Il gas naturale può aiutare il Sudafrica nella transizione dal carbone alle rinnovabili, svolgendo anche un ruolo di energia-rifugio
L’African Infrastructure Investment Managers (AIIM), un gestore di fondi di investimento legati alle infrastrutture africane, sta valutando l’idea di finanziare progetti sul gas naturale in Sudafrica.
La notizia è importante perché l’AIIM – nato nel 2000 come joint venture tra Macquarie e Old Mutual Alternative Investments – è stato uno dei principali promotori delle fonti rinnovabili nel paese.
IL RUOLO DEL GAS NELLA TRANSIZIONE ALLE RINNOVABILI
Vuyo Ntoi, co-amministratore delegato di AIIM, ha detto che il gas naturale “è un eccellente combustibile di transizione dalla generazione a carbone alle rinnovabili. Il gas svolge quel ruolo e lo svolgerà fino a che lo stoccaggio tramite batterie non sarà competitivo”.
Il gas naturale viene considerato una fonte rilevante nel percorso di azzeramento netto delle emissioni, specialmente nel breve termine. Tra i combustibili fossili è infatti il più pulito e può permettere la sostituzione della capacità a maggiore intensità di CO2, come quella a carbonio. Il gas può inoltre svolgere il ruolo di “energia-rifugio” in combinazione con le rinnovabili, compensandone l’intermittenza e andando a riempire eventuali “buchi” nelle forniture, fino a che non si saranno affermate forme di accumulo diverse (le batterie, l’idrogeno).
IL GAS IN SUDAFRICA
L’AIIM ha intenzione di finanziare le società che parteciperanno prossimamente all’asta organizzata dal governo sudafricano, che mette in palio la possibilità di produrre 3 gigawatt di elettricità dal gas naturale.
Il gas è poco utilizzato in Sudafrica, al contrario del carbone. I cui maggiori consumatori – la società elettrica Eskom e quella petrolchimica Sasol – hanno annunciato di volersi affidare al gas per ridurre le proprie emissioni di gas serra, mantenendo però le loro produzioni di elettricità e di carburanti.
Ai piani di Eskom e Sasol, però, sono contrari i promotori delle rinnovabili, che pensano al contrario che il Sudafrica dovrebbe sfruttare il proprio potenziale solare ed eolico e non investire in infrastrutture per il gas che potrebbero diventare obsolete tra non molti anni.
L’AIIM ha investito circa 9 miliardi di rand (quasi 620 milioni di dollari) in impianti di energia rinnovabile in Sudafrica. Ntoi pensa comunque che il gas naturale sia una tappa necessaria nel percorso di riduzione delle emissioni perché – dice – a differenza delle rinnovabili intermittenti, il gas consente una generazione “dispacciabile”, in grado di rispondere subito a picchi di domanda.
I PROBLEMI ENERGETICI DEL SUDAFRICA
Ntoi ha detto inoltre che il governo sudafricano avrebbe dovrebbe dovuto approfittare dei tanti progetti che hanno partecipato ad un’asta per la fornitura di energia elettrica di emergenza, durante la quale sono stati assegnati contratti per 1845 megawatt. Secondo Ntoi il governo non avrebbe dovuto rifiutare gli altri progetti presentati, che avrebbero garantito forniture per altri 4000-5000 MW che avrebbe alleviato la situazione di carenza energetica e i blackout frequenti.
È dal 2005 che il Sudafrica – l’economia più industrializzata d’Africa – ha gravi problemi di blackout: la causa risiede in Eskom, la società statale che produce circa il 95 per cento dell’elettricità della nazione e che non è in grado di soddisfare la domanda. La società è peraltro gravata da un debito di circa 32 miliardi di dollari.
Nel 2011 il governo sudafricano ha dato inizio ad un programma – descritto da Bloomberg come uno dei meglio riusciti al mondo – per la generazione di energia da fonti rinnovabili che ha portato investimenti per 13,7 miliardi di dollari da un centinaio di produttori. Dal 2014 però le rinnovabili sono in una fase di stallo a causa della preferenza accordata alle centrali nucleari dall’amministrazione dell’ex-presidente Jacob Zuma (in carica fino al 2018).