Nel porto romagnolo gli investimenti prospettati per il 2019 vengono per metà bloccati. Per ora sono sospesi fra i 350 e i 400 milioni di euro e si prospettano circa 1.000 i posti di lavoro in meno. Il dl Semplificazioni al giudizio della Corte Costituzionale
No alle ideologie e al dogmatismo che hanno portato a bloccare le concessioni per le trivellazioni in Italia e più pragmatismo in nome dell’occupazione e dell’economia. Non usa mezzi termini il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, parlando durante il Sustainable Economy Forum durante il quale dice, però, di non aver ricevuto rassicurazioni da parte del governo sulle norme che hanno bloccato le esplorazioni offshore.
BOCCIA: GOVERNO VADA AVANTI CON UNA LOGICA PIÙ PRAGMATICA E MENO DOGMATICA
“Sarebbe il caso che il Governo andasse avanti in una logica più pragmatica e meno dogmatica su alcune questioni” ha risposto Boccia a chi gli chiedeva se avesse dialogato sul tema o avesse ricevuto rassicurazioni da parte del premier, Giuseppe Conte, anch’egli presente al Forum, come riportano varie agenzie di stampa. “Qui c’è il presidente” di Confindustria Romagna “Maggioli e siamo in linea – ha sottolineato ancora Boccia -: qui si tratterebbe di affrontare una questione importante – ha argomentato – perché la sostenibilità di un Paese è anche quella economica. Noi non abbiamo fonti energetiche o materie prime. Tra l’altro – ha aggiunto – abbiamo la Croazia a pochi metri che lo fa, noi non lo facciamo. Abbiamo detto almeno di tutelare gli investimenti esistenti per evitare distonie e su questo sarebbe il caso che il Governo andasse avanti in una logica più pragmatica e meno dogmatica su alcune questioni”, ha poi concluso.
BONACCINI: DAL GOVERNO SOLO IL BLOCCA-TRIVELLE, NESSUNA STRATEGIA
Sulla stessa linea anche il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: “Il Governo ha saputo solo decidere una moratoria, un blocco generalizzato e indiscriminato degli investimenti; non una strategia energetica, non un piano di conversione, non una politica industriale; solo il blocco di quel che c’è, come se la transizione si potesse fare senza il gas – ha evidenziato il governatore come riportato da Radiocor -. Ancora ieri l’Ispra certificava come, se la nostra energia elettrica è tra le più pulite in Europa in termini di emissioni, lo si deve al gas, non avendo noi il nucleare. Ma pare che questi dati siano ignoti al legislatore, che preferisce paralizzare gli investimenti in un comparto fortemente innovativo”, ha concluso Bonaccini.
A RAVENNA SI VOLATILIZZANO 1.000 POSTI DI LAVORO, STOP A OPERE PER 400 MILIONI
Dichiarazioni a parte gli effetti dello stop voluto dall’esecutivo gialloverde cominciano a farsi sentire. Come scrive il Corriere Romagna “il blocco delle trivelle presenta un costo salatissimo per Ravenna e per chi cercava lavoro nel comparto oil and gas: gli investimenti prospettati per il 2019 vengono per metà bloccati. Per ora sono sospesi fra i 350 e i 400 milioni di euro sulla provincia romagnola. E sul distretto dell’energia del centro-settentrionale, che fa capo al capoluogo bizantino, sono circa 1.000 i posti di lavoro che si volatilizzano. L’appuntamento che avrebbe chiarito le strategie di Eni per Ravenna all’indomani dell’approvazione nel dl Semplificazioni del blocco delle prospezioni a mare di 18 mesi voluto dal governo gialloverde, era atteso con ansia: il Cane a sei zampe aveva annunciato l’anno scorso ben 2 miliardi di investimenti sulla realtà ravennate, e dopo il provvedimento approvato con la fiducia il 5 febbraio scorso, operatori e lavoratori erano col fiato sospeso per capire quali sarebbero state le ricadute. Circa il 50% degli interventi previsti, in particolare quelli relativi al miglioramento delle perfomances delle piattaforme esistenti, verranno effettuati. Se il lavoro per aumentare la produttività degli impianti esistenti non è inficiato (in particolare il sidetrack e il workover dei pozzi in essere), tutto il resto verrà invece sospeso e con esso i posti di lavoro potenziali”.
DE PASCALE: SI PONGA RIMEDIO CON LO SBLOCCA CANTIERI O IL DECRETO SULLA CRESCITA
Poi l’appello al governo da parte del sindaco ravennate Michele De Pascale: “C’è lo Sblocca cantieri, oppure il decreto sulla Crescita: si ponga rimedio – invoca sempre dalle pagine del Corriere Romagna –. Almeno vengano escluse dal Pitesai (il Piano per la Transizione energetica sostenibile delle aree idonee, che sottende il blocco di 18 mesi, ndr) le attività a mare”.
IL DECRETO SEMPLIFICAZIONI AL GIUDIZIO DELLA CORTE COSTITUZIONALE
In realtà qualcosa si sta muovendo a livello giudiziario. Il decreto semplificazioni, tramutato in legge lo scorso 11 febbraio è finito infatti davanti alla Corte Costituzionale. Come riporta La Stampa di qualche giorno fa “i senatori del Pd Stefano Collina e Daniele Manca, e il deputato di Forza Italia Galeazzo Bignami, hanno presentato due ricorsi separati al massimo tribunale italiano per contestare un ‘conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato’. La maggioranza è accusata di aver commesso un ‘abuso del procedimento legislativo’ per come ha gestito il processo di conversione, inserendo una ‘norma intrusa’ e impedendo ai parlamentari di esercitare le loro prerogative costituzionali”. Questo perché “notano i senatori, l’emendamento è cambiato più volte fino all’ultimo istante” e “lo stesso premier Conte” ha “confermato che la materia era stata definita durante un vertice da lui convocato il 24 gennaio, obbligando i parlamentari alla mera ratifica di decisioni prese fuori dalle aule”.
LE AZIENDE USA SUL PIEDE DI GUERRA: UN GIACIMENTO AVREBBE CONSENTITA QUASI L’AUTOSUFFICIENZA ENERGETICA ALL’ITALIA
Questa iniziativa si aggiunge alla reazione delle decine di aziende energetiche italiane e straniere che si sono viste bloccare le licenze già concesse. “Le compagnie colpite ritengono che il vero obiettivo dell’esecutivo non sia riordinare la materia, ma bloccare tutte le attività di ricerca e sfruttamento degli idrocarburi nel nostro paese – si legge sempre su La Stampa -. Incluso almeno un giacimento che, secondo l’azienda Usa che lo stava sviluppando, potrebbe avvicinare l’Italia all’autosufficienza energetica”.
CASTELLI: NON SI BLOCCA TUTTO MA PRIMA L’AMBIENTE
Una timida apertura, dopo le parole del sottosegretario leghista Giancarlo Giorgietti che non escluso l’idea di una revisione del blocca-trivelle, arrivano dal sottosegretario pentastellato all’Economia Laura Caselli sentita da La Stampa in occasione dell’Omc di Ravenna: “Si potrà tornare a estrarre gas in Italia? ‘La norma non blocca qualunque tipo di operazione, dico che c’è un processo e si verificherà solo che la zona in cui si procede sia quella più idonea. Una cosa nell’interesse e nella tutela del territorio e della stessa attività svolta dalle imprese’”.