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Petrolio

Perché gli Stati Uniti non hanno ancora raggiunto l’indipendenza energetica

Secondo l’analista Julian Lee, parlare di indipendenza energetica non aiuta a capire l’effettiva situazione negli Stati Uniti

Gli Stati Uniti hanno raggiunto l’indipendenza energetica? Secondo Julian Lee, che si occupa di petrolio per Bloomberg, no.

COSA SIGNIFICA INDIPENDENZA ENERGETICA

Il termine “indipendenza energetica”, nel suo senso più ampio, può essere utilizzato per indicare quella situazione in cui un paese produce più energia di quella che consuma. Ed effettivamente è quanto successo negli Stati Uniti nel 2019: il paese ha cioè prodotto più energia primaria – principalmente petrolio, gas naturale e carbone – di quanta ne abbia consumata. È stata la prima volta dal 1957.

NEL 2019 LA PRODUZIONE DI ENERGIA HA SUPERATO IL CONSUMO

Stando ai dati della Energy Information Administration, un’agenzia del governo americano, nel 2019 la produzione di energia negli Stati Uniti ne ha superato il consumo per l’equivalente di 412mila barili di petrolio al giorno. Solo dieci anni prima, i livelli di consumo eccedevano quelli di produzione per l’equivalente di 10 milioni di barili al giorno. Nel 2005 il divario consumo-produzione era di 14,5 milioni di barili.

UN TERMINE FUORVIANTE

È un fatto notevole, ma che comunque non costituisce una prova di indipendenza. Anzi: secondo Lee, utilizzare questo termine non aiuta a comprendere l’effettiva situazione. Gli Stati Uniti non sono un sistema autosufficiente e “chiuso” a tutti gli altri; al contrario, sono legati ai paesi stranieri da una rete di dipendenza reciproca.

ESPORTATORI NETTI DI PETROLIO NEL 2020

Nel 2020, per la prima volta dal 1952, gli Stati Uniti sono diventati dei (piccoli) esportatori netti di petrolio, esportando cioè più barili di quanti ne abbiano importati. Prima dell’impatto della pandemia di coronavirus, però, il paese era ancora un importatore netto di greggio e di prodotti petroliferi, nonostante lo shale boom – lo straordinario aumento della produzione di petrolio e gas grazie alla trivellazione delle rocce di scisto – fosse una realtà già da tempo.

ESPORTATORI, MA NON AUTOSUFFICIENTI

Gli equilibri si sono certamente invertiti e oggi gli Stati Uniti sono più esportatori che importatori di petrolio. Hanno meno necessità di greggio straniero, ma non significa che siano né indipendenti né autosufficienti. Lee fa notare come nel 2020 l’America abbia comunque importato quasi 6 milioni di barili di petrolio al giorno, a fronte di una produzione interna di circa 11,3 milioni barili al giorno.

Le esportazioni americane di prodotti raffinati ammontano invece a circa 5 milioni di barili al giorno, ma il paese ne importa per circa 2 milioni al giorno. La lista dei fornitori potrebbe sorprendere molti: dopo il Canada viene infatti la Russia di Vladimir Putin.

Visto che non si può parlare nemmeno di autosufficienza, tutto il ragionamento sull’indipendenza appare ancora meno sensato.

LA DIPENDENZA DAL MEDIO ORIENTE

È vero che, ad esempio, la sicurezza energetica statunitense non dipende più così tanto dal Medio Oriente, ma ciò che accade nella regione è tutt’altro che irrilevante per il paese. I produttori mediorientali valgono circa un terzo della quantità di petrolio estratta in tutto il mondo: qualsiasi evento in quest’area che abbia un impatto sulle forniture di greggio avrà un effetto sui mercati e sui prezzi del petrolio. Le conseguenze verranno avvertite anche dai produttori e dai consumatori americani.

Finché gli Stati Uniti non riusciranno ad isolarsi da questi effetti, scrive Lee, non saranno mai davvero indipendenti sull’energia.

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