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Strategic Petroleum Reserve Usa

La Strategic Petroleum Reserve e i nuovi equilibri degli Usa

Cos’è e come opera la Strategic Petroleum Reserve degli Stati Uniti. L’amministrazione Biden continua il lavoro di indipendenza sul petrolio

Difficile, praticamente impossibile, fidarsi di un soggetto come Vladimir Putin. Se le sue (folli) mosse sono sotto gli occhi di tutti, più sfuggente è trovare una linearità nelle sue dichiarazioni. C’è la guerra di propaganda, certo. E qui anche Zelensky non sta certo seduto in panchina. Ma c’è la questione del gas, del petrolio, dell’energia che rischia di pendere dalle labbra dello Zar.

Ecco perché, se la reazione europea su questo fronte si sta traducendo in sanzioni e ricerca di alternative alle forniture russe, gli Stati Uniti hanno sferrato la carta della Strategic Petroleum Reserve.

IL PROBLEMA DEI PREZZI DEL GAS

Alla base di tutto, c’è un comun denominatore. Qui in Occidente ci stiamo accorgendo del conflitto ucraino soprattutto per i costi energetici. Mosca domina il riscaldamento delle case del vecchio Continente, specie quelle tedesche e italiane. Le incertezze sul continuo dei flussi di gas proseguono di giorno in giorno. Da ultimo, abbiamo a che fare da alcuni giorni con la questione dei rubli.

LE MOSSE EUROPEE CONTRO I RICATTI DI MOSCA

La settimana che ci lasciamo alle spalle ha fatto registrare non poche turbolenze in Unione europea sulla corsa alle alternative di gas. Mercoledì la Germania aveva dichiarato lo stato di pre-allerta come primo livello di precauzione in caso di escalation dalla Russia sulle forniture. A febbraio, Roma aveva adottato la stessa mossa.

Tra giovedì e venerdì, invece si è susseguita un’alternanza contraddittoria dal Cremlino sull’attivazione dei pagamenti in rubli. Ma tutti i maggiori stati europei hanno risposto picche, difendendo i contratti in essere. Intanto, il  ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio si era recato a Baku a conclusione del tour italiano alla ricerca di nuove fonti energetiche extra-russe.

BIDEN E LA STRATEGIC PETROLEUM RESERVE

In America, invece, una delle principali mosse dell’amministrazione Biden ha riguardato la Strategic Petroleum Reserve. Come ricorda Axios, l’inquilino della Casa Bianca sta ordinando il rilascio di una media di 1 milione di barili al giorno per i prossimi sei mesi, che secondo alti funzionari dell’amministrazione “sosterranno le forniture globali”. Lo scopo è mettere all’angolo la Russia.

Ecco il perché dell’arma della riserva. 568 milioni di barili di petrolio greggio in caverne sotterranee di sale lungo la costa del Golfo del Texas e della Louisiana. Da qui, arriverà un massimo di 180 milioni di barili totali.

LA STORIA DELLA SPR

Fu creata in risposta all’embargo petrolifero del 1973-74. Ed era originariamente intesa come strumento di risposta alle emergenze durante una “interruzione economicamente minacciosa delle forniture di petrolio”, dice il Dipartimento dell’Energia.

In quanto a precedenti, dobbiamo risalire a tre date del passato: 1991, 2005 e 2011. La riserva può anche operare via accordi con privati e secondo il Dipartimento occorrono comunque tredici giorni per l’entrata nel mercato del petrolio liberato.

GLI EFFETTI DELLA MISURA ORDINATA DA BIDEN

“Abbasserà un po ‘il prezzo del petrolio e incoraggerà una maggiore domanda”, ha detto al New York Times Scott Sheffield, amministratore delegato di Pioneer Natural Resources, una delle principali compagnie petrolifere del Texas. “Ma è ancora un cerotto su una significativa carenza di offerta”.

Insomma, la differenza tra soluzione tampone e strategia di lungo periodo rimane. In Europa dovremmo saperne qualcosa.

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