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Coronavirus

Tempa Rossa ancora ferma

Il progetto Tempa Rossa, portato avanti dal consorzio composto da Total, Shell e Mitsui, avrà ricadute non solo per il territorio lucano ma per tutto il Sud Italia. Eppure l’impianto è ancora bloccato. Il commento di Annarita Digiorgio

Si è tenuto lo scorso sabato a Taranto un importante convegno organizzato da The European House Ambrosetti e Total su Basilicata e Puglia nella strategia di sviluppo del Sud Italia.
Tra gli argomenti trattati lo sviluppo del progetto Tempa Rossa, che proprio nella raffineria Eni di Taranto vede la sede terminale di approdo del greggio che partirà dall’impianto estrattivo di Corleto Perticara. E Total è partner al 50% del progetto insieme a Shell per il 25% e Mitsui per il restante 25%.

Energia Oltre vi aveva già raccontato che l’impianto è bloccato dallo scorso 4 settembre. Alla prima fiammata accesa per la messa in prova, il dipartimento Ambiente ed Energia della Regione Basilicata a causa della “mancata ottemperanza” di alcune prescrizioni ha diffidato la Total dal “mettere in esercizio, anche in forma di prova temporanea, l’impianto di Tempa Rossa”, impedendogli di avviare le attività di estrazione.

Lo stesso atto di diffida è stato notificato al Mise affinché “valuti ogni utile azione di competenza in virtù delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione ministeriale del 24 agosto scorso”. Secondo le autorità locali, il consorzio guidato dalla Total non avrebbe predisposto un adeguato piano di monitoraggio ambientale, che doveva comprendere tra le altre cose anche la distribuzione delle centraline di rilevamento, né un piano di emergenza esterno, così come mancherebbero un quadro della sismicità dell’area e l’aggiornamento delle tecnologie e del trattamento delle emissioni.
A regime l’impianto avrà una capacità produttiva giornaliera di circa 50mila barili di petrolio, 230.000 m³ di gas naturale, 240 tonnellate di Gpl e 80 tonnellate di zolfo.

“Tempa Rossa è il più grande cantiere su terraferma d’Europa, per cui le ricadute non saranno solo per il nostro territorio, ma per tutto il Sud Italia. Il cantiere dà lavoro a 3-400 persone di Corleto (che ha una popolazione di 2.500 persone, ndr), su un totale di poco meno di 3mila occupati. Complessivamente i lucani sono un migliaio, l’altra forza lavoro viene dal centro-sud Italia e anche dall’estero” racconta direttamente il sindaco di Corleto Antonio Massari.

“Stiamo discutendo con la Regione Basilicata, abbiamo avuto già degli incontri, e speriamo di arrivare ad un’intesa quanto prima che ci consenta di superare lo stop a Tempa Rossa comunicatoci ai primi di settembre”- dice nel suo intervento nel convegno di Taranto il futuro ad di Total Italia Carsten Sonne-Schmidt: “Non possiamo fare una previsione di tempi noi però stiamo lavorando per far presto. Se non rimuoviamo lo stop, non possiamo partire con le prove tecniche di esercizio e in seguito con la produzione. Ora siamo fermi”.

L’investimento complessivo è di 3 miliardi e di questi circa 300 milioni saranno investiti a Taranto per costruire due serbatoi di stoccaggio ed allungare il pontile petroli della raffineria il cui traffico di greggio comporterà l’approdo di 90 navi l’anno.

Nel frattempo, a seguito dell’accordo tra Eni, Total e Comune di Taranto sono già in corso gli scavi preliminari alla realizzazione dei due serbatoi per 180mila metri cubi complessivi, lavori che dureranno tre anni, mentre sta per partire l’attività preliminare per l’allungamento del pontile che durerà 2 anni e mezzo.

Ma Tempa Rossa non attenderà che si completino queste opere per far affluire il greggio nella raffineria Eni che potrà già arrivare attraverso l’oleodotto esistente per il trasporto degli idrocarburi estratti dal giacimento Val D’Agri.

Il petrolio che arriverà da Tempa Rossa sostituirà quello che oggi Eni raffina dall’estero, per questo Total preme per il riavvio dei lavori in Basilicata. Che essendo però ora luogo di scontro di campagna elettorale per le elezioni regionali, tende a ritardare permessi per non compromettere l’appoggio dell’elettorato ambientalista e per tenere alta la barriera delle royalties.

Nel frattempo è già scattato l’allarme occupazione. Secondo la Cgil di Potenza su 800 addetti sarebbero già 160 i lavoratori impiegati nella costruzione del Centro olio attraverso varie aziende della filiera Tecnimont ai quali sarebbe scaduto il contratto e quindi in attesa di conoscere il proprio futuro. Altri 400 termineranno a fine ottobre.

Per favorire l’occupazione locale i sindacati hanno stretto con Tecnimont un accordo per garantire la formazione degli operai della Basilicata che operano ai cantieri di Tempa Rossa ma a lavori conclusi anche i quaranta che hanno conseguito la formazione e ai quali è scaduto il contratto sono al momento senza alcuna garanzia per una futura occupazione.

Dall’inizio del cantiere il personale già si sarebbe fortemente ridotto, passando da 2500 lavoratori a un migliaio.

E nel frattempo sono stati anche interrotti i controlli antincendio creando amarezza e controversie nei lavoratori Gsa (gruppo servizi associati sicurezza antincendio) secondo i quali è gravoso arrestare l’operosità professionale e di pubblica sicurezza, nel bel mezzo dell’attività del centro olio.

Mentre a Taranto, ad esempio, il Presidente della Provincia proprio ieri ha annunciato la ristrutturazione del palazzo del Conservatorio Paisiello che sarà realizzabile solo grazie alle royalties di Tempa Rossa, pur non ancora partita.

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