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Trasporto marittimo, accordo vicino su taglio emissioni

Ridurre le emissioni del trasporto marittimo è considerato cruciale per contenere il riscaldamento globale. Ma la decarbonizzazione del settore si è finora rivelata molto complessa

I 172 paesi membri dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di regolare la navigazione sui mari, sarebbero vicini a raggiungere un accordo vincolante sulla riduzione delle emissioni delle navi da carico.

IL CONTENUTO DELL’ACCORDO E I CONTRASTI

L’accordo prevede il dimezzamento delle emissioni del settore del trasporto marittimo entro il 2050, oltre all’istituzione di un nuovo sistema di valutazione che misurerà l’intensità di carbonio delle oltre 50mila navi per il trasporto merci.

Stando alle fonti intervistate e ai documenti visionati da Bloomberg, però, sebbene tutti i membri dell’IMO siano d’accordo sulla necessità di questo sistema, ci sarebbero delle divisioni relative alle modalità di applicazione e al metodo per determinare l’intensità di carbonio delle navi.

LE POSIZIONI DEI VARI PAESI

I paesi europei vorrebbero inoltre che le navi più inquinanti vengano rottamate qualora non si adeguino alle nuove regole entro il 2049.

Per il Giappone e la Cina, tra gli altri, si tratta però di una proposta troppo radicale, visto che – a loro dire – le navi devono già sottostare ad audit energetici e corrono il rischio di incorrere in sanzioni e in altre penalità.

Per i gruppi ambientalisti, invece, nessuna proposta è sufficientemente ambiziosa, neanche quella europea, poiché stabilisce una “data-limite” troppo lontana.

Qualora si raggiungesse un compromesso tra le varie posizioni, le misure verrebbero probabilmente approvato durante il secondo giro di negoziati – dal 16 al 20 novembre – per essere infine approvate dopo sei mesi.

IL PROBLEMA DEL TRASPORTO MARITTIMO

Il trasporto marittimo è davvero responsabile di una grande quantità di gas serra: secondo la Banca mondiale, se il settore fosse un paese, sarebbe il sesto maggiore emettitore di anidride carbonica al mondo, al pari della Germania. Secondo l’IMO, il trasporto via mare emette quasi il 3 per cento dei gas serra totali.

Il problema è dovuto principalmente al fatto che molte navi utilizzano come combustibile una tipologia di petrolio pesante e “acida” (cioè ad alto contenuto di zolfo), nota in gergo come bunker fuel. Quest’anno il settore ha tuttavia adottato nuovi e più stringenti requisiti sulla qualità dei combustibili proprio per contenere le emissioni di zolfo.

Dopo ventitré anni di trattative, nel 2018 l’IMO è riuscita a trovare un accordo per ridurre l’intensità carbonica del trasporto marittimo del 40 per cento (rispetto ai livelli del 2008) entro il 2030, e almeno del 50 per cento entro il 2050.

Ridurre le emissioni del trasporto marittimo è considerato cruciale per mitigare il riscaldamento globale. Ma la decarbonizzazione del settore si è finora rivelata molto complessa per via “della mancanza di opzioni tecnologiche sufficientemente avanzate e economicamente praticabili”, come sostenuto da Alberto Belladonna in un’analisi per l’ISPI.

Utilizzare il gas naturale porterebbe ad un incremento delle emissioni di metano. Un’opzione migliore potrebbe consistere nel passaggio ai biocarburanti o all’idrogeno.

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