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Petrolio Nel Mondo

Ucraina, le potenze rincorrono nuove forniture di petrolio

La crisi ucraina ridefinisce gli equilibri mondiali anche sulle forniture di petrolio. Adesso rinunciare a Mosca non è più un tabu

Quindicesimo giorno di guerra. L’invasione ucraina ordinata da Vladimir Putin il 24 febbraio, dopo mesi di ammasso di truppe lungo i confini, prosegue nei modi più macabri ai danni dei civili. La porzione di mondo anti-zar continua a valutare, di ora in ora, ulteriori mosse di contrasto all’aggressione russa, oltre alle già pesanti sanzioni.

Nel mentre, c’è il fronte energetico. Anche da questo punto di vista le risposte delle potenze occidentali si susseguono rapidamente. C’è la questione petrolifera, quella nucleare, quella del caro energia come conseguenza più diretta sui cittadini, sui consumatori, ma anche sulle aziende.

BORIS JOHNSON CHIEDE AI SAUDITI DI AUMENTARE LE FORNITURE

A Londra, Downing Street, il  premier britannico Boris Johnson ha in previsione di chiedere al governo saudita una mano. Che significa aumentare le forniture di petrolio per il Regno Unito. A svelarlo è il Telegraph, che scrive come questa mossa rientrerebbe nella strategia di
affrancamento del Paese dalle forniture provenienti dalla Russia. Dalle quali i paesi europei fanno fatica a sganciarsi per evidenti motivi di dipendenza, inesistenti nel caso americano.

Nei giorni scorsi il Wall Street Journal ha riferito che Riad avrebbe rifiutato dei colloqui con il
presidente statunitense, Joe Biden, incentrati sul calmieramento del prezzo del petrolio a causa delle relazioni tese fra quest’ultimo e il principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, indicato negli Usa come responsabile della morte del giornalista dissidente saudita
Jamal Khashoggi. Lo riporta l’agenzia Nova, che rivela anche come secondo il quotidiano conservatore inglese, il rapporto tra il “Trump britannico” e il principe saudita sia antecedente ai fatti ucraini.

“Il Regno Unito ha sempre mantenuto un rapporto positivo e costruttivo con l’Arabia Saudita, basato sul dialogo. Sono sicuro che sara’ utile nel contesto attuale”, ha affermato il deputato conservatore, Andrew Murrison, ex ministro per il Medio Oriente, commentando un
possibile nuovo sviluppo nella cooperazione energetica fra Londra e Riad.

ANCHE GLI USA SI APPELLANO ALLE COMPAGNIE PETROLIFERE

Il ministro statunitense all’Energia Jennifer Granholm ha chiesto alle compagnie petrolifere di aumentare la produzione per contenere l’impennata dei prezzi. La crescita del costo dell’energia è tra le conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina, che ha spinto Washington e gli alleati europei a imporre severe sanzioni a Mosca, incluso lo stop statunitense alle importazioni di
petrolio russo annunciato martedì, riporta Reuters.

“Siamo in un’emergenza e dobbiamo aumentare responsabilmente l’offerta a breve termine: possiamo in questo momento stabilizzare il mercato e ridurre al minimo i danni alle famiglie americane”, ha detto Granholm alla conferenza sull’energia CERAWeek a Houston. “In questo momento di crisi, abbiamo bisogno di più rifornimenti”. Come noto, gli Stati Uniti sono un importante produttore di petrolio e gas, sebbene il presidente Joe Biden abbia adottato misure per frenare le trivellazioni in alcune parti del paese per spingere sulla svolta verso  le rinnovabili.

I PREZZI DEL PETROLIO OGGI

I prezzi del carburante sono aumentati ovunque, abbiamo più volte sottolineato. La scorsa settimana, Biden ha annunciato che gli Stati Uniti rilasceranno 30 milioni di barili dalla riserva strategica di petrolio, metà del rilascio di emergenza coordinato dai Paesi dell’Agenzia internazionale per l’energia. Difficile, però, fermare i prezzi del greggio.

Oggi, il listino recita nuovi rialzi. I future sul greggio US West Texas Intermediate, Wti, sono aumentati di 1,64 dollari, o dell’1,51%, a 110,34 dollari al barile, dopo essere stati scambiati in un intervallo di 4 dollari. Il contratto era crollato del 12,5% nella sessione precedente nel più grande calo giornaliero da novembre. A pesare sul mercato è l’incertezza su dove e quando arriverà l’offerta per sostituire il greggio dalla Russia, il secondo esportatore mondiale.

“Quindi suggerire che il mercato petrolifero è confuso sarebbe un eufemismo poiché ci troviamo in una situazione senza precedenti”, ha affermato Stephen Innes, managing partner di SPI Asset Management.

I NUOVI EQUILIBRI MONDIALI SUL PETROLIO

Andrea Rizzi scrive oggi su El Pais di una “guerra che toglie i paria del petrolio dall’angolo”. Quello scatenato da Vladimir Vladimirovic Putin è uno “tsunami geopolitico” che sta ridisegnando i rapporti tra potenze regionali.

Oltre ai continui bilaterali per risolvere, o provare a farlo, la crisi ucraina dal punto di vista militare, stanno sorgendo nuovi rapporti fino a settimane fa impensabili. Per esempio, gli Stati Uniti si stanno riavvicinando a Maduro, allentando le forti sanzioni imposte precedentemente al regime venezuelano. Nel mentre,  proseguono i colloqui di Vienna sull’accordo nucleare con l’Iran. E anche da qui, l’Europa riflette su un compromesso da raggiungere con Teheran.

Inevitabilmente, dunque, gli scenari aperti dall’invasione russa del 24 febbraio sono tanti. Stupirsi, ormai, ha poco senso. Serviva certamente anticipare certe mosse, evitando eccessive dipendenze energetiche da Mosca. Ma ormai è tardi, ciò che si può fare è trovare concreti e quanto più rapidi rimedi.

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