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Petrolio

Per Wall Street è il momento delle oil sands

Dopo essere stati messi in ombra per anni dallo shale boom, i produttori di petrolio nelle oil sands del Canada stanno vivendo un buon momento: a dirlo sono Morgan Stanley e Goldman Sachs

Dopo essere stati messi in ombra per anni dallo shale boom negli Stati Uniti, e dopo lo storico crollo del mercato petrolifero di inizio 2020, sembra che i giacimenti canadesi di sabbie bituminose – dalle quali si estrae un greggio pesante, acido e viscoso – stiano ora vivendo un buon momento, riporta Bloomberg.

COSA DICE MORGAN STANLEY

Società di investimento e banche d’affari come Morgan Stanley e Goldman Sachs sostengono che esistano buone ragioni per comprare azioni di compagnie petrolifere canadesi come Suncor Energy, MEG Energy e Canadian Natural Resources, tutte attive nelle oil sands dell’Alberta.

Benny Wong e Adam Gray, entrambi analisti per Morgan Stanley, hanno scritto che i produttori canadesi “stanno emergendo dal declino più forti e con maggiori abilità di generare flussi di cassa liberi” grazie a “strutture di costi migliorate e un’aumentata propensione alla disciplina del capitale”.

GLI ASPETTI POSITIVI

In questo momento il petrolio pesante canadese può contare su una minore concorrenza proveniente dal Messico – che vuole concentrarsi sul mercato interno – e sull’inizio dei lavori di costruzione di alcuni oleodotti, dopo anni di insufficiente capacità di trasporto che ha limitato le potenzialità di esportazione dei produttori dell’Alberta e mantenuto depressi i prezzi del greggio locale.

Sembra inoltre che la recente decisione del governo canadese di restringere il campo di applicazione del Clean Fuel Standard ai soli combustibili fossili liquidi sia stato positivo per il settore delle sabbie bituminose.

In ultimo, la domanda di greggio pesante canadese è sostenuta anche dalla decisione dei paesi dell’OPEC di limitare volontariamente il loro output, che ha ridotto la disponibilità sul mercato di barili di petrolio acido e viscoso.

LE PREVISIONI PER IL 2021

Secondo Goldman Sachs, la domanda di greggio canadese continuerà ad essere “ben sostenuta” anche nel 2021. Le esportazioni di petrolio Maya messicano, ad esempio – simile per caratteristiche a quello dell’Alberta –, dovrebbero diminuire del 70 per cento nei prossimi tre anni.

Stando agli analisti, tutti questi fattori permetteranno di colmare parte del divario di prezzo tra il benchmark petrolifero statunitense e quello dell’Alberta, il Western Canadian Select: tale divario è attualmente di circa 12 dollari al barile, ma l’anno prossimo potrebbe scendere a 5-7 dollari.

SABBIE CONTRO SHALE

Se questo quadro dovesse mantenersi stabile, significherebbe che i produttori nelle oil sands potrebbero garantirsi profitti per diversi anni senza dover fare grossi investimenti. A differenza per esempio dei produttori americani di shale, che a causa del breve ciclo di vita dei pozzi hanno necessità di trivellare continuamente nuovi giacimenti per mantenere costanti i livelli di produzione.

Già adesso, secondo dati di Bloomberg, gli otto maggiori produttori nelle oil sands avrebbero un flusso di cassa libero complessivo di 1,4 miliardi di dollari per il terzo trimestre dell’anno, rispetto a quello di 163,7 milioni delle otto maggiori compagnie americane di shale.

GLI ASPETTI NEGATIVI

Le prospettive per le aziende canadesi non sono però completamente positive. Molte banche e molti investitori hanno infatti rinunciato a finanziare progetti nelle sabbie bituminose a causa degli alti livelli di emissioni inquinanti, poco in linea con il contesto generale di sostenibilità e con gli impegni dei governi per la neutralità carbonica. Gli oleodotti in costruzione, poi, sono ancora soggetti a possibili ritardi per questioni legate ai permessi o all’opposizione sociale.

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