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Auto Elettriche

Fare a meno del cobalto nelle batterie è difficile

Il cobalto è costoso e la sua estrazione pone molti problemi etici. Ma la crescita della domanda di batterie per le auto elettriche non lascia tempo ad alternative

Nel 2021, finora, i prezzi del cobalto sono cresciuti del 40 per cento, trainati dalla domanda dei produttori di veicoli elettrici: il metallo si utilizza infatti nelle batterie, nel catodo.

Aziende automobilistiche come Tesla e Volkswagen hanno detto di voler ridurre il proprio utilizzo di cobalto, per ragioni sia etiche (c’entrano le violazioni dei diritti umani nella Repubblica democratica del Congo, dove si concentrano le miniere) e di costo.

IL PREZZO DEL COBALTO

Il cobalto è infatti il metallo per le batterie più costoso: a marzo i prezzi sono arrivati a circa 21 dollari a libbra, il valore più alto dal gennaio del 2019 (21 dollari). La banca RBC prevede che il cobalto arriverà a 28,5 dollari a libbra nel 2021, per raggiungere i 40 dollari nel 2024. Le alternative a questo metallo sono infatti scarse e – secondo RBC – continueranno ad esserlo.

L’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) ha fatto sapere che nel primo trimestre del 2021 le vendite di auto elettriche nel mondo sono più raddoppiate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Michael Widmer, analista presso Bank of America, ha detto al Financial Times che non c’è stata una risposta reattiva dal lato dell’offerta di materie prime e che prevede pertanto “deficit davvero grandi”. La domanda, a suo dire, è: da dove prenderemo il cobalto? Perché l’aumento dei veicoli elettrici non lascia molto tempo per elaborare delle alternative al metallo.

IL RUOLO DEL CONGO

Più del 60 per cento delle forniture mondiali di cobalto arrivano dalla Repubblica democratica del Congo, dove la produzione è dominata dalle aziende cinesi – che possiedono le miniere più grandi del paese – e dalla società svizzera Glencore, la più importante nel settore.

Ad aprile CATL, il più grande produttore cinese di batterie, ha annunciato che una sua sussidiaria ha acquistato una quota in un progetto di rame e cobalto in Congo non ancora sviluppato, ad un prezzo di 138 milioni di dollari. Come ha scritto il Financial Times, CATL non investirebbe nell’estrazione del cobalto se non prevedesse di averne bisogno in grandi quantità. La Cina è il più grande mercato al mondo per i veicoli elettrici.

Dipendere dal cobalto proveniente dalle miniere in Congo pone però dei problemi etici, viste le accuse di lavoro minorile: le stime dicono che circa il 15 per cento delle forniture congolesi di questo metallo viene estratto a mano, spesso da bambini e giovani. La casa automobilistica BMW, ad esempio, ha detto che si rifornirà solo di cobalto estratto in Australia e in Marocco.

A marzo il governo del Congo ha istituito una nuova entità con l’obiettivo di rafforzare il monitoraggio sul settore ed eliminare le pratiche di lavoro forzato. Come riportato dal Financial Times, il lavoro minorile rappresenta però anche una necessità di sopravvivenza economica per le comunità più povere del paese.

L’ALTERNATIVA LITIO-FERRO-FOSFATO

In Cina le aziende produttrici di batterie stanno puntando su materiali alternativi al cobalto per i catodi, come il litio-ferro-fosfato. Il punto è che rinunciare al cobalto è difficile, vista la richiesta di batterie più potenti, che garantiscono maggiore autonomia di guida.

Le Model 3 di Tesla fabbricate a Shanghai utilizzano principalmente batterie a litio-ferro-fosfato. BYD, un produttore automobilistico cinese, ha detto che tutti i suoi modelli utilizzeranno batterie di questo tipo.

Al momento, però, le batterie al litio-ferro-fosfato valgono appena il 14 per cento delle batterie presenti nel mondo sulle auto elettriche e sui veicoli elettrici leggeri. Nel 2030 la loro quota dovrebbe arrivare al 15-20 per cento, ma il loro utilizzo sarà probabilmente limitato alle auto di dimensioni più piccole.

VOLATILITÀ

Il Financial Times ricorda che i prezzi del cobalto sono volatili. Nel 2018, per esempio, erano arrivati a 45 dollari a libbra prima di crollare a 12 dollari l’anno seguito. Nell’estate del 2019 Glencore – il maggiore produttore di cobalto al mondo e fornitore, tra gli altri, di Tesla – dovette chiudere la miniera di Mutanda, in Congo, per via dei bassi prezzi che rendevano sconvenienti le operazioni.

Secondo Bank of America, i prezzi del cobalto devono essere di almeno 25 dollari per poter consentire alle miniere di operare con profitto.

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