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Masseria la Rocca, la Consulta dice no a ricorso Regione contro la ricerca idrocarburi di Rockhopper

La Corte Costituzionale ha respinto il ricorso della Regione Basilicata contro la società petrolifera Rockhopper per la ricerca di idrocarburi a Masseria La Rocca

La Corte Costituzionale, con sentenza pubblicata il 29 ottobre, relatore Giuliano Amato, ha respinto il ricorso della Regione Basilicata contro la società petrolifera Rockhopper per la ricerca di idrocarburi a Masseria La Rocca.

La sentenza segue quelle, con lo stesso esito, già bocciate da Tar e Consiglio di Stato. Nel frattempo sono passati 12 anni dalla prima richiesta di ricerca.

A dicembre 2018 la Regione aveva promosso conflitto di attribuzione tra enti, nei confronti dello Stato, in relazione alla sentenza del Consiglio di Stato che aveva confermato la sentenza del Tribunale amministrativo per la Basilicata, annullando la deliberazione della Giunta regionale 29 dicembre 2016, con la quale la Regione ha negato l’intesa per il rilascio di un permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in un’area sita nei Comuni di Potenza e Brindisi di Montagna, convenzionalmente denominata “Masseria La Rocca”, su istanza della società Rockhopper Italia in società con Eni e Total. Siffatta deliberazione, infatti, recherebbe un «rifiuto aprioristico» di tale atto di assenso, privo di motivazione, risolvendosi nel mero richiamo del dissenso espresso dagli enti locali.

Secondo la Regione la sentenza oggetto di censura sarebbe lesiva delle competenze costituzionali della Regione di e del principio di leale collaborazione.

Con la sentenza di oggi la Corte Costituzionale dichiara ammissibile l’intervento in giudizio di Rockhopper Italia Spa;inammissibile il conflitto di attribuzione tra enti, sorto a seguito della sentenza del Consiglio di Stato del 20 settembre 2018, promosso dalla Regione Basilicata.

A novembre 2018 infatti il Consiglio di Stato aveva respinto il ricorso della Regione Basilicata contro la sentenza del Tar che nel 2017 aveva accolto il ricorso della Rockhopper, società che aveva ottenuto l’annullamento della delibera con la quale la Regione aveva espresso il proprio diniego al permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominato ”Masseria La Rocca”, ricadente nei Comuni di Potenza e Brindisi di Montagna e presentato dalle società Eni, Total e Rockhopper. I giudici di Palazzo Spada avevano quindi confermato il verdetto che aveva dato ragione alle compagnie petrolifere. Il Tar, in primo grado, aveva evidenziato come la decisione finale sul permesso di ricerca spettasse alla presidenza del Consiglio dei Ministri e che, in ogni caso, il diniego al permesso di ricerca non doveva essere esplicitato a priori, ma soltanto dopo aver attivato le iniziative volte a superare il dissenso del Comune di Brindisi di Montagna e il Comitato No Triv.

La vicenda nasce nel 2007 quando la Rockhopper presentò una richiesta di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi alla Regione Basilicata. L’istanza si riferiva ad un’area di 13,5 chilometri quadrati a Masseria La Rocca, a Brindisi di Montagna vicino Potenza.

La richiesta prevedeva l’attuazione di un programma dei lavori che contemplava l’esecuzione di studi geologici e geochimici, il rilievo sismico per circa 20 chilometri, l’esecuzione di un rilievo magnotellurico e la perforazione di un sondaggio esplorativo della profondità di circa 7mila metri.

Per ottenere il permesso aveva bisogno che la Regione Basilicata producesse due documenti: un provvedimento di valutazione di impatto ambientale e il protocollo d’intesa con la Regione.

Nel 2009 la Regione fornisce il primo documento. O meglio: con una delibera ritiene non fosse necessaria la valutazione di impatto ambientale per il progetto di ricerca, in quanto si trattava solo di acquisire ed elaborare dati sismici già disponibili. In sostanza non erano previsti pozzi esplorativi, perforazioni o trivellazioni.

La Regione, dunque adottò un provvedimento di non assoggettabilità a VIA per la durata di tre anni. Il tempo che sarebbe stato necessario per sottoscrivere il secondo documento necessario: il protocollo d’intesa per il rilascio del permesso di ricerca.

I tre anni passano e arriviamo al 2012: il procedimento d’intesa non è ancora pronto, e il provvedimento di esclusione VIA sta per scadere.

A quel punto, la società petrolifera richiede la proroga del provvedimento di esclusione VIA, non essendo dipeso dall’azienda il ritardo bensì dalla Regione.
Ma a dicembre 2016 la giunta, condividendo una mozione del Consiglio regionale all’unanimità, con una delibera nega l’intesa per il permesso di ricerca Masseria La Rocca.

Sicché l’azienda ricorre al Tar. Prima del Lazio, che rigetta per incompetenza, poi della Basilicata.

Due anni dopo, a maggio 2018, il Tar, accoglie il ricorso della Rockhopper, titolare del permesso, e annulla il provvedimento della Giunta regionale, rinviando alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la decisione sull’intesa (c.d. potere sostitutivo con procedura semplificata).

Dopodiché la Regione ricorre al Consiglio di Stato. E perde anche questo ricorso. E poi alla Corte Costituzionale, e anche questa oggi da ragione alla Rockhopper. Scrivendo nella sentenza che “Ne deriverebbe l’infondatezza dell’azione promossa dalla Regione Basilicata, mossa da finalità meramente strumentali e dilatorie, confermate dal fatto che la stessa ha impugnato la medesima sentenza dinanzi alle Sezioni unite della Corte di Cassazione, ivi deducendo i medesimi motivi inerenti alla giurisdizione”.

Sembrerebbe quindi finalmente giunto il momento, dopo 12 anni di ritardi amministrativi, cambio di decisioni politiche, ricorsi su ricorsi, e nessuna strategia sul piano energetico e lo sviluppo del Paese, che finalmente potrebbe partire la ricerca per verificare se a Masseria La Rocca vi è del petrolio.

Invece no. Perché come visto la parola è passata al Consiglio dei Ministri con potere sostitutivo. Che a dicembre 2018 ha negato il permesso. E ovviamente la società petrolifera inglese Rockhopper ha fatto ricorso contro quest’altra decisione davanti al Tar del Lazio. Attendiamo. Ancora.

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