Il futuro energetico della Guyana dopo la scoperta di nuovi giacimenti petroliferi. Una svolta? Fatti, numeri e scenari
La Guyana è un piccolo paese dell’America Latina. Confina con Brasile, Suriname e Venezuela ed è una Repubblica Cooperativa. Ma soprattutto è un paese povero, fatto per lo più di foreste. A livello energetico, però, una svolta sembra alle porte e molte media se ne sono accorti.
INVESTIRE A GEORGETOWN
Come scrive Oilprice, non sono poche le compagnie petrolifere che stanno investendo in Guyana, dove si spera si possa avviare un processo di transizione. Questo perché nell’ultimo periodo sono emersi molti giacimenti di petrolio a bassa emissione di carbonio. Per ultimo periodo si intendono gli anni dieci del millennio attuale, quando sono stati scoperti ben 10 miliardi di barili di petrolio e gas.
LE BIG OIL PROTAGONISTE
E allora, chi ne sta approfittando? Oilprice fa sapere che è nato un consorzio tra Exxon Mobil Corp, Hess Corp e CNOOC Ltd che spera di produrre fino a 1 milione di barili al giorno dai blocchi stabroek, Corentyne e Demerara entro il 2030.
I PRIMI PROGRESSI
L’operato di queste società è già in corso. Exxon, per esempio, sta già sviluppando il suo secondo progetto offshore per il blocco di Stabroek. Vale a dire, un’area offshore di 26.800 km2 dove dal 2015 sono state fatte venti scoperte petrolifere. Anche Lisa 2 Unity ha iniziato a produrre greggio a febbraio e si prevede che avrà una produzione di 220.000 barili al giorno entro la fine dell’anno, dice il portale energetico.
LE VOCI
Liam Mallon, presidente di ExxonMobil Upstream Oil and Gas, ha spiegato: “Stiamo collaborando a stretto contatto con il governo e il popolo della Guyana per sviluppare questa risorsa di livello mondiale in modo responsabile, contribuendo a soddisfare le esigenze energetiche mondiali e offrendo un valore aggiunto per tutte le parti interessate a un ritmo record e ben al di sopra della media del settore”. Inoltre, “Con un’esecuzione del progetto senza precedenti, ora abbiamo due impianti di produzione che operano al largo della Guyana”.
GLI EFFETTI NAZIONALI
Senza dubbio, tutto questo panorama genererà effetti economici considerevoli. Sono già 3.500 i lavoratori della Guyana che sostengono le operazioni di Exxon, per capire. Dunque, il settore energetico potrà rinvigorire il mondo del lavoro locale. Ma non solo.
La Guyana sta giocando anche attivamente. Il governo potrebbe costituire una compagnia energetica nazionale, dicono i funzionari. Il vicepresidente Bharrat Jagdeo ha dichiarato: “Abbiamo alcune proposte da parte di alcune persone in questa stanza, di grandi operatori, per lavorare con il governo e utilizzare i blocchi rimanenti”. Ha spiegato: “Andremo a un’asta, nel terzo trimestre di quest’anno, con o senza sismica (indagini) da parte nostra o in alternativa useremo quei blocchi per formare una compagnia petrolifera nazionale”.
Non meno rilevante, in questo senso, è la nascita di un fondo sovrano (SWF), seguendo le orme della Norvegia e degli Emirati Arabi Uniti. E Georgetown sta pianificando di utilizzare i fondi per il suo bilancio nazionale di $ 2,6 miliardi nel 2022. Quest’anno pomperà 975 milioni di dollari di entrate petrolifere nel SWF, scrive Oilprice.
LE PARTNERSHIP
Il Ghana è uno dei paesi partner della Guyana. Per capire quanto possano, i due stati, collaborare nel settore petrolifero si può far riferimento a quanto dice il presidente ghanese Akufo-Addo. “Per garantire la sostenibilità energetica, è fondamentale gestire i benefici socio-economici e ambientali in un mondo in continua evoluzione. Nessun progetto energetico, quindi, non importa quanto alto sia il suo ritorno in valore, vale la pena se gli interessi di alcuni o della maggioranza degli stakeholder non sono adeguatamente rappresentati e rimangono impoveriti e insoddisfatti”.
Domanda: sta nascendo una nuova potenza petrolifera?