il governo di Liz Truss, come noto, è deceduto dopo soli quarantaquattro giorni. E con esso un sistema che in così poco tempo stava già dando evidenti segnali di collasso. Oggi c’è Rishi Sunak, primo premier indiano della storia. Primo premier di colore. Conservatore, ricco di famiglia, carico di responsabilità. E, appunto, pieno di retromarce da sfoggiare settimanalmente.
BYE BYE FRACKING
25 ottobre. A Downing Street arriva Rishi Sunak. Bye bye Liz Truss, la terza Thatcher d’Oltremanica. E addio al fracking. La prima retromarcia è quella sulle estrazioni di gas e petrolio dalle pareti dei pozzi. Un’operazione che provoca la rottura delle rocce mediante getti d’acqua e immissione di sostanze chimiche. Così da “creare una zona permeabile che consenta più facilmente l’afflusso dei materiali liquidi e gassosi”, definisce mamma Treccani.
Bene, entrato Sunak sono uscite le estrazioni da fracking. Ritornando alla decisione del Partito dei Conservatori nel 2019. Moratoria annullata da Truss.
NON VADO ALLA COP, ANZI CI VADO
A fine ottobre, scaldati i motori, ecco un nuovo ripensamento del governo inglese. Con la Conferenza Onu sul clima alle porte, il premier Sunak non lascia passare troppo tempo nel chiarire che no, non sarebbe andato a Sharm El Sheikh.
28 ottobre. “La leadership che abbiamo mostrato sul clima non ha eguali in quasi tutto il mondo. Personalmente sono molto impegnato in questo, e penso che al momento sia giusto che mi concentri anche sulle pressanti sfide interne che abbiamo con l’economia”, disse Sunak.
Passa il weekend e la retromarcia comincia a materializzarsi. 31 ottobre. “Il primo ministro è concentrato su questioni interne urgenti, preparandosi in modo più significativo per la dichiarazione d’autunno, quindi qualsiasi partecipazione alla Cop dipenderà dai progressi nella preparazione di quell’evento fiscale. Il suo focus è sulle questioni interne in questo momento, la decisione la stiamo valutando”. Parola di portavoce di Sunak.
Passa ottobre. 2 novembre. Ecco il cerchio che si chiude. “Non c’è prosperità a lungo termine senza un’azione sul cambiamento climatico. Non c’è sicurezza energetica senza investire nelle rinnovabili. Ecco perché parteciperò a Cop27 la prossima settimana: per portare avanti l’eredità di Glasgow di costruire un futuro sicuro e sostenibile”. Con questo tweet, Rishi Sunak decide di rimangiarsi l’iniziale decisione e andare in Egitto.
JEREMY HUNT ALZA LE BOLLETTE
Nessun reato, per carità. Ma è curioso mettere in fila svariate decisioni e controdecisioni di un governo che fatica a trovare pace. Costretto, soprattutto, a fare i conti con i long effects di una Brexit devastante. Specie per i Conservatives. Specie in questa fase, tra guerra in Ucraina e caro energia.
Le bollette, a proposito. Anche qui registriamo una retromarcia. Inevitabile. Perché se Truss aveva approvato uno schema di sostegno a famiglie e imprese, adesso il nuovo esecutivo tramite il cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt ha detto che il costo di una bolletta energetica domestica media salirà a 3.000 sterline l’anno da aprile 2023. Benché con limite di prezzo al 2024. Nell’idea dell’ex premier, invece, le bollette sarebbe rimaste a 2.500 sterline all’anno. Secondo Cornwall Insights, senza un cap il costo schizzerebbe a 3.738 sterline ogni dodici mesi.
“Questa proposta ha lo scopo di garantire che i contribuenti non sovvenzionino tutto il consumo di energia di quelle famiglie con un uso estremamente elevato”, ha spiegato il governo nel suo documento di bilancio. Fino a marzo del prossimo anno, Downing Street impegnerà 55 miliardi di sterline. Ma dopo il mese di aprile del 2024 servirà una nuova strategia.
LE ALTRE SPESE LONDINESI
Sulle imprese, l’esecutivo guidato da Rishi Sunak ha introdotto una nuova tassa per i settori Oil, Gas e energia. Nei primi due gasi, aumentando il prelievo al 35%, estendendolo al marzo del 2028 e portando il prelievo totale al 756. Nel caso dei settori generatori di energia, il prelievo sarà del 45%.
Verrà applicato dal 1° gennaio ai generatori di energia a basse emissioni di carbonio come l’eolico e il nucleare. Le due misure dovrebbero raccogliere circa 14 miliardi di sterline per l’anno fiscale 2023-24, secondo un documento del tesoro.
Infine, l’efficienza energetica domestica. Su cui il nuovo esecutivo investirà ulteriori risorse economiche per ridurre la domanda del 13%. Il piano Johnson in materia prevedeva il raddoppio dell’Eco, l’Energy Company Obligation, a due miliardi. Ma poi, come Truss, ha fatto retromarcia rispetto alla sua posizione. Non cambiando idea ma direttamente dimettendosi.