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Carburanti

L’Indonesia fatica ad esportare biocarburanti

L’Indonesia ha bisogno della certificazione ISCC per i propri biocarburanti, e dovrà anche distaccarsi dall’olio di palma

La società petrolifera statale indonesiana Pertamina ha offerto due piccoli carichi di biodiesel da olio palma per l’esportazione: uno da 1000 tonnellate per il mese di maggio e uno da 4000-5000 tonnellate per giugno.

MANCANZA DI CERTIFICAZIONE ISCC

L’interesse dei trader è stato tuttavia limitato – come hanno rivelato fonti ad Argus – perché i due carichi non possedevano la certificazione di sostenibilità internazionale e del carbone (ISCC).

In assenza della certificazione ISCC, l’utilizzo del biodiesel non verrebbe ad esempio conteggiato ai fini del raggiungimento degli obblighi di miscelazione in Europa, come previsto dalla direttiva sulle energie rinnovabili. Considerato anche il fatto che l’olio vegetale idrotrattato (HVO) costa più del gasolio convenzionale, non c’erano dei veri incentivi all’acquisto dei carichi di Pertamina.

SCARSO INTERESSE ANCHE IN ASIA

Anche mettendo da parte l’Europa, la mancanza della certificazione ISSC rende il biodiesel indonesiano poco appetibile anche nella stessa Asia, dove pure gli obblighi di miscelazione dei carburanti sono meno rigidi. I potenziali acquirenti in Corea del sud – che alzerà l’obbligo di miscelazione dei biocarburanti al 5 per cento (B5) per il decennio in corso – hanno detto di non essere interessati perché la legge attuale non include l’HVO tra i biocarburanti.

UTILIZZO IN PATRIA?

L’Indonesia allora potrebbe in teoria utilizzare l’HVO di Pertamina in patria, per raggiungere gli obblighi domestici di miscelazione al 30 per cento (B30). Ma si aprirebbero altri problemi, perché il governo di Giacarta sovvenziona l’utilizzo dei biocarburanti imponendo tariffe sulle esportazioni e imposte sull’olio di palma grezzo e sui derivati, che vengono utilizzate per coprire la differenza di prezzo tra i biocarburanti e il diesel tradizionale.

Argus scrive che i costi di produzione dell’HVO sono molto più alti di quelli del biodiesel convenzionale.

I PROBLEMI DELL’OLIO DI PALMA

Per potersi garantire una presenza internazionale, Pertamina ha bisogno della certificazione ISCC, e potrebbe ottenerla il prossimo settembre o comunque entro la fine dell’anno. Il mercato del biocarburante a base di olio di palma si sta tuttavia riducendo, visti i timori per l’insostenibilità di questo prodotto vegetale.

La nuova direttiva europea sulle energie rinnovabili, che gli stati membri dovranno recepire quest’estate, prevede di eliminare gradualmente l’olio di palma dal mix rinnovabile a partire dal 2023, fino a rimuoverlo completamente entro il 2030. Di recente il Belgio ha però fatto sapere che smetterà di utilizzarlo già dall’anno prossimo.

Pertamina potrebbe allora puntare sulla produzione di biocarburante dall’olio da cucina esausto.

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